Lettere da Cambridge

Cari Davide e Francesca,

Stamattina mi sono svegliato prima del previsto e appena ho aperto gli occhi una canzone mi è scoppiata in testa. Non mi capita spesso, ma ci sono momenti in cui semplicemente arrivano dal nulla e se non le ascolto immediatamente e con il volume al massimo sto male. Mi sono alzato, ho aperto Spotify, ho fatto partire il pezzo e tirato su la tapparella della finestra per salutare il nuovo giorno. Il sole mi ha abbagliato, ma qualche secondo dopo sono riuscito a mettere a fuoco.

Cambridge. C’è un sole bellissimo oggi a Cambridge.

Negli ultimi mesi abbiamo parlato a lungo dei miei progetti. Vi ho tenuti aggiornati su tutti gli sviluppi della mia domanda Erasmus, da quando questa possibilità ha balenato remota nella mia testa sotto forma di vago sogno irrealizzabile, fino a quando si è concretizzata in quella tanto attesa e sospirata lettera di accettazione da parte del college. Ad essere del tutto onesti, credo di non aver mai realizzato nulla finché non mi sono trovato in fila per il check-in, con il documento stretto in una mano, la carta d’imbarco nell’altra e il cervello in tilt. Tutte le trafile burocratiche, le ore trascorse spulciando i siti delle università straniere, le corse dietro ai professori per la firma dei documenti, gli esami immolati sull’altare del Learning Agreement perfetto e tutti gli altri numerosi nodi che, lentamente, sono riuscito a sbrogliare. Credo di aver fatto tutto inconsciamente. Sapevo che volevo fare questa esperienza e ho quasi agito d’istinto, senza pensarci. Tanto, mi dicevo, non mi prenderanno mai. Poi però succede che, d’un tratto, ti ritrovi da solo sulla navetta che ti porta dal gate all’aereo e ti domandi come ci sei finito, come se tutte queste cose le avesse fatte qualcun altro. È solo in quel momento che l’adrenalina ti esplode dentro e gli sforzi dei mesi precedenti confluiscono in un macigno enorme nello stomaco. L’ansia, in quel momento, era tale che, nonostante non fosse la prima volta e nonostante non vedessi l’ora di volare di nuovo, anche il viaggio in aereo mi ha un po’ spaventato e ad ogni piccola vibrazione mi ritrovavo con gli occhi chiusi e a trattenere il fiato. Non ho un bellissimo ricordo del volo. L’aereo era così rumoroso da non consentirmi neanche di ascoltare la musica, di leggere non se ne parlava e un forte mal di testa è puntualmente arrivato. Credo che l’ansia accumulata e ignorata nelle precedenti settimane si sia scaricata tutta in quelle due ore di volo, perché arrivato all’aeroporto Stansted ero tremendamente stanco e a dir poco stordito.

Senza neanche il tempo per pensare, sono salito su un vagone e mi sono trovato sul treno per Cambridge, ovviamente accompagnato da valigia, trolley e zaino in spalla. Circa 40 chili di beni essenziali, più quelle pochissime cose che, dalla stanza di Verona, sono riuscito a forzare in quella cerniera che non si vuole mai chiudere. Pochi ma essenziali pezzi di vita vissuta, ricordi di un anno incredibile. Salutare Verona è stata davvero la cosa più difficile (a parte forse salutare i nonni). Ero solo uno dei tanti studenti fuori sede, ma quella città significa così tanto per me che sarebbe impossibile scrivere qualcosa che renda anche solo minimamente l’idea.

Il primo giorno ero troppo stanco per fare qualsiasi cosa, ma la mattina dopo mi sono alzato e, armato di mappa, ho fatto un tour del college. Sembrava un sogno. Era molto freddo e umido e il cielo coperto e bianco. Non il clima migliore per un meteoropatico come me, ma non importava. Era perfetto così. Era l’atmosfera perfetta. Il college era praticamente deserto e credo che non dimenticherò mai le emozioni di quella prima escursione. Qualcuno stava prendendo lezioni di canto, quindi nei pressi del library court potevo sentire una donna cantare. Credo ci fossero anche le prove del coro in corso, perché ovunque andassi c’era sempre questo coro ad accompagnarmi e a rendere il tutto ancora più surreale e onirico.

