#Frinzi piena? Andiamo al #PoloSantaMarta!

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Ciao #followers!

Come procede con lo studio? Spero per voi bene, perchè a me personalmente le giornate sembrano sempre più lunghe :-). Stamattina, inoltre, non riuscivo a trovare nemmeno un posto in Frinzi, così mi sono andato a fare un giro al nuovo polo universitario Santa Marta. A dire il vero è stata un’idea di #Francesca, e quando dico idea intendo una sorta di ultimatum :-). Comunque devo ringraziarla! Questo nuovo polo Santa Marta è davvero ampio e ricco di servizi per noi studenti. Proprio oggi veniva inaugurata la biblioteca economica “Smec”, situata all’ultimo piano del nuovo polo. E sapete che vi dico? Ho l’impressione che verrò proprio qui a studiare, la biblioteca è ben fornita con oltre 32 postazioni per l’accesso alle risorse digitali, 320 posti a sedere e una raccolta di ben 200.000 pubblicazioni consultabili, tra libri e riviste. Da oggi, forse, la Frinzi  non sarà più così piena come stamattina! Colgo l’occasione inoltre per fare un piccolo appunto. Sta mattina, come vi ho già detto sono passato di sfuggita dalla Frinzi, ed ho potuto constatare che ci sono sempre i furbetti che arrivano e occupano interi tavoli disponendo quaderni e fogli! Dai ragazzi, la biblioteca è un luogo pubblico per tutti gli studenti, occupate solo il posto che vi serve per favore, perchè di studentesse e studenti che cercano uno spazio per studiare, in questo mese di esami, ce ne sono tanti!
Per concludere, fate un giro al nuovo Polo perchè è veramente bello, e in un ambiente così è di sicuro più semplice passare le giornate sui libri! A presto e in bocca al lupo per gli esami di gennaio e febbraio!  #Staystrong #Studyhard #LetsgotoSantaMarta #Univr

Di seguito gli orari provvisori della biblioteca “Smec” nel polo Santa Marta:

  • da lunedì a giovedì – 9.00 | 16.00
  • venerdì – 9.00 | 14.00

                                                                                                                                    #Univrtellers | Davide

Geo&Geo, Grozio, Gertrude…? No, Georgofili!

 

 

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Studenti di Verona, ecco a voi una nuova community per tutti gli appassionati di agronomia, selvicoltura, geografia ed economia agraria. “I Georgofili per i giovani “ è un blog rivolto a studenti e ricercatori di tutta Italia, promosso e creato dall’Accademia dei Georgofili. Non mi credete? Eppure è proprio così! Un portale che unisce appassionati del settore per informare e per permettere ad ognuno di far sentire la propria voce in merito ad argomenti come agricoltura biologica, agricoltura hi-tech, nuove tecnologie, accordi commerciali tra Unione Europea e USA, rivoluzionarie risorse alimentari energetiche e molto altro ancora.

L’Accademia dei Georgofili, storica istituzione, nasce a Firenze nel 1753 come risposta ad una lettera dell’abate Ubaldo Montelatici, che è il primo a proporre una sorta di consorzio di studiosi e proprietari terrieri uniti dal comune interesse. L’Accademia conobbe il suo periodo d’oro quando Pietro Leopoldo di Lorena, granduca di Toscana dal 1765, la sostenne al punto da renderla il motore principale del programma di riforme promosse nel suo periodo di governo. Nell’ottocento l’Accademia fu inoltre la sede delle ricerche scientifiche e didattiche di Cosimo Ridolfi, uno dei massimi agronomi del Risorgimento, e terreno fertile per lo studio enologico, pomologico (tutto ciò che compete la frutticoltura) e d’allevamento.

#univrtellers | Davide

#univeronainaday: raccontiamo la nostra università

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Bentornati,

siete tutti pronti con cellulari e facce da selfie? No? Andate subito a recuperare smartphone e instagram perché il 5 maggio si terrà l’evento #univeronainaday. Partecipare è facilissimo, durante la giornata basterà condividere su instagram con l’hashtag #univeronainaday fotografie di momenti di vita quotidiana universitaria.

