Gli #Erasmus si raccontano ai microfoni #univr – #ErasmusFestival

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Ciao followers,

Come state? Vi siete divertiti all’#ErasmusFestival? Noi moltissimo, davvero. Abbiamo conosciuto moltissime persone provenienti da tutto il mondo, abbiamo chiacchierato, e, ovviamente, abbiamo immortalato ogni momento sul nostro profilo Instagram (mi raccomando andateci 🙂 ). Per chi non fosse stato presente, l’#ErasmusFestival è andato in scena il 27 e il 28 maggio nel prato della mensa #univr, con la collaborazione dell’Ase-Esn Verona, l’Associazione studenti Erasmus, e dell’Isu, International students union (qui l’intervista a Igor Fracaro dell’Isu).

Nella giornata del 27, dedicata al 13° Erasmus Day, sono stati allestiti degli stand dove gli studenti stranieri hanno potuto confrontarsi con la comunità universitaria veronese sulle loro esperienze #univr, oltre a dare consigli e informazioni sulle mete favorite per il prossimo anno. Il 28 maggio è stato invece la giornata delle associazioni universitarie e dello sport, con tornei sportivi che hanno occupato tutta la fascia pomeridiana, da quello di calcetto a quello di pallavolo, e l’allestimento degli stand delle organizzazioni che operano all’interno dell’ateneo (c’eravamo anche noi! 🙂 ).  In entrambe le giornate il festival è proseguito con le band universitarie che si sono esibite dal vivo sul palco, concluse poi con il Dj set fino a mezzanotte.

Qui l’intervista ad alcuni studenti Erasmus! Buona visione!

😉

https://www.youtube.com/watch?v=Mv0iSU_Coxw

Qui invece una delle foto scattate durante l’evento

https://www.instagram.com/p/BF6dE_vN4Po/?taken-by=instaunivrtellers

#Univrtellers | Davide

#Erasmus Festival: il festival dedicato agli studenti Erasmus #univr

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Ciao followers,

Pronti per il fine settimana? Noi siamo più carichi che mai. E poi, grazie a Dio, è spuntato il sole. Non ne possiamo più di questa pioggia infinita. Vista la bella giornata, ci sembra giusto parlare di una notizia che gli studenti sicuramente apprezzeranno.

Se vi siete divertiti molto con il #SantaMartaOpenDay e l’#EsuDay, allora non dovete assolutamente perdere l’ultima festa #univr: la prima edizione dell’#ErasmusFestival. L’evento, organizzato dalla Ase-Esn Verona, Associazione studenti Erasmus, e da Isu, International students union, si svolgera il 27 e 28 maggio nel prato della mensa universitaria San Francesco. Due giornate all’insegna della condivisione e della partecipazione di tutta la comunità universitaria, con musica, giochi e danze folkloristiche. Il 27, dopo i saluti istituzionali e la presentazione dei programmi di mobilità internazionale di ateneo alle 14, ci saranno successivamente degli stand gastronomici con l’Aperitivo Internazionale e Tandem Linguistico e, alla stessa ora, inizieranno le esibizioni delle band universitarie. La giornata si concluderà con l’Erasmus party e Dj set!

Il 28 maggio spazio invece alla Giornata delle Associazioni universitarie e dello sport, all’insegna dei tornei sportivi e degli incontri con le diverse realtà studentesche che popolano l’università negli stand dedicati (ci saremo anche noi, tranquilli! 🙂 ). La musica torna a essere protagonista con le band universitarie e il party delle associazioni che terminerà l’intero festival.

Vi aspettimo numerosi, come sempre!

🙂

La locandina

#Univrtellers | Francesca

 

Ase-Esn: l’#Univr per gli Erasmus!

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L’Ase (Esn nella versione english) Verona è stata fondata nel 1992 da alcuni studenti di ritorno dalla loro esperienza all’estero. Ma cos’è l’Ase? L’acronimo sta per Associazione Studenti Erasmus, ovvero l’ente che si occupa dell’accoglienza degli studenti che arrivano da ogni luogo, della UE e non solo, per studiare in un Pese diverso dal proprio: nel nostro caso in Italia e nello specifico a Vr!