Il tempo qui scorre molto velocemente. È come la vita da studente fuori sede a Verona, ma tutto è accentuato all’ennesima potenza. Ogni giorno incontro e mi presento a circa quindici facce nuove, facce di cui due secondi dopo ovviamente non ricordo il nome (se mai ne ho capito lo spelling esatto) e che una settimana dopo so bene di aver già visto ma non ricordo dove. I ritmi imposti dall’università sono molto serrati e tenere il passo richiede molto impegno. Per mesi ho continuato a ripetermi «Che saranno mai tre corsi in un anno?», invece la mole di studio settimanale spesso ti consente a malapena di mettere il naso fuori a ora di pranzo per andare in mensa, e i sabati sera trascorsi in biblioteca a scrivere essay sono ormai una costante. Poi, nonostante le certificazioni linguistiche fossero un prerequisito essenziale al momento dell’application e nonostante i molti test e colloqui telefonici volti ad accertare il mio livello di inglese, il confronto diretto con la lingua non è sempre facile, ma il pensiero di quanto potrò migliorare da qui a nove mesi mi dà la forza di lottarci ogni giorno.

È bello stare qui. Ogni volta che il gioco si fa troppo duro e lo sconforto da inizio Erasmus mi assale, mi basta guardarmi intorno per ricordarmi quanto sono fortunato, e cerco di pensare alla preziosa opportunità che, quasi inconsciamente, mi sono creato.

Spero di riuscire ad aggiornarvi presto. Nel frattempo vi lascio con alcune curiosità e qualche foto.

  • Finalmente sono riuscito a coronare un mio sogno e ho iniziato un corso di lingua Islandese. Probabilmente è la cosa più inutile al mondo, ma rimane pur sempre una figata assurda.
  • La settimana a Cambridge inizia di giovedì e nessuno, neanche i professori, è in grado di spiegare il perché.
  • Sono finito in un college che sembra Hogwarts. Ho una toga da indossare per le occasioni formali, una sala grande in cui mangiare e persino un ripostiglio nel sottoscala.
  • Le nuvole si muovono più veloci qui.

Abbiate cura di Verona fino al mio ritorno.

A presto,

Valerio

#selfiedalmondo, parte 4

Ciao univrtellers fans! Ritorna, in questo fine settimana soleggiato, l’appuntamento dedicato alle esperienze di studio all’estero. Lo facciamo con una nostra “vecchia” conoscenza, Camilla Raffaelli, studentessa di Marketing e Comunicazione d’Impresa all’università di Verona, che ha trascorso il World Wide Study alla University of Massachusetts di Boston.

Cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

Dopo aver vissuto l’Erasmus, volevo fare un’esperienza simile ma che mi portasse fuori dai confini europei, di preciso in America. Ho cercato se e quali opportunità ci fossero e dopo aver scoperto l’esistenza del World Wide Study sapevo che avrei fatto domanda. Quando mi sono iscritta alla magistrale in Marketing l’obiettivo cui puntavo era quello, perché queste sono il tipo di esperienze che solo l’università ti può offrire, che arricchiscono la tua persona e il tuo curriculum. Sono opportunità che, se non fatte ora, si rimpiangono poi; tutti dovrebbero avere il coraggio di coglierle. Una parte di me voleva “fuggire” da qui per capire cose ci poteva essere lontano, capire quale direzione prendere per il futuro, capire se l’America era un punto d’arrivo o di partenza.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza World Wide Study?

Indimenticabile – Formativa – Matura

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La vita dello studente americano è organizzata in semestri che sono a loro volta suddivisi a metà. Diventa molto frenetica a ridosso dei “midterms” (esami di metà corso) e degli esami finali (finals), mentre è più rilassata nei periodi centrali. La frequenza alle lezioni è obbligatoria, salvo piccole eccezioni. Le classi sono di numero contenuto, favorendo la partecipazione attiva e il dialogo tra studenti e professori. Il voto finale è comprensivo di diversi fattori: partecipazione, saggi brevi, presentazioni ed esami. Molto della vita degli studenti americani ruota attorno allo sport, alla partecipazione a club e la percentuale maggiore se non quasi la totalità lavora.

Quali arricchimenti personali porterai a casa?