Perché si fa? Per avere un racconto autentico dell’università realizzato da chi l’università la vive davvero ogni giorno; non solo studenti ma anche professori e personale tecnico-amministrativo. Riprendendo l’iniziativa “Italy in a day – un giorno da italiani” di Gabriele Salvatores, l’univr vuole realizzare un racconto di se stessa attraverso sguardi diversi da quello istituzionale. Le foto più belle e suggestive saranno raccolte in un collage che sarà appeso all’ingresso del chiostro di San Francesco, che diventerà il biglietto da visita per i futuri studenti durante le immatricolazioni e le iscrizioni per l’anno 2015/2016.

Allora, tutto è pronto giusto? Ricordatevi il giorno 5 maggio e l’hashtag #univeronainaday.

#univrtellers | Davide

Inviati speciali per FAN al Fru2015

FAN al FRU

Bentornati ragazzi!

Come avete passato il weekend? Io e Francesca abbiamo avuto un fine settimana da pazzi. Venerdì, sabato e domenica, infatti, siamo stati a Milano al Fru2015, il Festival delle radio universitarie. Per tre giorni abbiamo smesso i panni degli univrtellers per mettere quelli di redattori di FuoriAulaNetwork. Ci siamo divertiti davvero un sacco e abbiamo avuto modo di conoscere meglio quei pazzi degli altri ragazzi della radio (in realtà erano più ragazze, sempre pazze :D). Molte le personalità di radio nazionali con cui abbiamo avuto modo di scambiare opinioni sull’evoluzione delle web radio e su molti altri argomenti, ma non vogliamo annoiarvi oggi; tutte queste belle cose verranno raccontate nel corso dei vari programmi di Fan. Da parte nostra abbiamo intervistato un famoso dj e vj di Virgin radio che sicuramente tutti conoscete ma che ascolterete nella prossima puntata di FanFacts.

Per ora, se ve la siete persa, vi lasciamo il link alla seconda puntata, parliamo di stage e lavoro. So che l’argomento vi interessa quindi correte ad ascoltarci!

#univrtellers | Davide e Francesca

Stay calm and listen to FANfacts

Ragazzi, è stato fatto il misfatto!

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Nella concitazione delle ultime settimane, come si dice “stiamo lavorando per voi”, ci siamo dimenticati di aggiornarvi sulle nostre ultime mosse. Siamo lieti di annunciarvi che gli #univrtellers sono sbarcati su FuoriAulaNetwork, la radio di ateneo.

Sappiamo che lo sapevate già (vero?) perché ci seguite su facebook e instagram, ma per chi se lo fosse perso ecco il nostro primo podcast. E oggi pomeriggio, alle 17, la seconda puntata…si parlerà di lavoro e stage!

http://www.fuoriaulanetwork.net/podcast/palazzo-giuliari/

Da qui a maggio potrete seguire le nostre avventure anche on air, martedì alle 22.30 e in replica venerdì e domenica alle 17 su FuoriAulaNetwork Siete ancora qui? Correte ad ascoltarci perché così FANtutti!

#univrtellers | Davide e Francesca

#selfiedalmondo, la modernità e l’eleganza di Düsseldorf

Ciao a tutti! Oggi c’è posta per gli #univrtellers…un nostro appassionato follower ci ha scritto da Düsseldorf (Germania) dove sta trascorrendo il suo secondo anno accademico in Erasmus. È Marco Maffeis, di Mantova, che studia Lingue e letterature straniere nella nostra #univr.

Eccolo qua in mezzo ai festeggiamenti del carnevale di Colonia che inizia, forse per una strana passione tutta tedesca per i numeri, l’11/11 alle ore 11.11.

Marco Maffeis

Ma leggiamo cosa ha da raccontarci. E colgo così l’occasione per ricordarvi che il blog #univrtellers è aperto a tutte le esperienze di studenti #univr. Basta contattarci nei commenti o all’indirizzo univrtellers@gmail.com. Tutti possiamo diventare univrtellers, narratori della nostra università!!!

