UNIVR Tour… o dell’imbucarsi alla prima visita guidata d’ateneo

Giovedì scorso, per poco più di un’ora, noi univrtellers abbiamo smesso le vesti di guide rodate e affiatate per farci condurre e trasportare a nostra volta alla scoperta del mondo UNIVR. Una vera e propria inversione di ruolo insomma! Ci siamo infatti infiltrati silenziosamente all’interno della prima visita guidata per far conoscere ai futuri studenti i principali luoghi, uffici e servizi del nostro ateneo.

L’orario di partenza era fissato per le 10:45, il punto di ritrovo era il chiostro di San Francesco dove in questo periodo di iscrizioni sono allestiti alcuni stand di accoglienza per le matricole. Qui, infatti, gli interessati potranno ottenere informazioni sull’offerta formativa, sulle modalità di iscrizione e su tutti gli strumenti e le agevolazioni che l’università mette a loro disposizione.

Come un gruppo di turisti desideroso di curiosità, aneddoti e spiegazioni nei confronti di qualcosa che non si conosce, ci siamo affidati alle parole di Daniela Brunelli, direttrice della biblioteca Frinzi, che ci ha subito accolto a braccia aperte.

Dopo pochi minuti siamo stati introdotti nel suo mondo, il cuore pulsante della cultura e del sapere dell’ateneo scaligero: la biblioteca Frinzi, appunto. “Luogo di studio ma anche di incontri, scambi e relazioni”: non potrebbe esserci definizione più azzeccata. Si, perchè la biblioteca, oltre ad offrire un servizio di conservazione, consultazione e prestito di un numero illimitato di materiale cartaceo e digitale, offre anche corsi di formazione sulla ricerca bibliografica, presentazioni di libri frutto della ricerca veronese, mostre d’arte e fotografiche. Una piccola curiosità e motivo d’orgoglio sta nel fatto che la Frinzi è l’unica biblioteca accademica d’Italia ad essere aperta dalle 8 alle 24, anche di domenica (nel mese di agosto gli spazi studio sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8.15 alle 19.45 mentre i servizi al pubblico sono attivi dalle 8.15 alle 13.45). Dall’alto verso il basso, dalla piccionaia all’emeroteca (posta al piano interrato, qualora non ve ne foste accorti) passando per l’ufficio reference, imparerete ben presto che più si scendono le scale più regna il silenzio.

Una volta abbandonata la Frinzi ci siamo raccolti nuovamente nel chiostro. Questa volta ad attenderci e a farci da Cicerone c’erano Sonia Zampieri e Giorgia Rossignoli, due studentesse del nostro ateneo impegnate nelle 150 ore, una forma di collaborazione ad attività connesse ai servizi resi dall’università, retribuita e rivolta a studenti iscritti. E’ iniziato allora il tour (in senso orario, fate attenzione!) lungo il perimetro del chiostro dove sono allineati e incastonati numerosi uffici a partire da quello di Orientamento. L’Ufficio Orientamento, in particolare, gestisce l’Open day, il Servizio di Accoglienza Studenti, le visite guidate alle strutture didattiche, gli incontri di orientamento presso le Scuole Superiori, i seminari sul metodo di studio, le newsletter mensili per studenti delle scuole superiori e studenti iscritti e il progetto Tandem.

Continuando lungo il corridoio abbiamo incontrato l’Ufficio Stranieri e le varie segreterie per le carriere studenti delle differenti aree formative. Entrando poi all’interno del palazzo di lingue e lettere siamo passati da una delle mete obbligatorie se volete entrare nel mondo UNIVR: l’Ufficio Immatricolazioni (aula T.09). Dopo essere scesi nei sotterranei, in visita ai laboratori del centro linguistico d’ateneo (il sempre presente CLA), abbiamo fatto un salto alla mensa e al centro universitario sportivo. Passando poi per il palazzo di Economia, sulla cui via potete trovare anche l’Ufficio Stage, ci siamo recati all’ESU, l’ente regionale per il diritto allo studio universitario e abbiamo ammirato la spendida facciata di Palazzo Giuliari, sede del rettorato. Il viaggio tra i luoghi targati UNIVR si è concluso all’Ufficio Diritto allo Studio che si occupa, tra le altre cose, di rimborso delle tasse e dei contributi e delle borse di studio.