Porterò con me la consapevolezza di aver fatto la scelta migliore che potessi fare per la mia formazione, di aver rischiato tanto ma aver ricevuto tanto; di essere in grado di vivere in una grande città, di cambiare i miei ritmi di vita, di adattarmi al punto da non voler più tornare, di essere lontana da famiglia e amici, ma di sentirli comunque vicini e di non aver paura a vivere la mia di vita, ovunque mi porti. L’America è un mondo diverso ma che può offrire molte opportunità, molti legami, molte prospettive nuove, senza mai dimenticare il punto da cui si è partiti.

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Qualcuno di voi ha già fatto o ha in programma un’esperienza all’estero? Se si, fateci sapere in quali luoghi avete studiato o verso quali mete siete diretti 🙂

#univrtellers | Francesca

#selfiedalmondo, parte 3

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Bentrovati #univrtellers fans! Ritorna oggi l’appuntamento con l’esperienza Erasmus raccontata direttamente da coloro che l’hanno vissuta. Vi proponiamo di seguito la testimonianza di Camilla Raffaelli, studentessa di Marketing e Comunicazione d’Impresa all’università di Verona.

Camilla, cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

Fin dal primo momento in cui mi sono iscritta all’ università di Verona il mio obiettivo è stato l’ Erasmus, e le ragioni erano diverse. Avendo frequentato il liceo linguistico avevo, e tuttora ho, una propensione per le lingue. L’inglese in particolare è sempre stata la mia favorita, tanto che già durante gli anni del liceo avevo fatto brevi vacanze studio in Inghilterra ed Irlanda. In primis, dunque, volevo accrescere la mia capacità di parlare in inglese, quasi a livello di lingua madre. Inoltre, amo viaggiare e vedere nuovi posti e l’Erasmus mi sembrava l’occasione perfetta. Volevo mettermi in gioco, essere indipendente e capire se ce l’avrei fatta da sola. Mi incuriosiva vedere ed interagire con un modo diverso di apprendere, studiare e di vivere la vita da studente. Ovviamente c’era in me anche l’intenzione di divertirmi.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza Erasmus?

  1. Emozionante
  2. Irripetibile
  3. Giovane

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La vita dello studente universitario in Inghilterra è molto diversa da quella in Italia. Gli studenti devono seguire lezioni e seminari, quest’ultimi in gruppi ristretti di 10 o 15 persone. Oltre alla preparazione personale, le valutazioni vengono date anche in base alla partecipazione, alla realizzazione di presentazioni e discussioni e alla redazioni di saggi brevi. Il voto finale quindi non è dato da un singolo esame. Tuttavia, bisogna dire che gli studenti inglesi trovano anche tempo per festeggiare: la mattina all’università e la sera divertimento (tranne nei periodi clou di fine semestre).

Quali arricchimenti personali porterai a casa dopo tale esperienza?

Sono cresciuta e cambiata durante questa esperienza, mi sono tolta delle paure e costruita delle sicurezze. Sono più consapevole di quello che riesco a fare da sola, ho incontrato tante persone e culture differenti che mi hanno insegnato a vedere il mondo con occhi diversi e a capire che la realtà non è una soltanto.

 

Camilla Raffaelli

Vogliamo ringraziare Camilla per la sua disponibilità, augurandoci che contributi simili possano servire ai nostri studenti per avere un’idea più chiara sulla questione Erasmus.

Qualcuno di voi ha già fatto o ha in programma un’esperienza all’estero? Se si, fateci sapere quali luoghi avete visitato o verso quali mete siete diretti. Sognando posti esotici io ritorno a studiare!

A presto giovani matricole! 🙂

#univrtellers | Davide

 

 

L’estate si è persa? Noi ci orientiamo

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Ben ritrovati, cari colleghi e compagni d’avventura! Come procedono questi ultimi giorni di luglio? Stando a quello che dice il calendario, dovremmo ormai essere nel bel mezzo dell’estate. Sebbene il clima faccia di tutto per contraddirci, agosto è ormai alle porte: un mese di relax, ma anche un periodo estremamente importante e strategico. Ci sono le ferie, certo, ma ci sono anche tutti i progetti per l’anno che si appresta a cominciare. Ovviamente non sto parlando di anno solare, ma del momento in cui, di solito, sentiamo il bisogno di rimboccarci le maniche e cambiare un po’ le carte in tavola. Che sia per la ricerca di un lavoro o per l’inizio di un nuovo percorso di studi, questo è infatti il momento migliore per agire. Proprio per questo motivo, oggi vorrei parlarvi di un nuovo e interessante servizio di orientamento che la nostra Università, in accordo con Progetto di Vita – Cattolica per i Giovani, ha messo a nostra disposizione.