“L’anno scorso, non appena sono entrato nella vita universitaria veronese, ho sentito la necessità di partire per l’estero. Questo non tanto per scappare da Verona o dall’Italia, quanto per approfittare di una delle tante opportunità che offre l’univr, una possibilità che sentivo per me ancora più vantaggiosa perché l’esperienza mi ha insegnato che per parlare una lingua non basta studiarla sui libri, non basta conoscerne a memoria la grammatica o una lista più o meno grande di parole. Certo, questa è la base, ma in più bisogna immergersi nella lingua, sentirla giorno e notte, pensare in quella lingua, conoscere la cultura che sta dietro a essa, poter fare degli errori e correggerli quotidianamente.

Insomma, andare in Erasmus è stato per me un passo quasi automatico, come se l’avessi sempre voluto. E allora, da inesperta ed ingenua matricola, mi sono gettato in questa esperienza, iniziata nel più terribile dei modi: con moduli da compilare, file davanti agli uffici, mail spesso ignorate, tante attese e soprattutto l’indecisione. La nostra università offre tantissime mete Erasmus, tante che uno ha l’imbarazzo della scelta. Io volevo a tutti i costi andare in Germania, ma anche solo le sedi tedesche sono più di 20. Ho scelto con un certo criterio tre sedi, di cui la prima era Berlino – lo ammetto, l’ho sparata grossa – ma avanzava un’altra casella. Cosa mettere? Come decidere? A chi chiedere aiuto? Per quella situazione esiste una parola tedesca, che significa grosso modo “stato in cui non si sa cosa fare e come comportarsi”: Ratlosigkeit. Ecco, io ero in quella situazione. Alla fine ho inserito, non mi ricordo più perché, l’università di Düsseldorf. Bene, dopo qualche mese ho ricevuto una sorpresa inaspettata: ho scoperto di essere stato preso proprio a Düsseldorf, che era la mia ultima scelta; non era Berlino ma era pur sempre qualcosa.

Düsseldorf è il capoluogo del Nordrhein-Westfalen, lo stato federale più popolato della Germania e uno dei più ricchi, data la presenza del centro industriale della Ruhr. Colonia, Dortmund, Duisburg, Essen, Aquisgrana, Münster sono altri centri del Land. La città è la settima della Germania con i suoi 600.000 abitanti e si trova sulla sponda destra del Reno. In Germania è conosciuta come snodo economico e culturale, come luogo di nascita dello scrittore Heinrich Heine, per l’Accademia d’Arte e per la Königsallee, il viale dell’alta moda dove il passatempo preferito di me comune mortale è non lo shopping ma lo “shopping-watching”, ovvero guardare i ricconi e le riccone che passeggiano per il viale alberato con almeno due borse per braccio e giocare a indovinare quanto abbiano speso. È una città moderna ed elegante, a prima vista anche “con la puzza sotto il naso”, ma basta viverci un mese, nei posti giusti, per scoprire la sua parte giovane, alternativa e underground. L’università è uno di questi posti: la sede è un enorme campus, una vera cittadella della cultura, dove perdersi non è difficile, anzi è all’ordine del giorno. Il mio posto preferito è la Cafeteria, dove mi mescolo con i tedeschi studiando e bevendo del cattivo caffè americano.

Una delle cose più brutte finora di questo Erasmus è stato trovare casa. Tutto è cominciato quando in un giorno di piena estate mi è arrivata una mail dall’università ospitante che diceva che non c’era più posto negli studentati e che sostanzialmente dovevo arrangiarmi. C’è voluta una lunga odissea per arrivare all’appartamento dove sono adesso, ma ora sono davvero soddisfatto perché mi trovo molto bene con i coinquilini: mi sopportano quando invito gente, mi lasciano i miei spazi e soprattutto mi riempiono di complimenti quando cucino italiano.

La cosa più bella invece finora è il gruppo di amici che si è formato. Ormai siamo diventati una grande famiglia perché viviamo gioie e tristezze, divertimenti e disagi sempre insieme. Gli italiani sono la maggioranza degli Erasmus e quindi ho modo di parlare la mia lingua madre, anche se ho dovuto confrontarmi con i dialetti, le parlate e gli accenti più diversi da tutto lo stivale. Insomma, oltre al tedesco sto imparando anche l’italiano, cosa che non mi sarei mai aspettato.