Non disperate se non eravate a conoscenza o non avete potuto partecipare a questa opportunità offerta per voi dal nostro ateneo! Sono infatti in programma altre tre visite guidate: il 28 agosto, il 4 e il 18 settembre. Stesso orario, uguale punto di partenza. In più il servizio di tutorato del dipartimento di Scienze giuridiche ha organizzato due tour nel dipartimento nei giorni 27 agosto e 3 settembre con ritrovo alle 10.30 nell’atrio del palazzo di via Montanari, 9. Non mancate, mi raccomando! 🙂

#univrtellers | Davide

Non v’è mondo fuor di queste mura. Chiediamo la grazia in vista della sessione settembrina

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Vi siete ripresi dalla lunga camminata e dai molti scalini fino al belvedere di San Pietro? Avete bevuto qualcosa di fresco nel bar più bello e piccolo di Verona? Bene, perché oggi ci rincontriamo nello stesso bar e riprendiamo il nostro percorso proprio da dove l’avevamo interrotto lo scorso sabato, con un fugace sguardo sul Duomo, la cattedrale di Santa Maria Matricolare. Suvvia, non storcete il naso appena sentite parlare di chiese! La sessione estiva sarà pure finita (o quasi), ma lo sappiamo tutti che settembre è dietro l’angolo e potreste approfittare di questo tour per chiedere la grazia in vista degli esami. Bando alle ciance. Il duomo, dicevamo. La costruzione del duomo di Verona venne portata a conclusione nell’anno 1187, ma sono stati molti gli interventi che, nel corso dei secoli, ne hanno modificato l’aspetto, fino ad arrivare a quello che potete ammirare oggi. La facciata, ad esempio, risale al Cinquecento, e prima di allora non aveva né il rosone né le bifore laterali. Tra l’altro, se osservate attentamente riuscirete a notare i punti ricostruiti dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, come le parti in cemento armato nella parte più alta. Particolarmente interessante, poi, è l’enorme campanile e le varie leggende che lo accompagnano. La parte più bassa è romanica, quella mediana risale al Cinquecento, mentre la superiore fu costruita solo tra il 1800 e il 1900 ma rimase incompiuta. Infatti, come avrete notato, al campanile manca la cuspide, ovvero la parte superiore. Perché? C’è chi dice che il progetto del campanile prevedesse una cuspide più alta della Torre dei Lamberti, che però, stando alla normativa comunale, non poteva essere superata da nessun edificio. In realtà, è più probabile che i lavori siano stati arrestati per mancanza di fondi. La cuspide doveva essere molto alta e, conseguentemente, i costi per portare i materiali in cima troppo alti. La torre è infatti alta 75 metri e comprende nove enormi campane risalenti al 1931, la maggiore delle quali pesa bel 4566 chilogrammi, tanto che secondo alcune teorie si tratterebbe di uno dei maggiori complessi al mondo a poter essere suonato a concerto. Teorie e leggende a parte, anche il chiostro è molto bello, e il locale reperimento di alcuni mosaici romani ha fatto pensare alla possibile presenza delle terme romane. Ciò tuttavia non è del tutto provato, anche perché si è sempre preferito non scavare troppo sotto al duomo. Vicino al chiostro troverete anche la chiesa di Sant’Elena, molto probabilmente la prima chiesa della città, la più antica. È purtroppo chiusa al pubblico, ma merita anche dall’esterno. Tornando indietro, già che ci siete potreste soffermarvi un po’ nella biblioteca capitolare, la più antica di Verona, che si trova proprio sulla piazza del duomo.

Spero che con questa breve sosta in biblioteca vi siate riposati, perché ora è il momento di fare una bella camminata che probabilmente vi stancherà un po’ e di raggiungere la basilica di San Zeno, una chiesa a sé stante perché nata fuori dalle antiche mura. Si tratta di un monastero e di uno dei capolavori romanici che la nostra penisola offre. Guardando il lato destro della chiesa è possibile notare le varie fasi dell’ampliamento dell’edificio. Le maestranze sono infatti state numerose e probabilmente hanno anche lavorato in concomitanza e ciò, oltre che dall’esterno, si nota anche nella cripta inferiore. Degne di nota sono, ovviamente, la pala del Mantegna e la statua di San Zeno che ride, ma anche il bellissimo portale: uno dei pochissimi esempi di arte bronzea con soggetto civile. Come nel caso del duomo, anche qui vi consiglio di soffermarvi nel bellissimo chiostro.

Tornando verso il centro della città cogliamo al volo l’occasione e passiamo lungo corso Cavour per visitare due chiese “minori” ma molto suggestive. La prima è San Lorenzo Martire, una chiesa medievale che pare risalire al IV secolo. La chiesa fu completamente distrutta dal violento terremoto che nel 1117 cancellò quasi tutte le tracce di arte alto-medievale veronese, lo stesso che distrusse la recinzione esterna dell’Arena, e fu ricostruita agli inizi del XII secolo. La facciata, piuttosto nascosta e visibile soltanto dal Lungadige, è affascinante perché racchiusa tra due torri cilindriche, mentre l’interno, molto stretto, possiede ancora il matroneo. La seconda chiesa che troviamo in zona è Sant’Eufemia. È piuttosto anonima se vista dall’esterno, ma l’interno è molto affascinante a causa delle dimensioni sproporzionate. La chiesa è infatti bassa ma lunghissima e, seppur non in un ottimo stato di conservazione, merita sicuramente di essere visitata.