Vi proponiamo quindi il video di presentazione di Asn-Esn Verona! Godetevelo, sì, anche voi studenti Italiani… perché sarà un modo per vedere la nostra Univr in un’ottica decisamente diversa: da stranieri!

https://www.youtube.com/watch?v=oss2y64O3cc

#Univrtellers | Davide

Tempo di viaggi: Erasmus +

Sveglia ragazzi, gli esami sono quasi finiti ed è ora di pensare a un futuro che sia più lontano di “oh mio dio domani ho l’esame”. Vi sembra un discorso delirante, lo so, ma sono troppo eccitato perché qualche giorno fa si è aperto il nuovo bando Erasmus+. Vi abbiamo raccontato le avventure di molti studenti che hanno intrapreso l’esperienza di studiare all’estero e, sinceramente, dopo aver parlato con tutti loro mi è venuta la voglia di partire! C’è tempo fino al 6 marzo per iscriversi al bando e compilare la pila di carte necessarie ma ne vale la pena. Pensate che una volta riempite tutte le scartoffie potrete finalmente partire per una nuova avventura. Conoscerete un nuovo Paese, tante persone e una nuova cultura. Io non sto più nella pelle, vorrei andare in tutte le città dell’elenco.

Tornando con i piedi per terra, il bando e il modulo di candidatura li potete trovare QUI. Una volta letto il bando, sulla stessa pagina trovate l’elenco delle destinazioni disponibili divise per aree di studio e, sempre lì troverete le date degli info day, sempre suddivisi per aree.

Ambito giuridicodocumentazione – info day: mercoledì 18.02.2015 – ore 16.30 – Aula F – Sede di Giurisprudenza, Via C. Montanari

Ambito economicodocumentazione – info day: martedì 24.02.2015 ore 14.00 Aula SPD Silos di Ponente

Ambito scienze umanistichedocumentazione – info day: mercoledì 25.02.2015 – ore 13.45 – Aula “Messedaglia”, Chiostro S. Maria delle Vittorie, Lungadige Porta Vittoria

Ambito lingue e letterature stranieredocumentazione

Ambito scienze e ingegneriadocumentazione – info day: lunedì 16.02.2015 – ore 10.00 – Aula B – Strada le Grazie 15, Verona
Lunedì 2.03.2015 – ore 14.00 – Aula “Berni” – Sede di S. Floriano

Ambito scienze motoriedocumentazione – info day: giovedì 26.02.2015 – ore 16.00 – Aula D, Sede di Scienze Motorie, Via Casorati

Scuola di medicinadocumentazione – info day: lunedì 23.02.2015 – ore 16.00 – Aula C – Lente Didattica, Sede di Verona, Borgo Roma

Che aspettate, tutti su internet e… ci vediamo in aeroporto. Mi raccomando poi, se partite ricordatevi di mandarci tante foto!

Volete vedere chi sono i nuovi studenti Erasmus arrivati a Verona per il secondo semestre? Ecco qualche scatto!

 

#univrtellers | Davide

#GenerazioneSenzaVoto

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Hola followers! Non so voi, ma a leggere le esperienze di Riccardo Vincenzi e Marco Maffeis, mi è venuta un gran voglia di fare le valigie e partire! Purtroppo siamo nel bel mezzo del cammin della sessione invernale, perciò lasciate il costume nell’armadio e posate la crema solare, perché oggi parliamo sì di espatriare, ma grazie alla nostra #univr. Infatti, sarà pure presto per le vacanze estive, ma non lo è per presentare la vostra candidatura al bando Erasmus (in uscita a febbraio) per l’anno accademico 2015/2016. Se risulterete tra i meritevoli vincitori, preparate armi e bagagli e partite alla scoperta di Paesi, università e amici nuovi. Con un occhio però ai vostri diritti.

Ase-Esn, Erasmus student network Italia, associazione europea di studenti universitari presente anche nella realtà veronese, ha infatti avanzato una proposta di legge per garantire il diritto di voto agli studenti in mobilità internazionale che trascorrono all’estero un periodo inferiore ad un anno. #GenerazioneSenzaVoto è un progetto che mira a modificare la legge vigente, che prevede che questi studenti siano costretti a tornare in Italia per poter esercitare il loro diritto, causando perdite in termini di tempo e denaro. Affinché l’iniziativa possa giungere in Parlamento, è necessario raccogliere 50 mila firme. Dopo gli appuntamenti del 17 e 24 gennaio e dell’1 febbraio in piazza Erbe e del 26 gennaio in ateneo, Esn propone un’altra data, il 22 febbraio, alla Domus Mercatorum di piazza Erbe. Potranno votare tutti i residenti della provincia di Verona e l’associazione si sta adoperando per ampliare il numero di comuni in cui sarà possibile porre la propria firma. Che dite, facciamo un salto anche noi?