Ora scrivo da casa mia in Italia perché sono tornato per le vacanze, ma fra pochi giorni sarò di nuovo in quella che ormai è diventata la mia seconda casa. Il passaggio tra Castiglione delle Stiviere e Düsseldorf è sempre fortissimo, ma dev’essere così. Purtroppo non sono riuscito a passare da Verona, ma mi manca tanto e non vedo l’ora di camminare ancora ai piedi dell’Arena o sotto le arcate del chiostro, di studiare in Frinzi e di bere uno spritz dopo gli esami.

La mia speranza e il mio augurio è quello di tornare in Italia alla fine del soggiorno e di vedere che qualcosa è cambiato in meglio. L’Italia vista da fuori e da lontano è più bella di quanto si possa immaginare, ma c’è ancora tanto da fare. Io credo nell’Italia. La materia prima c’è ed è di ottima qualità, siamo noi italiani che dobbiamo farne un capolavoro”.

#univrtellers | Marco

Lettere da Cambridge

Cari Davide e Francesca,

Stamattina mi sono svegliato prima del previsto e appena ho aperto gli occhi una canzone mi è scoppiata in testa. Non mi capita spesso, ma ci sono momenti in cui semplicemente arrivano dal nulla e se non le ascolto immediatamente e con il volume al massimo sto male. Mi sono alzato, ho aperto Spotify, ho fatto partire il pezzo e tirato su la tapparella della finestra per salutare il nuovo giorno. Il sole mi ha abbagliato, ma qualche secondo dopo sono riuscito a mettere a fuoco.

Cambridge. C’è un sole bellissimo oggi a Cambridge.

Negli ultimi mesi abbiamo parlato a lungo dei miei progetti. Vi ho tenuti aggiornati su tutti gli sviluppi della mia domanda Erasmus, da quando questa possibilità ha balenato remota nella mia testa sotto forma di vago sogno irrealizzabile, fino a quando si è concretizzata in quella tanto attesa e sospirata lettera di accettazione da parte del college. Ad essere del tutto onesti, credo di non aver mai realizzato nulla finché non mi sono trovato in fila per il check-in, con il documento stretto in una mano, la carta d’imbarco nell’altra e il cervello in tilt. Tutte le trafile burocratiche, le ore trascorse spulciando i siti delle università straniere, le corse dietro ai professori per la firma dei documenti, gli esami immolati sull’altare del Learning Agreement perfetto e tutti gli altri numerosi nodi che, lentamente, sono riuscito a sbrogliare. Credo di aver fatto tutto inconsciamente. Sapevo che volevo fare questa esperienza e ho quasi agito d’istinto, senza pensarci. Tanto, mi dicevo, non mi prenderanno mai. Poi però succede che, d’un tratto, ti ritrovi da solo sulla navetta che ti porta dal gate all’aereo e ti domandi come ci sei finito, come se tutte queste cose le avesse fatte qualcun altro. È solo in quel momento che l’adrenalina ti esplode dentro e gli sforzi dei mesi precedenti confluiscono in un macigno enorme nello stomaco. L’ansia, in quel momento, era tale che, nonostante non fosse la prima volta e nonostante non vedessi l’ora di volare di nuovo, anche il viaggio in aereo mi ha un po’ spaventato e ad ogni piccola vibrazione mi ritrovavo con gli occhi chiusi e a trattenere il fiato. Non ho un bellissimo ricordo del volo. L’aereo era così rumoroso da non consentirmi neanche di ascoltare la musica, di leggere non se ne parlava e un forte mal di testa è puntualmente arrivato. Credo che l’ansia accumulata e ignorata nelle precedenti settimane si sia scaricata tutta in quelle due ore di volo, perché arrivato all’aeroporto Stansted ero tremendamente stanco e a dir poco stordito.

Senza neanche il tempo per pensare, sono salito su un vagone e mi sono trovato sul treno per Cambridge, ovviamente accompagnato da valigia, trolley e zaino in spalla. Circa 40 chili di beni essenziali, più quelle pochissime cose che, dalla stanza di Verona, sono riuscito a forzare in quella cerniera che non si vuole mai chiudere. Pochi ma essenziali pezzi di vita vissuta, ricordi di un anno incredibile. Salutare Verona è stata davvero la cosa più difficile (a parte forse salutare i nonni). Ero solo uno dei tanti studenti fuori sede, ma quella città significa così tanto per me che sarebbe impossibile scrivere qualcosa che renda anche solo minimamente l’idea.