Proseguendo per Corso Porta Borsari, oltrepassiamo Piazza Erbe e giungiamo alla bella Sant’Anastasia (originariamente San Pietro Martire). Fa parte di un complesso monastico ed è ufficialmente la chiesa dei veronesi, ornata all’interno con stemmi del comune di Verona ad esaltazione della potenza della città. L’impianto è più a soggetto rispetto a San Zeno, che invece è fortemente progressiva. La decorazione esterna è incompiuta ma sicuramente compiuto è il portale gotico. L’interno è invece davvero ricco di affreschi e decorazioni, tra i quali spunta l’affresco del Pisanello.

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Tornando verso la nostra base, la zona universitaria, il nostro viaggio si conclude a San Fermo (qui una piccola chicca). Anche questa chiesa fa parte di un complesso monastico e il chiostro è attualmente la sede della sovrintendenza dei beni culturali di Verona. La chiesa si sviluppa su due livelli e l’elemento più affascinante del livello superiore è sicuramente il soffitto, unico nel suo genere, che riproduce una nave completamente in legno rivoltata. Dentro la chiesa sono anche presenti dei modellini che spiegano come sia possibile sostenere la nave con delle funi. All’interno di San Fermo Maggiore ci sono anche molte decorazioni e cappelle che davvero meritano mezzora del vostro tempo. San Fermo Minore, ovvero il livello inferiore, è una normale cripta, ma la peculiarità è l’assenza di una navata centrale. Ci sono infatti una fila di colonne centrali che spezzano la visione e impediscono la visuale completa della cripta. Si tratta di numerose colonne molto piccole, evidentemente necessarie a sostenere il peso della chiesa superiore.

Bene, per oggi direi che vi ho tediato e fatto camminare abbastanza. Dopo essere usciti da San Fermo, vi lascio sul bellissimo scorcio di Ponte Navi e vi do appuntamento alla prossima puntata! 🙂

 #univrtellers | Davide

Tutti devono andarci, nessuno sa come arrivarci. Cos’è?

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Chiuso il capitolo segreteria, concentriamoci oggi su ciò che per molti studenti, volenti o nolenti, rappresenta il vero Enigma (ebbene sì, con la E maiuscola) dell’università di Verona: dove si trova il Silos di Ponente alias Santa Marta? Tutti sanno della sua esistenza, ma solo i più fortunati sono in grado di raggiungerlo con facilità al primo tentativo! Via Cantarane 24, un semplice indirizzo che se sottovalutato potrebbe rivelarsi essere la causa di molti chilometri e imprecazioni!

Nel corso della vostra carriera universitaria vi capiterà sicuramente di dover affrontare un cambiamento d’aula, improvviso o programmato che sia. Nella migliore delle ipotesi, aprendo con anticipo la bacheca degli avvisi relativi al vostro corso di laurea leggerete: “La lezione del professore X è stata spostata e si terrà nella aula Y del Silos di Ponente”. A quel punto non fatevi prendere dal panico, respirate profondamente e fate mente locale di ciò che avete visto o letto in questo post. Parlo per esperienza personale e di amici. Vi assicuro che trovarsi a girovagare per il quartiere di Veronetta esaminando campanello per campanello, portone per portone, non è il massimo della gioia, soprattutto se la vostra lezione sta per cominciare e avete l’obbligo di frequenza!

Situazione piuttosto ordinaria è anche quella in cui, ormai disperati, avvistate uno studente con un viso familiare perché frequenta la vostra stessa lezione. Felici e sollevati decidete di avvicinarvi per chiedergli informazioni (o per seguirlo di nascosto), ma… scoprite che è nella vostra stessa condizione! Ecco, dunque, svelato il segreto di quelle flotte di pellegrinanti smarriti devoti a Santa Marta. 🙂

Futuri studenti, fate attenzione! Non dimentichiamo che alcuni si sono trovati faccia a faccia con la guardia all’ingresso della stazione della polizia municipale, edificio che, prendete appunti,si trova qualche metro prima!

In qualità di guide, per facilitare i vostri spostamenti vi proponiamo un breve video in cui mostriamo fisicamente il tragitto che vi condurrà al tanto bramato Silos di Ponente. Spero possa esservi d’aiuto!

https://www.youtube.com/watch?v=12fTx7siPjs

#univrtellers | Francesca

Non v’è mondo fuor di queste mura: una passeggiata tra la storia e i vostri pensieri

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Davvero interessante la testimonianza di Paola, non trovate? E voi avete mai fatto un’esperienza del genere?