Lo scenario è questo: da una parte abbiamo l’Ateneo e noi studenti targati UNIVR, dall’altra c’è il team di Progetto di Vita, un’iniziativa attiva nell’ambito dell’orientamento formativo e professionale e rivolta ai giovani dai 18 ai 35 anni. Il punto di intersezione è l’Ufficio Orientamento al Lavoro, in Via Campofiore 19/b, che organizza colloqui individuali e del tutto gratuiti il martedì e il giovedì mattina, dalle 10 alle 13. Tutto quello che dovete fare è chiedere un appuntamento via email (ufficio.stage@ateneo.univr.it) o in ufficio. Nel momento in cui fissate l’appuntamento vi sarà richiesto di lasciare il vostro curriculum vitae. Il giorno del colloquio avrete l’opportunità di conoscere lo staff e toccare con mano questa preziosa opportunità che vi viene offerta in modo completamente gratuito. Le ragazze di Progetto di Vita vi illustreranno, tanto per cominciare, i servizi a vostra disposizione, che vanno dalla valorizzazione delle esperienze formative e professionali già effettuate al vero e proprio percorso di orientamento al lavoro (ma anche allo stage e – perché no? – allo studio). Ma la parte più importante, e forse più utile in questa prima fase, è naturalmente l’analisi approfondita del vostro CV. Il cordiale e disponibile staff  vi chiederà infatti di raccontare il vostro curriculum e di ripercorrere la vostra esperienza formativa e lavorativa, cercando di capire le attitudini, gli interessi e i vostri punti di forza.

Da grandi curiosi quali siamo, noi univrtellers abbiamo già usufruito del servizio, in parte per dovere di cronaca, quindi per raccontarvelo, e in parte (inutile nasconderlo!) anche per puro beneficio personale, per capire come migliorare i nostri curricula. Abbiamo conosciuto Laura Valassi, esperta nella selezione del personale e specialista di orientamento e formazione, e svolto il nostro colloquio. Il bilancio è senza ombra di dubbio positivo, perché gli obiettivi che l’iniziativa Progetto di Vita si pone in questi brevi incontri di mezzora sono stati centrati in pieno: abbiamo capito quali sono i punti deboli dei nostri curricula (che generalmente riguardano l’impostazione e l’efficacia) e, anche se eravamo un po’ scettici su questo punto, imparato a valorizzare le nostre esperienze passate in base al lavoro o allo stage che, di volta in volta, andiamo a cercare.

Ma non è tutto! Alla fine del colloquio, infatti, il vostro coach vi lascerà il proprio indirizzo email, a cui potrete scrivere per dubbi, chiarimenti e modifiche apportate al CV, e le credenziali per accedere a un’area riservata. In questo portale avrete una visione più ampia dei servizi a voi dedicati, di cui i colloqui individuali presso l’Ufficio Orientamento al Lavoro sono soltanto la punta dell’iceberg. Progetto di Vita ha sede in Corso Porta Nuova 11b dove, se vorrete, avrete la possibilità di approfondire il vostro orientamento. Il team ha infatti riservato un’aula per ogni percorso dedicata esclusivamente agli studenti dell’università. I percorsi includono: bilancio delle competenze, per mettere a fuoco le vostre capacità e tracciare un piano per raggiungere i vostri obiettivi; check-up per l’estero, dedicato a chi vuole studiare o lavorare all’estero; tecniche di ricerca attiva del lavoro, per proporre efficacemente la vostra candidatura e sfruttare i giusti canali; formazione sulle soft-skills, per individuare, sviluppare e valorizzare le competenze trasversali. Dal portale online avrete quindi la possibilità di iscrivervi alle sessioni e ai workshop programmati per il mese di settembre (ma non solo). Inoltre, l’offerta formativa di Progetto di Vita sarà valida, per alcuni corsi di laurea, per il conseguimento di crediti formativi.

Insomma, non credo che serva aggiungere altro. L’Università e Progetto di Vita ci stanno offrendo un servizio di grande valore. Credo che sia saggio approfittarne. Scrivete all’ufficio e prenotate il vostro appuntamento. Non costa nulla e avete solo da guadagnarci!