#univrtellers | Francesca

#selfiedalmondo, la modernità e l’eleganza di Düsseldorf

Ciao a tutti! Oggi c’è posta per gli #univrtellers…un nostro appassionato follower ci ha scritto da Düsseldorf (Germania) dove sta trascorrendo il suo secondo anno accademico in Erasmus. È Marco Maffeis, di Mantova, che studia Lingue e letterature straniere nella nostra #univr.

Eccolo qua in mezzo ai festeggiamenti del carnevale di Colonia che inizia, forse per una strana passione tutta tedesca per i numeri, l’11/11 alle ore 11.11.

Marco Maffeis

Ma leggiamo cosa ha da raccontarci. E colgo così l’occasione per ricordarvi che il blog #univrtellers è aperto a tutte le esperienze di studenti #univr. Basta contattarci nei commenti o all’indirizzo univrtellers@gmail.com. Tutti possiamo diventare univrtellers, narratori della nostra università!!!

“L’anno scorso, non appena sono entrato nella vita universitaria veronese, ho sentito la necessità di partire per l’estero. Questo non tanto per scappare da Verona o dall’Italia, quanto per approfittare di una delle tante opportunità che offre l’univr, una possibilità che sentivo per me ancora più vantaggiosa perché l’esperienza mi ha insegnato che per parlare una lingua non basta studiarla sui libri, non basta conoscerne a memoria la grammatica o una lista più o meno grande di parole. Certo, questa è la base, ma in più bisogna immergersi nella lingua, sentirla giorno e notte, pensare in quella lingua, conoscere la cultura che sta dietro a essa, poter fare degli errori e correggerli quotidianamente.

Insomma, andare in Erasmus è stato per me un passo quasi automatico, come se l’avessi sempre voluto. E allora, da inesperta ed ingenua matricola, mi sono gettato in questa esperienza, iniziata nel più terribile dei modi: con moduli da compilare, file davanti agli uffici, mail spesso ignorate, tante attese e soprattutto l’indecisione. La nostra università offre tantissime mete Erasmus, tante che uno ha l’imbarazzo della scelta. Io volevo a tutti i costi andare in Germania, ma anche solo le sedi tedesche sono più di 20. Ho scelto con un certo criterio tre sedi, di cui la prima era Berlino – lo ammetto, l’ho sparata grossa – ma avanzava un’altra casella. Cosa mettere? Come decidere? A chi chiedere aiuto? Per quella situazione esiste una parola tedesca, che significa grosso modo “stato in cui non si sa cosa fare e come comportarsi”: Ratlosigkeit. Ecco, io ero in quella situazione. Alla fine ho inserito, non mi ricordo più perché, l’università di Düsseldorf. Bene, dopo qualche mese ho ricevuto una sorpresa inaspettata: ho scoperto di essere stato preso proprio a Düsseldorf, che era la mia ultima scelta; non era Berlino ma era pur sempre qualcosa.

Düsseldorf è il capoluogo del Nordrhein-Westfalen, lo stato federale più popolato della Germania e uno dei più ricchi, data la presenza del centro industriale della Ruhr. Colonia, Dortmund, Duisburg, Essen, Aquisgrana, Münster sono altri centri del Land. La città è la settima della Germania con i suoi 600.000 abitanti e si trova sulla sponda destra del Reno. In Germania è conosciuta come snodo economico e culturale, come luogo di nascita dello scrittore Heinrich Heine, per l’Accademia d’Arte e per la Königsallee, il viale dell’alta moda dove il passatempo preferito di me comune mortale è non lo shopping ma lo “shopping-watching”, ovvero guardare i ricconi e le riccone che passeggiano per il viale alberato con almeno due borse per braccio e giocare a indovinare quanto abbiano speso. È una città moderna ed elegante, a prima vista anche “con la puzza sotto il naso”, ma basta viverci un mese, nei posti giusti, per scoprire la sua parte giovane, alternativa e underground. L’università è uno di questi posti: la sede è un enorme campus, una vera cittadella della cultura, dove perdersi non è difficile, anzi è all’ordine del giorno. Il mio posto preferito è la Cafeteria, dove mi mescolo con i tedeschi studiando e bevendo del cattivo caffè americano.