Ora però è il momento di tornare in quel di Verona per il secondo appuntamento della nostra rubrica settimanale dedicata alla città scaligera. Lo scorso sabato abbiamo parlato delle principali mete turistiche: casa e tomba di Giulietta e Arena. Argomenti magari un po’ scontati per chi vive a Verona, ma andando avanti speriamo di trovare scorci nascosti che possano stimolare la curiosità di tutti.

Oggi il nostro viaggio comincia a Ponte delle Navi. Un ponte che sicuramente conoscete molto bene dal momento che collega la zona universitaria al centro di Verona. L’unico (oltre naturalmente a quello di Castelvecchio) ad essere stato costruito dagli scaligeri, al fine di colmare l’assenza di un collegamento con la parte est della città. Da Ponte Navi, e dal bellissimo scorcio sulla basilica di San Fermo (non mi stanco mai di contemplarla!), ci muoviamo ora verso nord, quindi verso destra se venite dall’università o verso sinistra se invece venite dal centro, e oltrepassiamo Ponte Nuovo. Avete già indovinato la nostra destinazione, vero? Prima di arrivarci lasciate che vi sveli una piccola curiosità. Per coloro di voi che non lo sapessero, tra Ponte Nuovo e il noto Ponte Pietra un tempo c’era un altro ponte: Ponte Postumia. Insieme a Ponte Pietra, era uno dei due ponti romani di Verona e sorgeva proprio nel punto in cui oggi trovate la bellissima basilica di Sant’Anastasia, che ai tempi non era ovviamente ancora stata costruita. Il ponte, esclusivamente pedonale, era in marmo rosa di Verona e aveva un’anima in legno, ma oggi vive solo nella memoria di alcune illustrazioni d’epoca.

Più vivo che mai è invece l’affascinante Ponte Pietra, completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale (come tutti i ponti di Verona) e successivamente ricostruito. Ponte Pietra è il collegamento con la zona più antica della città, la nostra destinazione: colle San Pietro. Ebbene sì, la parte più antica, quindi quella archeologicamente più interessante. La città di Verona nasce infatti proprio sulla collina, punto strategico per il controllo sull’Adige, e solo successivamente si sposta in pianura. Fu proprio in questa zona che vennero ritrovate tracce di insediamenti preromani. Storia a parte, se siete dei fotografi o se semplicemente amate panorami e tramonti non potete fare a meno di visitare questa zona di Verona. La strada per arrivare in cima non è poi neanche troppo lunga e durante il tragitto avrete anche la possibilità di sbirciare dentro al Teatro Romano, che nel periodo estivo ospita splendidi concerti.

Una volta arrivati in cima, oltre al bellissimo panorama che vi consiglio di ammirare sia di giorno che di notte, troverete un imponente edificio. In questo posto, un tempo si ergeva l’antico Castrum romano di cui oggi, purtroppo, pressoché nulla rimane. Alla fine del XIV secolo, infatti, Gian Galeazzo Visconti decise di trasformarlo in un castello, che sarebbe servito come residenza per il comandante militare. Il castello cadde però in rovina a inizio 1800, quando venne quasi completamente distrutto da Napoleone. Di lui oggi rimane soltanto l’altissimo muraglione in pietra nella parte posteriore, tristemente abbandonato ma ancora maestoso. Qualche anno dopo, intorno al 1850, si decise di dare il via alla costruzione di una caserma austriaca e l’edificio che ne risultò è quello che potete ammirare tutt’oggi. L’impronta austriaca è ben riconoscibile dai portali, ma il risultato finale non entusiasmò gli abitanti di Verona, motivo per cui, successivamente, si decise di aggiungere la merlatura. La caserma è attualmente disabitata e i numerosi progetti di recupero sono purtroppo difficili da attuare.

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Location ideale per una serata romantica, ritiro momentaneo per rifugiarsi nei pensieri con l’iPod sparato nelle orecchie, set fotografico d’eccellenza, punto di partenza (o arrivo) per una rilassante corsetta sui colli veronesi. San Pietro può essere tutto questo e molto altro e il pensiero di andarvene vi regalerà qualche sospiro malinconico. Ma niente panico! Prima di reimmergervi nel trambusto cittadino potreste concedervi una piccola deviazione. Tanto per cominciare potreste prendervi un momento di relax lungo le sponde dell’Adige. Proprio sotto a Ponte Pietra c’è infatti un sentiero che costeggia il fiume: il posto ideale per un po’ di sano stream of consciousness. E già che ci siete, se avete un altro quarto d’ora potreste rinfrescarvi dal caldo di questi giorni andando a bere qualcosa di fresco in uno dei bar più belli (e piccoli) di Verona. Continuate a costeggiare esternamente il fiume verso la parte ovest, attraversate il primo ponte che incontrate (Ponte Garibaldi) e raggiungete la piazza del Duomo. Posizionatevi al centro della piazza e, già che ci siete, ammirate la cattedrale. Ci siete? Bene, ora voltatevi, guardatevi intorno e ditemi se notate qualcosa di delizioso. Ma ora basta parlare. «Parole, parole, parole…» 🙂

Ci leggiamo lunedì. Buon fine settimana!