Il primo giorno ero troppo stanco per fare qualsiasi cosa, ma la mattina dopo mi sono alzato e, armato di mappa, ho fatto un tour del college. Sembrava un sogno. Era molto freddo e umido e il cielo coperto e bianco. Non il clima migliore per un meteoropatico come me, ma non importava. Era perfetto così. Era l’atmosfera perfetta. Il college era praticamente deserto e credo che non dimenticherò mai le emozioni di quella prima escursione. Qualcuno stava prendendo lezioni di canto, quindi nei pressi del library court potevo sentire una donna cantare. Credo ci fossero anche le prove del coro in corso, perché ovunque andassi c’era sempre questo coro ad accompagnarmi e a rendere il tutto ancora più surreale e onirico.

Il tempo qui scorre molto velocemente. È come la vita da studente fuori sede a Verona, ma tutto è accentuato all’ennesima potenza. Ogni giorno incontro e mi presento a circa quindici facce nuove, facce di cui due secondi dopo ovviamente non ricordo il nome (se mai ne ho capito lo spelling esatto) e che una settimana dopo so bene di aver già visto ma non ricordo dove. I ritmi imposti dall’università sono molto serrati e tenere il passo richiede molto impegno. Per mesi ho continuato a ripetermi «Che saranno mai tre corsi in un anno?», invece la mole di studio settimanale spesso ti consente a malapena di mettere il naso fuori a ora di pranzo per andare in mensa, e i sabati sera trascorsi in biblioteca a scrivere essay sono ormai una costante. Poi, nonostante le certificazioni linguistiche fossero un prerequisito essenziale al momento dell’application e nonostante i molti test e colloqui telefonici volti ad accertare il mio livello di inglese, il confronto diretto con la lingua non è sempre facile, ma il pensiero di quanto potrò migliorare da qui a nove mesi mi dà la forza di lottarci ogni giorno.

È bello stare qui. Ogni volta che il gioco si fa troppo duro e lo sconforto da inizio Erasmus mi assale, mi basta guardarmi intorno per ricordarmi quanto sono fortunato, e cerco di pensare alla preziosa opportunità che, quasi inconsciamente, mi sono creato.

Spero di riuscire ad aggiornarvi presto. Nel frattempo vi lascio con alcune curiosità e qualche foto.

  • Finalmente sono riuscito a coronare un mio sogno e ho iniziato un corso di lingua Islandese. Probabilmente è la cosa più inutile al mondo, ma rimane pur sempre una figata assurda.
  • La settimana a Cambridge inizia di giovedì e nessuno, neanche i professori, è in grado di spiegare il perché.
  • Sono finito in un college che sembra Hogwarts. Ho una toga da indossare per le occasioni formali, una sala grande in cui mangiare e persino un ripostiglio nel sottoscala.
  • Le nuvole si muovono più veloci qui.

Abbiate cura di Verona fino al mio ritorno.

A presto,

Valerio

#selfiedalmondo, parte 4

Ciao univrtellers fans! Ritorna, in questo fine settimana soleggiato, l’appuntamento dedicato alle esperienze di studio all’estero. Lo facciamo con una nostra “vecchia” conoscenza, Camilla Raffaelli, studentessa di Marketing e Comunicazione d’Impresa all’università di Verona, che ha trascorso il World Wide Study alla University of Massachusetts di Boston.

Cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

Dopo aver vissuto l’Erasmus, volevo fare un’esperienza simile ma che mi portasse fuori dai confini europei, di preciso in America. Ho cercato se e quali opportunità ci fossero e dopo aver scoperto l’esistenza del World Wide Study sapevo che avrei fatto domanda. Quando mi sono iscritta alla magistrale in Marketing l’obiettivo cui puntavo era quello, perché queste sono il tipo di esperienze che solo l’università ti può offrire, che arricchiscono la tua persona e il tuo curriculum. Sono opportunità che, se non fatte ora, si rimpiangono poi; tutti dovrebbero avere il coraggio di coglierle. Una parte di me voleva “fuggire” da qui per capire cose ci poteva essere lontano, capire quale direzione prendere per il futuro, capire se l’America era un punto d’arrivo o di partenza.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza World Wide Study?