Una delle cose più brutte finora di questo Erasmus è stato trovare casa. Tutto è cominciato quando in un giorno di piena estate mi è arrivata una mail dall’università ospitante che diceva che non c’era più posto negli studentati e che sostanzialmente dovevo arrangiarmi. C’è voluta una lunga odissea per arrivare all’appartamento dove sono adesso, ma ora sono davvero soddisfatto perché mi trovo molto bene con i coinquilini: mi sopportano quando invito gente, mi lasciano i miei spazi e soprattutto mi riempiono di complimenti quando cucino italiano.

La cosa più bella invece finora è il gruppo di amici che si è formato. Ormai siamo diventati una grande famiglia perché viviamo gioie e tristezze, divertimenti e disagi sempre insieme. Gli italiani sono la maggioranza degli Erasmus e quindi ho modo di parlare la mia lingua madre, anche se ho dovuto confrontarmi con i dialetti, le parlate e gli accenti più diversi da tutto lo stivale. Insomma, oltre al tedesco sto imparando anche l’italiano, cosa che non mi sarei mai aspettato.

Ora scrivo da casa mia in Italia perché sono tornato per le vacanze, ma fra pochi giorni sarò di nuovo in quella che ormai è diventata la mia seconda casa. Il passaggio tra Castiglione delle Stiviere e Düsseldorf è sempre fortissimo, ma dev’essere così. Purtroppo non sono riuscito a passare da Verona, ma mi manca tanto e non vedo l’ora di camminare ancora ai piedi dell’Arena o sotto le arcate del chiostro, di studiare in Frinzi e di bere uno spritz dopo gli esami.

La mia speranza e il mio augurio è quello di tornare in Italia alla fine del soggiorno e di vedere che qualcosa è cambiato in meglio. L’Italia vista da fuori e da lontano è più bella di quanto si possa immaginare, ma c’è ancora tanto da fare. Io credo nell’Italia. La materia prima c’è ed è di ottima qualità, siamo noi italiani che dobbiamo farne un capolavoro”.

#univrtellers | Marco

Lettere da Cambridge

Cari Davide e Francesca,

Stamattina mi sono svegliato prima del previsto e appena ho aperto gli occhi una canzone mi è scoppiata in testa. Non mi capita spesso, ma ci sono momenti in cui semplicemente arrivano dal nulla e se non le ascolto immediatamente e con il volume al massimo sto male. Mi sono alzato, ho aperto Spotify, ho fatto partire il pezzo e tirato su la tapparella della finestra per salutare il nuovo giorno. Il sole mi ha abbagliato, ma qualche secondo dopo sono riuscito a mettere a fuoco.

Cambridge. C’è un sole bellissimo oggi a Cambridge.