#univrtellers | Davide

#selfiedalmondo, parte 1

 

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Nel post di ieri vi abbiamo parlato del Progetto Erasmus e WorldWide Study. Tuttavia, la presentazione di queste due grandi esperienze formative non poteva considerarsi completa senza la testimonianza di chi le ha vissute in prima persona. Abbiamo quindi contattato Paola, studentessa venticinquenne frequentante il corso di Laurea Magistrale in Lingue per la Comunicazione Turistica e Commerciale, che ha gentilmente accettato di condividere con tutti noi il suo soggiorno all’estero, più in particolare alla Fitchburg State University in Massachusetts, Usa.

Cara Paola, cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi in un paese straniero?

«Mi sono iscritta al corso di Laurea Magistrale mentre già lavoravo e per questo motivo non ho mai potuto frequentare le lezioni. Quando ho saputo del WorldWide Study e dell’opportunità di trascorrere quattro mesi negli Stati Uniti ho presentato immediatamente domanda, senza pensarci un attimo. Cosa mi ha spinto? La voglia di immergermi totalmente in una nuova cultura e di vivere la quotidianità di un altro Paese, molto diverso dal mio. Il desiderio di parlare tutto il giorno tutti i giorni un’altra lingua, e di raggiungere una sensibilità linguistica pari a quella di un madrelingua. Infine, la possibilità di vivere un’esperienza unica con valore sia personale che professionale»

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza WorldWide Study?

«La prima parola è senza dubbio SFIDA! Per quanto potesse sembrare facile e divertente, attraversare l’oceano da sola e andare a vivere in un luogo dove non conoscevo nessuno ed ero lontana da casa, dalle mie abitudini e da tutto ciò che conoscevo, non è stato facile. Ho sfidato molte delle mie piccole paure (tra cui quella della lavatrice!!!) e sono tornata diversa, più forte, più consapevole di me stessa.

La seconda parola è AVVENTURA. Tutto era nuovo e mi sono trovata a fare i conti con la mia intraprendenza: dall’aprire un conto in banca a stipulare un’assicurazione, dal parlare con i docenti e al vivere innumerevoli imprevisti, come perdersi nella metropolitana di New York, vedere un alce che attraversa la strada, spalare un metro di neve per muovere la macchina!

La terza parola è , infine, CAMBIAMENTO. Il WorldWide Study mi ha cambiato la vita e lo ricorderò per sempre. Ogni momento durante e dopo questa esperienza ha avuto e avrà un valore diverso: ho rivisto tutte le mie priorità, a partire dagli amici, la famiglia, la scuola e il lavoro. Ora il mondo mi sembra più piccolo e ho sempre una grandissima voglia di viaggiare, conoscere nuove culture e persone. Ho scoperto che chi viaggia vive davvero due volte»

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

In America ho potuto assaporare la magica esperienza del campus. Sembra quasi di essere in un piccolo villaggio dove devi condividere tutto con i tuoi compagni universitari: la camera, il salotto, la biblioteca, la cucina, la palestra e le feste. È un’occasione straordinaria per conoscere persone e convivere con loro, scoprendo ogni lato della cultura americana.

Il rapporto con i docenti è molto più personale, le classi sono più piccole e puoi davvero interagire con compagni e professori come a scuola. Le lezioni sono più pratiche e meno teoriche, ci sono tre o quattro esami per ogni corso durante il semestre, e c’è quasi sempre un lavoro di gruppo da fare con presentazione alla classe. I club a cui ti puoi iscrivere sono davvero tantissimi, per non parlare degli sport offerti. Ce ne sono un’infinità e tutti sono ammessi: l’importante è partecipare!»

Quali arricchimenti personali porterai con te?

«L’aver conosciuto tante persone fantastiche, l’aver avuto prova che l’integrazione funziona ed esiste: ho conosciuto africani, sudamericani, asiatici, europei e tutti vivevano in perfetta armonia. Porterò a casa, inoltre, l’aver migliorato il mio inglese, l’aver viaggiato e visto alcune tra le più belle città al mondo, senza parlare delle meraviglie della natura. È senza dubbio un’esperienza che non ha prezzo!».