#univrtellers | Francesca

#selfiedalmondo, parte 2

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Cari neo-studenti, bentornati! Considerato l’interesse suscitato dai post precedenti riguardanti le possibilità formative all’estero, vi proponiamo anche questo venerdì la testimonianza diretta di chi  ha vissuto in prima persona l’esperienza Erasmus. La settimana scorsa abbiamo letto le impressioni di Paola a proposito del suo soggiorno alla Fichtburg State University in Massachusetts. Oggi, invece, lasciamo la parola a Muhamed, studente di Biotecnologie che ha deciso di trascorrere un periodo di formazione alla University of Primorska in Slovenia.

Caro Muhamed, cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

In primo luogo ho pensato che l’integrazione in un nuovo contesto con persone provenienti da nazionalità diverse mi potesse aiutare ad implementare il mio inglese. In secondo luogo la voglia di aprire le mie vedute a nuove culture, a diversi modi di essere e la possibilità di visitare nuovi luoghi.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza Erasmus?

  1. Intercultura
  2. Studenski Boni (buoni per ristoranti)
  3. Mare

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La Slovenia è un paese molto ben organizzato e l’università nella quale sono stato ospite ha sempre risposto in maniera adeguata alle esigenze di tutti noi studenti. La vita universitaria all’estero è scandita da ritmi diversamente impegnativi rispetto al sistema italiano. Le lezioni sono  maggiormente incentrate sulla partecipazione dei frequentanti piuttosto che sull’impegno domestico, con ampia possibilità di scambio di opinioni durante le lezioni.

Quali arricchimenti personali porterai a casa dopo tale esperienza?

Una marea. Il mio inglese che si è dovuto per forza di cose rafforzare, le persone che hanno condiviso con me quest’esperienza, i posti che ho visitato, le cose che ho mangiato, le culture di persone provenienti da diverse parti del mondo, ma soprattutto la voglia che ha acceso in me di continuare a viaggiare, conoscere e confrontarmi.

 

E dalla nostra mini-gallery “Selfie dal mondo”, ecco qui Muhamed!

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#univrtellers| Francesca

Al di là delle mura: Erasmus e WorldWide Study

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Dopo aver fatto una chiacchierata sui servizi interni all’università, oggi vorrei accompagnarvi in un viaggio che esula dal nostro ateneo, oltrepassando anche quelle mura al di fuori delle quali, secondo William Shakespeare, non vi sarebbe mondo. L’università può infatti essere il trampolino di lancio per tuffarvi in un’esperienza che, stando alle parole di chi l’ha già fatta, ricorderete per sempre come una delle più belle e importanti della vostra vita: l’Erasmus. Molti studenti probabilmente sottovalutano l’opportunità offerta da questi scambi, grazie ai quali l’università ci offre il permesso di trascorrere un periodo di studio più o meno lungo presso un ateneo straniero. Per essere più presici, l’Erasmus gestisce la mobilità all’interno dell’Unione Europea, mentre il WorldWide Study, come suggerisce il nome stesso, supera anche questi confini.

Tuttavia, molti non sembrano essere particolarmente allettati dall’idea. Paura dell’ignoto? Fidanzati da cui è impossibile separarsi? Sì e no. Basta entrare nel chiostro e buttare lì l’argomento per farsene un’idea: la maggior parte degli studenti che rinunciano all’Erasmus portano come motivazione il timore delle varie trafile burocratiche che il trasferimento all’esterno comporta. Altri sembrano invece più preoccupati dall’aspetto finanziario della questione. Ovviamente non si può obiettare su quest’ultimo punto, ma vorrei in ogni caso ricordarvi che le borse di mobilità studentesca messe a disposizione per noi studenti non sono poi così esigue come molti pensano. Parte di questo contributo viene erogato dall’Unione Europea, che garantisce un importo mensile di 230 o 280 euro (in base alla destinazione scelta), mentre l’Università di Verona mette a disposizione un importo che varia di anno in anno. Giusto per darvi un’idea, gli studenti in partenza nell’anno accademico 2014/2015 riceveranno dall’Università 140 euro al mese. A questi si possono poi aggiungere i contributi rivolti agli studenti con condizioni socio-economiche svantaggiate e disabili e un ulteriore importo conferito, di solito alla fine del soggiorno, dal Ministero dell’Università.