Negli ultimi mesi abbiamo parlato a lungo dei miei progetti. Vi ho tenuti aggiornati su tutti gli sviluppi della mia domanda Erasmus, da quando questa possibilità ha balenato remota nella mia testa sotto forma di vago sogno irrealizzabile, fino a quando si è concretizzata in quella tanto attesa e sospirata lettera di accettazione da parte del college. Ad essere del tutto onesti, credo di non aver mai realizzato nulla finché non mi sono trovato in fila per il check-in, con il documento stretto in una mano, la carta d’imbarco nell’altra e il cervello in tilt. Tutte le trafile burocratiche, le ore trascorse spulciando i siti delle università straniere, le corse dietro ai professori per la firma dei documenti, gli esami immolati sull’altare del Learning Agreement perfetto e tutti gli altri numerosi nodi che, lentamente, sono riuscito a sbrogliare. Credo di aver fatto tutto inconsciamente. Sapevo che volevo fare questa esperienza e ho quasi agito d’istinto, senza pensarci. Tanto, mi dicevo, non mi prenderanno mai. Poi però succede che, d’un tratto, ti ritrovi da solo sulla navetta che ti porta dal gate all’aereo e ti domandi come ci sei finito, come se tutte queste cose le avesse fatte qualcun altro. È solo in quel momento che l’adrenalina ti esplode dentro e gli sforzi dei mesi precedenti confluiscono in un macigno enorme nello stomaco. L’ansia, in quel momento, era tale che, nonostante non fosse la prima volta e nonostante non vedessi l’ora di volare di nuovo, anche il viaggio in aereo mi ha un po’ spaventato e ad ogni piccola vibrazione mi ritrovavo con gli occhi chiusi e a trattenere il fiato. Non ho un bellissimo ricordo del volo. L’aereo era così rumoroso da non consentirmi neanche di ascoltare la musica, di leggere non se ne parlava e un forte mal di testa è puntualmente arrivato. Credo che l’ansia accumulata e ignorata nelle precedenti settimane si sia scaricata tutta in quelle due ore di volo, perché arrivato all’aeroporto Stansted ero tremendamente stanco e a dir poco stordito.

Senza neanche il tempo per pensare, sono salito su un vagone e mi sono trovato sul treno per Cambridge, ovviamente accompagnato da valigia, trolley e zaino in spalla. Circa 40 chili di beni essenziali, più quelle pochissime cose che, dalla stanza di Verona, sono riuscito a forzare in quella cerniera che non si vuole mai chiudere. Pochi ma essenziali pezzi di vita vissuta, ricordi di un anno incredibile. Salutare Verona è stata davvero la cosa più difficile (a parte forse salutare i nonni). Ero solo uno dei tanti studenti fuori sede, ma quella città significa così tanto per me che sarebbe impossibile scrivere qualcosa che renda anche solo minimamente l’idea.

Il primo giorno ero troppo stanco per fare qualsiasi cosa, ma la mattina dopo mi sono alzato e, armato di mappa, ho fatto un tour del college. Sembrava un sogno. Era molto freddo e umido e il cielo coperto e bianco. Non il clima migliore per un meteoropatico come me, ma non importava. Era perfetto così. Era l’atmosfera perfetta. Il college era praticamente deserto e credo che non dimenticherò mai le emozioni di quella prima escursione. Qualcuno stava prendendo lezioni di canto, quindi nei pressi del library court potevo sentire una donna cantare. Credo ci fossero anche le prove del coro in corso, perché ovunque andassi c’era sempre questo coro ad accompagnarmi e a rendere il tutto ancora più surreale e onirico.

Il tempo qui scorre molto velocemente. È come la vita da studente fuori sede a Verona, ma tutto è accentuato all’ennesima potenza. Ogni giorno incontro e mi presento a circa quindici facce nuove, facce di cui due secondi dopo ovviamente non ricordo il nome (se mai ne ho capito lo spelling esatto) e che una settimana dopo so bene di aver già visto ma non ricordo dove. I ritmi imposti dall’università sono molto serrati e tenere il passo richiede molto impegno. Per mesi ho continuato a ripetermi «Che saranno mai tre corsi in un anno?», invece la mole di studio settimanale spesso ti consente a malapena di mettere il naso fuori a ora di pranzo per andare in mensa, e i sabati sera trascorsi in biblioteca a scrivere essay sono ormai una costante. Poi, nonostante le certificazioni linguistiche fossero un prerequisito essenziale al momento dell’application e nonostante i molti test e colloqui telefonici volti ad accertare il mio livello di inglese, il confronto diretto con la lingua non è sempre facile, ma il pensiero di quanto potrò migliorare da qui a nove mesi mi dà la forza di lottarci ogni giorno.

È bello stare qui. Ogni volta che il gioco si fa troppo duro e lo sconforto da inizio Erasmus mi assale, mi basta guardarmi intorno per ricordarmi quanto sono fortunato, e cerco di pensare alla preziosa opportunità che, quasi inconsciamente, mi sono creato.

Spero di riuscire ad aggiornarvi presto. Nel frattempo vi lascio con alcune curiosità e qualche foto.