E dalla mini-gallery “Selfie dal mondo” targata #univrtellers ecco qui la nostra Paola in visita alle Cascate del Niagara!

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#univrtellers | Francesca

 

Al di là delle mura: Erasmus e WorldWide Study

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Dopo aver fatto una chiacchierata sui servizi interni all’università, oggi vorrei accompagnarvi in un viaggio che esula dal nostro ateneo, oltrepassando anche quelle mura al di fuori delle quali, secondo William Shakespeare, non vi sarebbe mondo. L’università può infatti essere il trampolino di lancio per tuffarvi in un’esperienza che, stando alle parole di chi l’ha già fatta, ricorderete per sempre come una delle più belle e importanti della vostra vita: l’Erasmus. Molti studenti probabilmente sottovalutano l’opportunità offerta da questi scambi, grazie ai quali l’università ci offre il permesso di trascorrere un periodo di studio più o meno lungo presso un ateneo straniero. Per essere più presici, l’Erasmus gestisce la mobilità all’interno dell’Unione Europea, mentre il WorldWide Study, come suggerisce il nome stesso, supera anche questi confini.

Tuttavia, molti non sembrano essere particolarmente allettati dall’idea. Paura dell’ignoto? Fidanzati da cui è impossibile separarsi? Sì e no. Basta entrare nel chiostro e buttare lì l’argomento per farsene un’idea: la maggior parte degli studenti che rinunciano all’Erasmus portano come motivazione il timore delle varie trafile burocratiche che il trasferimento all’esterno comporta. Altri sembrano invece più preoccupati dall’aspetto finanziario della questione. Ovviamente non si può obiettare su quest’ultimo punto, ma vorrei in ogni caso ricordarvi che le borse di mobilità studentesca messe a disposizione per noi studenti non sono poi così esigue come molti pensano. Parte di questo contributo viene erogato dall’Unione Europea, che garantisce un importo mensile di 230 o 280 euro (in base alla destinazione scelta), mentre l’Università di Verona mette a disposizione un importo che varia di anno in anno. Giusto per darvi un’idea, gli studenti in partenza nell’anno accademico 2014/2015 riceveranno dall’Università 140 euro al mese. A questi si possono poi aggiungere i contributi rivolti agli studenti con condizioni socio-economiche svantaggiate e disabili e un ulteriore importo conferito, di solito alla fine del soggiorno, dal Ministero dell’Università.

Il soggiorno di studio Erasmus dura minimo tre mesi e massimo dodici mesi e la domanda di candidatura scade intorno alla metà di marzo. Il WorldWide prevede invece un soggiorno di un semestre o di un intero anno accademico e la domanda va presentata a febbraio.

Insieme al bando per l’assegnazione delle borse viene anche pubblicato l’elenco delle sedi con cui l’Università ha attivato lo scambio. Affianco a ogni sede troverete indicata la durata della permanenza (che appunto è stabilita a priori, ma volendo può essere prorogata fino a massimo dodici mesi o ridotta, in casi eccezionali, a tre) e la competenza linguistica richiesta (alcune università chiedono un A2, altre sono più esigenti e possono arrivare a chiedere un C1). La parte più complicata arriva probabilmente a questo punto, quando vi ritroverete a spulciare i siti di decine di università alla ricerca dei corsi che più vi interessano. So bene che può essere una procedura lunga e frustrante, ma probabilmente avrete già in mente il paese in cui vorreste andare e in ogni caso vi assicuro che gli sforzi saranno ripagati. E poi avrete comunque la possibilità di indicare una lista di tre università che vi interessano, quindi in questa fase vi è ancora concesso di non avere le idee ben chiare! Una volta consegnata la domanda, corredata di tutti gli allegati richiesti (accertatevi in anticipo di essere a posto con le certificazioni linguistiche e se non lo siete organizzatevi in anticipo per sostenere gli esami del CLA, il Centro Linguistico d’Ateneo di cui parleremo più avanti), sarete sottoposti a un colloquio motivazionale che, come tale, è semplicemente volto a capire perché avete scelto quelle destinazioni piuttosto che altre e a indirizzarvi verso la più adatta in base ai vostri interessi e al vostro percorso. A distanza di poco tempo, l’Università pubblicherà la graduatoria, che viene stilata tenendo conto del numero di esami sostenuti (e quindi dei crediti), della media, dell’esito del colloquio motivazionale e dei posti che le università ospitanti riservano a studenti Erasmus (non vi scoraggiate se vedete solo uno o due posti riservati all’Università che vi interessa: la commissione che stila le graduatorie farà di tutto per venire incontro alle vostre richieste e vedersi assegnare la prima opzione scelta non è affatto impossibile). Graduatoria alla mano, l’Ufficio Relazioni Internazionali si impegnerà a comunicare il vostro nome all’Università ospitante (nomination), mentre a voi spetterà il compito di inviare l’application, e preparatevi in anticipo perché i tempi tra la pubblicazione della graduatoria e la deadline dell’application sono davvero ristretti. Diciamo che, arrivati a questo punto, già dovreste aver deciso più o meno quali esami sostenere e magari aver preso contatti con i professori di Verona per chiedergli se possono essere riconosciuti, perché alcune università estere insieme all’application vi chiederanno subito il learning agreement, ovvero il piano di studi, con la lista dei corsi che avete intenzione di frequentare e i corrispettivi insegnamenti di Verona. Il learning agreement può essere modificato durante il soggiorno e, se compilato diligentemente e con la supervisione del professore incaricato (ogni sede ospitante ha un corrispondente professore di Verona che si occupa di gestire lo scambio e a cui potrete rivolgervi per dubbi o chiarimenti), servirà anche ad evitare la spiacevole situazione di non vedervi riconosciuti gli esami sostenuti al vostro rientro in Italia. Arrivati a questo punto, il più è praticamente fatto. Qualche università potrebbe richiedervi ulteriori test di competenza linguistica o imporre degli ulteriori prerequisiti per l’accesso ai singoli corsi ma, anche in questo caso, sono tutti ostacoli che con un po’ di buona volontà si superano.