Il soggiorno di studio Erasmus dura minimo tre mesi e massimo dodici mesi e la domanda di candidatura scade intorno alla metà di marzo. Il WorldWide prevede invece un soggiorno di un semestre o di un intero anno accademico e la domanda va presentata a febbraio.

Insieme al bando per l’assegnazione delle borse viene anche pubblicato l’elenco delle sedi con cui l’Università ha attivato lo scambio. Affianco a ogni sede troverete indicata la durata della permanenza (che appunto è stabilita a priori, ma volendo può essere prorogata fino a massimo dodici mesi o ridotta, in casi eccezionali, a tre) e la competenza linguistica richiesta (alcune università chiedono un A2, altre sono più esigenti e possono arrivare a chiedere un C1). La parte più complicata arriva probabilmente a questo punto, quando vi ritroverete a spulciare i siti di decine di università alla ricerca dei corsi che più vi interessano. So bene che può essere una procedura lunga e frustrante, ma probabilmente avrete già in mente il paese in cui vorreste andare e in ogni caso vi assicuro che gli sforzi saranno ripagati. E poi avrete comunque la possibilità di indicare una lista di tre università che vi interessano, quindi in questa fase vi è ancora concesso di non avere le idee ben chiare! Una volta consegnata la domanda, corredata di tutti gli allegati richiesti (accertatevi in anticipo di essere a posto con le certificazioni linguistiche e se non lo siete organizzatevi in anticipo per sostenere gli esami del CLA, il Centro Linguistico d’Ateneo di cui parleremo più avanti), sarete sottoposti a un colloquio motivazionale che, come tale, è semplicemente volto a capire perché avete scelto quelle destinazioni piuttosto che altre e a indirizzarvi verso la più adatta in base ai vostri interessi e al vostro percorso. A distanza di poco tempo, l’Università pubblicherà la graduatoria, che viene stilata tenendo conto del numero di esami sostenuti (e quindi dei crediti), della media, dell’esito del colloquio motivazionale e dei posti che le università ospitanti riservano a studenti Erasmus (non vi scoraggiate se vedete solo uno o due posti riservati all’Università che vi interessa: la commissione che stila le graduatorie farà di tutto per venire incontro alle vostre richieste e vedersi assegnare la prima opzione scelta non è affatto impossibile). Graduatoria alla mano, l’Ufficio Relazioni Internazionali si impegnerà a comunicare il vostro nome all’Università ospitante (nomination), mentre a voi spetterà il compito di inviare l’application, e preparatevi in anticipo perché i tempi tra la pubblicazione della graduatoria e la deadline dell’application sono davvero ristretti. Diciamo che, arrivati a questo punto, già dovreste aver deciso più o meno quali esami sostenere e magari aver preso contatti con i professori di Verona per chiedergli se possono essere riconosciuti, perché alcune università estere insieme all’application vi chiederanno subito il learning agreement, ovvero il piano di studi, con la lista dei corsi che avete intenzione di frequentare e i corrispettivi insegnamenti di Verona. Il learning agreement può essere modificato durante il soggiorno e, se compilato diligentemente e con la supervisione del professore incaricato (ogni sede ospitante ha un corrispondente professore di Verona che si occupa di gestire lo scambio e a cui potrete rivolgervi per dubbi o chiarimenti), servirà anche ad evitare la spiacevole situazione di non vedervi riconosciuti gli esami sostenuti al vostro rientro in Italia. Arrivati a questo punto, il più è praticamente fatto. Qualche università potrebbe richiedervi ulteriori test di competenza linguistica o imporre degli ulteriori prerequisiti per l’accesso ai singoli corsi ma, anche in questo caso, sono tutti ostacoli che con un po’ di buona volontà si superano.

Per qualsiasi dubbio (e per la consegna della documentazione) potrete rivolgervi all’ufficio di competenza.

Ufficio Relazioni Internazionali

Via San Zeno in monte, 1

Ricevimento studenti: lunedì – mercoledì – venerdì dalle 10 alle 13

Email: relazioni.internazionali@ateneo.univr.it

Per oggi direi che può bastare. Restate connessi: nei prossimi giorni pubblicheremo esclusive e affascinanti testimonianze di studenti che, proprio in questo momento, stanno vivendo questa avventura! A presto!

#univrtellers | Davide