  • Finalmente sono riuscito a coronare un mio sogno e ho iniziato un corso di lingua Islandese. Probabilmente è la cosa più inutile al mondo, ma rimane pur sempre una figata assurda.
  • La settimana a Cambridge inizia di giovedì e nessuno, neanche i professori, è in grado di spiegare il perché.
  • Sono finito in un college che sembra Hogwarts. Ho una toga da indossare per le occasioni formali, una sala grande in cui mangiare e persino un ripostiglio nel sottoscala.
  • Le nuvole si muovono più veloci qui.

Abbiate cura di Verona fino al mio ritorno.

A presto,

Valerio

#selfiedalmondo, parte 4

Ciao univrtellers fans! Ritorna, in questo fine settimana soleggiato, l’appuntamento dedicato alle esperienze di studio all’estero. Lo facciamo con una nostra “vecchia” conoscenza, Camilla Raffaelli, studentessa di Marketing e Comunicazione d’Impresa all’università di Verona, che ha trascorso il World Wide Study alla University of Massachusetts di Boston.

Cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

Dopo aver vissuto l’Erasmus, volevo fare un’esperienza simile ma che mi portasse fuori dai confini europei, di preciso in America. Ho cercato se e quali opportunità ci fossero e dopo aver scoperto l’esistenza del World Wide Study sapevo che avrei fatto domanda. Quando mi sono iscritta alla magistrale in Marketing l’obiettivo cui puntavo era quello, perché queste sono il tipo di esperienze che solo l’università ti può offrire, che arricchiscono la tua persona e il tuo curriculum. Sono opportunità che, se non fatte ora, si rimpiangono poi; tutti dovrebbero avere il coraggio di coglierle. Una parte di me voleva “fuggire” da qui per capire cose ci poteva essere lontano, capire quale direzione prendere per il futuro, capire se l’America era un punto d’arrivo o di partenza.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza World Wide Study?

Indimenticabile – Formativa – Matura

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La vita dello studente americano è organizzata in semestri che sono a loro volta suddivisi a metà. Diventa molto frenetica a ridosso dei “midterms” (esami di metà corso) e degli esami finali (finals), mentre è più rilassata nei periodi centrali. La frequenza alle lezioni è obbligatoria, salvo piccole eccezioni. Le classi sono di numero contenuto, favorendo la partecipazione attiva e il dialogo tra studenti e professori. Il voto finale è comprensivo di diversi fattori: partecipazione, saggi brevi, presentazioni ed esami. Molto della vita degli studenti americani ruota attorno allo sport, alla partecipazione a club e la percentuale maggiore se non quasi la totalità lavora.

Quali arricchimenti personali porterai a casa?

Porterò con me la consapevolezza di aver fatto la scelta migliore che potessi fare per la mia formazione, di aver rischiato tanto ma aver ricevuto tanto; di essere in grado di vivere in una grande città, di cambiare i miei ritmi di vita, di adattarmi al punto da non voler più tornare, di essere lontana da famiglia e amici, ma di sentirli comunque vicini e di non aver paura a vivere la mia di vita, ovunque mi porti. L’America è un mondo diverso ma che può offrire molte opportunità, molti legami, molte prospettive nuove, senza mai dimenticare il punto da cui si è partiti.

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Qualcuno di voi ha già fatto o ha in programma un’esperienza all’estero? Se si, fateci sapere in quali luoghi avete studiato o verso quali mete siete diretti 🙂

#univrtellers | Francesca

#selfiedalmondo, parte 3

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Bentrovati #univrtellers fans! Ritorna oggi l’appuntamento con l’esperienza Erasmus raccontata direttamente da coloro che l’hanno vissuta. Vi proponiamo di seguito la testimonianza di Camilla Raffaelli, studentessa di Marketing e Comunicazione d’Impresa all’università di Verona.

Camilla, cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

Fin dal primo momento in cui mi sono iscritta all’ università di Verona il mio obiettivo è stato l’ Erasmus, e le ragioni erano diverse. Avendo frequentato il liceo linguistico avevo, e tuttora ho, una propensione per le lingue. L’inglese in particolare è sempre stata la mia favorita, tanto che già durante gli anni del liceo avevo fatto brevi vacanze studio in Inghilterra ed Irlanda. In primis, dunque, volevo accrescere la mia capacità di parlare in inglese, quasi a livello di lingua madre. Inoltre, amo viaggiare e vedere nuovi posti e l’Erasmus mi sembrava l’occasione perfetta. Volevo mettermi in gioco, essere indipendente e capire se ce l’avrei fatta da sola. Mi incuriosiva vedere ed interagire con un modo diverso di apprendere, studiare e di vivere la vita da studente. Ovviamente c’era in me anche l’intenzione di divertirmi.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza Erasmus?