Per qualsiasi dubbio (e per la consegna della documentazione) potrete rivolgervi all’ufficio di competenza.

Ufficio Relazioni Internazionali

Via San Zeno in monte, 1

Ricevimento studenti: lunedì – mercoledì – venerdì dalle 10 alle 13

Email: relazioni.internazionali@ateneo.univr.it

Per oggi direi che può bastare. Restate connessi: nei prossimi giorni pubblicheremo esclusive e affascinanti testimonianze di studenti che, proprio in questo momento, stanno vivendo questa avventura! A presto!

#univrtellers | Davide

«Non v’è mondo fuor di queste mura…»

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There is no world without Verona walls,

But purgatory, torture, hell itself.

Hence “banished” is banish’d from the world,

And world’s exile is death…

Finalmente ci siamo. Oggi è sabato e, insieme a Davide, ho deciso di dedicare questo giorno della settimana, e tutti i sabati a seguire, alla città che fa da location al nostro ateneo. Molti di voi avranno già visitato Verona, altri ci staranno leggendo senza averlo mai fatto, altri ancora probabilmente già ci vivono. Qualunque sia il vostro caso, sarebbe bello se questa piccola rubrica settimanale fosse per voi una nuova chiave di lettura della città, un mezzo per trarne nuovi scorci e prospettive, alla scoperta di luoghi nascosti o locali di cui non siete a conoscenza. A tal proposito, mi farebbe davvero piacere poter interagire con voi. Potreste, per esempio, commentare il post inserendo la vostra must see list, con i posti che secondo voi sono assolutamente da vedere. Nel caso foste dei futuri studenti fuori sede, spero che questi interventi possano aiutarvi a farvi un’idea sulla nostra città scaligera, a mio parere una delle più belle d’Italia.

Come vi ho già accennato nella mia presentazione, Verona è uno dei motivi che mi hanno spinto ad iscrivermi a questo ateneo. Non il principale, ovviamente, né tantomeno l’unico, ma diciamo che la scelta è stata fortemente influenzata dalle mie precedenti visite alla città e dai bellissimi ricordi che di quei giorni ancora conservo. Ricordo bene la tristezza che provai nel dovermene andare la prima volta in cui ci sono stata!

La fama mondiale di Verona è in gran parte merito del poeta e drammaturgo William Shakespeare che, pur non avendola mai visitata, decise di ambientare proprio qui quella che sarebbe diventata la sua tragedia più nota, oltre alla storia d’amore forse più famosa al mondo. Il balcone di Giulietta (nel senso architettonico e anatomico del termine!) è, insieme all’Arena, una delle principali mete turistiche per gli oltre tre milioni di persone che ogni anno fanno visita alla città. Lo potete trovare in via Cappello 23, a due passi da Piazza delle Erbe. Sono sicura che non avrete difficoltà ad individuarlo considerata la massa di turisti che ogni giorno blocca il passaggio e che con il tempo imparerete a vincere a colpi di slalom. Sebbene il balcone risalga soltanto agli inizi del Novecento, l’edificio a cui è annesso è realmente appartenuto a una tale famiglia Capuleti (Cappelletti, per l’esattezza). Edificio romanico di impianto duecentesco, la casa di Giulietta mette a vostra disposizione autentiche ceramiche, abiti medievali, affreschi e camini in mattoni. Insomma, tutto quello di cui avete bisogno per calarvi nell’atmosfera shakespeariana. Oggi, tuttavia, il turismo di massa e il suo naturale sfruttamento commerciale hanno reso la casa di Giulietta un posto non particolarmente amato da chi Verona la vive quotidianamente.