Indimenticabile – Formativa – Matura

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La vita dello studente americano è organizzata in semestri che sono a loro volta suddivisi a metà. Diventa molto frenetica a ridosso dei “midterms” (esami di metà corso) e degli esami finali (finals), mentre è più rilassata nei periodi centrali. La frequenza alle lezioni è obbligatoria, salvo piccole eccezioni. Le classi sono di numero contenuto, favorendo la partecipazione attiva e il dialogo tra studenti e professori. Il voto finale è comprensivo di diversi fattori: partecipazione, saggi brevi, presentazioni ed esami. Molto della vita degli studenti americani ruota attorno allo sport, alla partecipazione a club e la percentuale maggiore se non quasi la totalità lavora.

Quali arricchimenti personali porterai a casa?

Porterò con me la consapevolezza di aver fatto la scelta migliore che potessi fare per la mia formazione, di aver rischiato tanto ma aver ricevuto tanto; di essere in grado di vivere in una grande città, di cambiare i miei ritmi di vita, di adattarmi al punto da non voler più tornare, di essere lontana da famiglia e amici, ma di sentirli comunque vicini e di non aver paura a vivere la mia di vita, ovunque mi porti. L’America è un mondo diverso ma che può offrire molte opportunità, molti legami, molte prospettive nuove, senza mai dimenticare il punto da cui si è partiti.

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Qualcuno di voi ha già fatto o ha in programma un’esperienza all’estero? Se si, fateci sapere in quali luoghi avete studiato o verso quali mete siete diretti 🙂

#univrtellers | Francesca

Benvenuti, welcome, bienvenidos, bienvenue, 欢迎, Сардэчна запрашаем!

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Se ad agosto è toccato agli studenti di Economia e Commercio avere a che fare con il primo test della loro carriera universitaria, ieri è stata la volta degli studenti stranieri che hanno dovuto sostenere l’esame di idoneità linguistica, il primo scoglio prima dell’iscrizione. Noi univrtellers eravamo lì per conoscere le future matricole durante l’International Welcome Day. Più di trenta i futuri studenti pronti a ricevere il benvenuto dell’università e, insieme a questo, una pratica guida all’uso della vita in ateneo e il prontuario per l’immatricolazione perfetta. Tante le cose dette, altrettante quelle immediatamente dimenticate. Per coloro che avessero dimenticato proprio tutto, la cosa fondamentale, il punto di partenza, rimane in ogni caso questa:

ISU, via Campofiore 19/A

info: verona@isuservices.it

alloggi: accomodation@isuservices.it

  1. ricordarsi il permesso di soggiorno
  2. richiedere un codice fiscale

Alessandra Parisi sarà disponibile per le immatricolazioni in aula T.9 lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13.

Dopo essere state bombardate dalle più disparate indicazioni, le ignare matricole pensavano finalmente di poter approfittare del ricco buffet organizzato ma, prima che riuscissero a prendere possesso di una delle meravigliose pizzette, una folta schiera composta da giornalisti armati di videocamera, radiocronisti venuti con microfono e musica e strani personaggi rossi, era pronta per l’assalto delle domande.

Come ti chiami? Da dove vieni? Come ti trovi qui? Quanto pensi di restare? Ti piace Verona? Vuoi farti una foto per il blog? (a proposito non dimenticate di controllare instagram e i social).

Potevamo noi essere da meno? Ovviamente no! Armati della nostra fedele polaroid siamo andati ad importunare e a conoscere gli affamati studenti.  Ragazzi provenienti dal Camerun, dalla Cina, dalla Tunisia e dalla più vicina Spagna, approdati in quel di Verona per frequentare la nostra università e per conoscere il nostro Paese si sono infatti tutti dimostrati contenti di aver scelto Verona come città per gli studi.

Le cose da fare prima delle lezioni sono tante e le esperienze da vivere innumerevoli, ma di una cosa sono sicura: se non si sono fatti spaventare dalla parlantina e dall’ “invadente” accoglienza italiana; fatta di mille domande, richieste, foto, interviste e riprese video; questi ragazzi non si faranno spaventare da nulla. Se mi state leggendo benvenuti a Verona!