  1. Emozionante
  2. Irripetibile
  3. Giovane

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La vita dello studente universitario in Inghilterra è molto diversa da quella in Italia. Gli studenti devono seguire lezioni e seminari, quest’ultimi in gruppi ristretti di 10 o 15 persone. Oltre alla preparazione personale, le valutazioni vengono date anche in base alla partecipazione, alla realizzazione di presentazioni e discussioni e alla redazioni di saggi brevi. Il voto finale quindi non è dato da un singolo esame. Tuttavia, bisogna dire che gli studenti inglesi trovano anche tempo per festeggiare: la mattina all’università e la sera divertimento (tranne nei periodi clou di fine semestre).

Quali arricchimenti personali porterai a casa dopo tale esperienza?

Sono cresciuta e cambiata durante questa esperienza, mi sono tolta delle paure e costruita delle sicurezze. Sono più consapevole di quello che riesco a fare da sola, ho incontrato tante persone e culture differenti che mi hanno insegnato a vedere il mondo con occhi diversi e a capire che la realtà non è una soltanto.

 

Camilla Raffaelli

Vogliamo ringraziare Camilla per la sua disponibilità, augurandoci che contributi simili possano servire ai nostri studenti per avere un’idea più chiara sulla questione Erasmus.

Qualcuno di voi ha già fatto o ha in programma un’esperienza all’estero? Se si, fateci sapere quali luoghi avete visitato o verso quali mete siete diretti. Sognando posti esotici io ritorno a studiare!

A presto giovani matricole! 🙂

#univrtellers | Davide

 

 

#selfiedalmondo, parte 2

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Cari neo-studenti, bentornati! Considerato l’interesse suscitato dai post precedenti riguardanti le possibilità formative all’estero, vi proponiamo anche questo venerdì la testimonianza diretta di chi  ha vissuto in prima persona l’esperienza Erasmus. La settimana scorsa abbiamo letto le impressioni di Paola a proposito del suo soggiorno alla Fichtburg State University in Massachusetts. Oggi, invece, lasciamo la parola a Muhamed, studente di Biotecnologie che ha deciso di trascorrere un periodo di formazione alla University of Primorska in Slovenia.

Caro Muhamed, cosa ti ha spinto a trascorrere un periodo di studi all’estero?

In primo luogo ho pensato che l’integrazione in un nuovo contesto con persone provenienti da nazionalità diverse mi potesse aiutare ad implementare il mio inglese. In secondo luogo la voglia di aprire le mie vedute a nuove culture, a diversi modi di essere e la possibilità di visitare nuovi luoghi.

Quali sono le tre parole chiave che utilizzeresti per fotografare la tua esperienza Erasmus?

  1. Intercultura
  2. Studenski Boni (buoni per ristoranti)
  3. Mare

Com’è la vita dello studente universitario all’estero? Da quali ritmi è scandita e come si distingue da quella in Italia?

La Slovenia è un paese molto ben organizzato e l’università nella quale sono stato ospite ha sempre risposto in maniera adeguata alle esigenze di tutti noi studenti. La vita universitaria all’estero è scandita da ritmi diversamente impegnativi rispetto al sistema italiano. Le lezioni sono  maggiormente incentrate sulla partecipazione dei frequentanti piuttosto che sull’impegno domestico, con ampia possibilità di scambio di opinioni durante le lezioni.

Quali arricchimenti personali porterai a casa dopo tale esperienza?

Una marea. Il mio inglese che si è dovuto per forza di cose rafforzare, le persone che hanno condiviso con me quest’esperienza, i posti che ho visitato, le cose che ho mangiato, le culture di persone provenienti da diverse parti del mondo, ma soprattutto la voglia che ha acceso in me di continuare a viaggiare, conoscere e confrontarmi.

 

E dalla nostra mini-gallery “Selfie dal mondo”, ecco qui Muhamed!

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#univrtellers| Francesca