Un trattamento diverso è invece riservato alla tomba di Giulietta, location decisamente meno nota e più suggestiva, situata in via del Pontiere 35. Vi posso assicurare che qui non troverete negozi che vendono gadget amorosi (cuori, tazze e lucchetti, per citare alcuni grandi classici), né hotel di lusso per il vostro soggiorno romantico (al massimo potrei suggerirvi un fantastico ristorante messicano a due passi da lì), ma un silenzioso ex convento di frati cappuccini risalente al XIII secolo. La tomba consiste in una fredda e umida cripta sotterranea contenente il sarcofago scoperchiato in marmo rosso. Anche qui non mancano i turisti, ma il silenzio reverenziale e l’affollamento decisamente meno selvaggio rendono l’atmosfera ben più fascinosa ed evocativa.

Ok, come previsto questo post ha preso una piega inevitabilmente romantica, quindi non ci resta che andare fino in fondo. Ci penserà Davide a bilanciare la situazione! La tragedia di Romeo e Giulietta ha ispirato una ventina di adattamenti cinematografici. I più famosi sono il film di Zeffirelli e quello di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio, oltre al più recente Letters to Juliet (con Amanda Seyfried e Vanessa Redgrave), che è stato girato proprio nella bella Verona nell’estate del 2009. Il film, oltre ad essere una piacevole storia d’amore, mostra degli scorci della città e del Lago di Garda davvero mozzafiato. Vi consiglio caldamente di guardarlo. Romeo e Giulietta sono anche stati recenti protagonisti di un adattamento teatrale decisamente più pop che ha debuttato proprio in Arena il 2 ottobre dell’anno scorso: Ama e cambia il mondo. Siete già stati in Arena, vero? E l’avete già vista sia di giorno che durante gli spettacoli? Non potete perdervi nessuna delle due esperienze. Di giorno avrete l’occasione di apprezzare l’anfiteatro in tutta la sua maestosità, ma gli spettacoli, che vista la stagione generalmente cominciano al tramonto e terminano di notte, sono un’emozione che difficilmente vi lascerà indifferenti. Vedere il cielo che diventa via via più scuro mentre l’Arena sotto di esso si accende è uno spettacolo straordinario a cui vorrete assistere di nuovo già il giorno seguente, nonostante le gradinate dell’anfiteatro non siano il massimo del comfort! Se non avete mai provato questa esperienza ma un po’ vi ho incuriosito, potreste approfittare degli sconti che l’università mette a disposizione per studenti e personale durante la stagione lirica. Date un’occhiata a questo articolo dell’Univr Magazine (il giornale di ateneo di cui avrò l’occasione di parlarvi nei prossimi post) e troverete tutte le informazioni necessarie per avere il vostro biglietto a soli 10 euro. Fidatevi: ne vale davvero la pena.

Ok credo che per oggi possa bastare. Appuntamento allora al prossimo sabato con un altro post dedicato a Verona. Buon weekend!

#univrtellers | Francesca

Davide, i mondiali e Obi-Wan Kenobi

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Divano, pop corn e televisione accesa. Ovviamente sintonizzata sulle semifinali del mondiale di calcio, che quest’anno, come sapete molto bene, si tiene in Brasile, terra d’adozione del calcio toda joia toda beleza. Purtroppo l’avventura azzurra non è andata come si poteva sperare, ma anche le altre partite del mondiale hanno il loro fascino. Serata perfetta, insomma, e ieri sera è andata proprio così. Non rispecchierà proprio la vita di uno studente modello, ma non riesco a resistere alla tentazione delle interviste pre-partita e dei commenti in studio, nemmeno nei giorni più infuocati e disseminati di esami all’università. Prima il piacere e poi il dovere! Questo è il motto che si è insinuato nella mia testa e che sono sicuro mi accompagnerà fino alla tanto attesa finale. Continua –>

#univrtellers | Davide

Francesca, Virgilio e il maestro Yoda

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“Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno

che tu mi segui, e io sarò tua guida,

e trarrotti di qui per loco etterno…”

Tranquilli, non vi spaventate! Non ho nessuna intenzione di sottoporvi a una soporifera lezione di letteratura italiana nel bel mezzo della pausa estiva. Proprio ieri, però, mentre stavo parafrasando il primo canto dell’Inferno dantesco in vista del prossimo esame (ebbene sì, lo studente universitario studia anche a luglio!), ho realizzato la fortuna del nostro poeta fiorentino nell’aver avuto al suo fianco, durante il celebre viaggio, una guida esperta. Continua –> 

#univrtellers | Francesca