#univrtellers | Francesca

ESU: la vita universitaria a 360°

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Buon giorno compagni di viaggio! Spero che abbiate trascorso un piacevole ferragosto concedendovi una breve pausa dallo studio. Siamo ormai al giro di boa: la seconda metà di agosto è entrata nel vivo e i poli della nostra università cominciano a ridestarsi dal letargo estivo. Con il nuovo anno accademico alle porte, oggi vorrei tornare a parlarvi dei servizi che l’università mette a disposizione di noi studenti per rendere la nostra esperienza di studio più completa e piacevole possibile, andando ad abbracciare anche ambiti non strettamente connessi allo studio ma comunque indispensabili. Oggi parliamo dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario: l’ESU, per gli amici.

L’ESU ha sede in Via dell’Artigliere 9, di fronte a Palazzo Giuliari, e l’Ufficio Relazioni con il Pubblico è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e giovedì anche dalle 15 alle 17. Potete rivolgervi a questo sportello per informazioni di carattere generale, per un supporto sulla fruizione del diritto allo studio e per capire come sfruttare in modo ottimale i servizi offerti, servizi che includono la consulenza psicologica, i prestiti fiduciari, le agevolazioni per i trasporti, il prestito bici, le aule di informatica e, soprattutto, i servizi abitativi, ristorazione e gli scambi internazionali.

Il servizio abitativo vanta ben sette abitazioni dislocate tra Veronetta e Borgo Roma. Queste sono:

Gli alloggi sono assegnati mediante concorso. Il bando viene di norma pubblicato a luglio, mentre la graduatoria i primi di settembre. Potete usufruire del servizio se siete studenti fuori sede in possesso dei requisiti di reddito e merito. L’ESU riserva poi, fino a esaurimento delle disponibilità e secondo l’ordine di presentazione della domanda, circa 100 posti a studenti senza requisiti.

Il servizio ristorazione dispone di tre mense. «Tre?», si staranno chiedendo anche le orami ex matricole sedicenti esperte di Verona. Ebbene sì. L’ESU ha recentemente aperto una nuova mensa per agevolare anche gli studenti che frequentano Scienze Giuridiche a Cittadella. Ma andiamo per ordine:

  • Il ristorante Le Grazie è situato nel cuore della Cittadella della scienza e della tecnologia, quindi a Borgo Roma, in strada Le Grazie 8. L’area include la mensa, aperta dal lunedì al venerdì, e un bar ed è perfettamente accessibile anche ai disabili.
  • Il ristorante San Francesco è situato invece a Veronetta, nel giardino interno al polo umanistico (Zanotto e San Francesco). Il bar è aperto tutti i giorni, così come la mensa, dotata di pizzeria e forno a legna.
  • La terza, di certo non per importanza, è la nuova mensa di Via Pallone, che ha aperto le porte lo scorso marzo. La mensa è aperta per il pranzo dal lunedì al venerdì e accetta soltanto pagamenti elettronici mediante la carta ESU. Offre circa 100 posti a sedere e si trova presso il CRAL del comune di Verona.

Sul sito internet sono consultabili i menù dei tre ristoranti, che ogni giorno offrono pasti completi, ridotti o mini. Per ottenere una riduzione sul costo dei pasti dovete richiedere la carta ESU per l’università. La carta è una prepagata dotata di codice iban e può essere attivata soltanto come documento di accesso al servizio ristorazione, oppure (facoltativamente) anche come strumento di pagamento bancario.

L’ESU organizza inoltre corsi di lingua italiana per studenti stranieri, un corso di lingua cinese e corsi di lingua inglese presso l’Academy of English Studies di Folkestone, che generalmente si tengono a maggio. La selezione per il viaggio in Inghilterra avviene attraverso un bando di concorso che mette a disposizione 30 borse di studio e la partecipazione prevede il conseguimento di una certificazione di competenza linguistica.

Insomma, che sia per l’alloggio, la mensa o lo scambio linguistico, l’ESU è un punto cruciale della nostra UNIVR, un crocevia indispensabile che noi #univrtellers non potevamo fare a meno di raccontarvi. A presto!

#univrtellers | Davide