#VeronaInLove2017, un mare di eventi per tutti

Ciao Followers,

come state? La sentite anche voi questa atmosfera d’amore nell’aria? Ebbene sì, anche quest’anno è arrivata Verona in Love! Una manifestazione del tutto singolare e veronese al 100% che celebra l’amore in tutte le sue sfumature.

Le iniziative organizzate in città sono state spalmate su quattro giorni: dall’11 al 14 febbraio. Oggi per esempio sono previsti eventi di ogni tipo: selfie e giochi per le coppie, messaggi d’amore originali da scrivere sul muro posizionato nel cortile Mercato Vecchio e tanti altri ancora…insomma ce n’è per tutti i gusti.

Ma se tra di voi c’è qualche amante del cinema come me, sicuramente non vi sarà sfuggito il “Love film fest”, il festival del cinema sentimentale che si è tenuto in Gran Guardia dal 9 al 12 febbraio. Ed è proprio nell’ambito di questa iniziativa che sabato 11 febbraio ho avuto l’opportunità di assistere ad una conferenza con Carlo Verdone. Avete capito bene, Carlo Verdone! L’attore infatti era a Verona per assistere alla proiezione del suo film “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” e per incontrare il pubblico. Devo dirlo ragazzi, l’emozione era tanta…perché per quanto si possa scorgere per le vie di Verona gente relativamente famosa, assistere ad un incontro con un regista e attore del calibro di Verdone e restare ad ascoltarlo per un paio d’ore ad una distanza minima è stato quasi indescrivibile. E ovvio, mi di direte “vabbè ma mica è Steven Spielberg!”…certamente no, anche io ero partito un po’ con questo presupposto nella mente anche perché di film suoi ne conosco pochi, eppure vi assicuro che quando me lo sono trovato davanti l’emozione poteva essere la stessa. L’impressione che mi ha fatto è stata più che ottima: una persona umile, di spirito…un comico genuino come non ce ne sono più molti in televisione. Per questo ho voluto provare a dare anche a voi l’opportunità di assaporare il momento con questo video che ho fatto durante la conferenza: [youtube https://www.youtube.com/watch?v=FzkLBposFHY&w=560&h=315]

Fateci sapere se ci sarete oggi in giro per Verona, noi ci saremo!

Non mi resta da dire altro se non “Buon San Valentino agli innamorati”!

Univrtellers|Davide

#monsteruniversitytour

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Ciao Followers!

“Dopo la tanto agognata laurea e le tanto sognate foto con la corona d’allora in testa, cosa farò?”

È una domanda che qualunque studente universitario si pone almeno qualche volta nel corso della propria tortuosa vita accademica, e che ogni volta lo fa sprofondare nel panico. Diciamocelo: per quanto possiamo lamentarci della lezione noiosa alle otto del mattino, della mole di libri da studiare per appena 3 crediti, dell’ansia da sessione d’esame, non ce la passiamo poi tanto male. È quello che verrà dopo che fa tanta paura, soprattutto in un’epoca incerta come la nostra in cui trovare un lavoro che ci piaccia e che sia attinente ai nostri studi sembra sempre più un’utopia.

Non sono qui per sconfortarvi, però!  Al contrario, oggi voglio parlarvi di un’iniziativa che il 22 febbraio approderà nel nostro ateneo: il Monster university tour.

Gli argomenti che verranno trattati sono relativi al mondo del lavoro:

  • Strategie e consigli sulla ricerca di lavoro online;
  • Suggerimenti per affrontare al meglio il colloquio di lavoro;
  • Lavoro e social network;
  • Cosa scrivere (e cosa invece non scrivere!) per rendere il proprio CV efficace;
  • Web reputation e personal branding.

Insomma, una bellissima opportunità per tutti gli studenti e i laureati che vogliono mettersi in gioco e migliorare il proprio profilo professionale.

Organizzato da Monster.it, uno dei leader mondiali del recruiting online, in collaborazione con l’Ufficio job placement, l’incontro sarà alle 10 nell’aula T1 del polo Zanotto.  La partecipazione è gratuita, ma è necessario prenotarsi mandando una email con oggetto “Iscrizione Monster University Tour” a placement@ateneo.univr.it  entro il 19 febbraio.

Non so voi, ma io non ho intenzione di perdermelo!

Francesca | Univrteller

#CNU2017, cercasi atleti per il CUS di Verona

Ciao Followers,

come state? Se siete nella fase “sedentarietà da esami”, oggi vi voglio consigliare un evento sportivo a cui partecipa ogni anno il CUS Verona: sto parlando dei CNU, i Campionati nazionali universitari.

La manifestazione è organizzata annualmente, sin dal 1947, dal Centro Universitario Sportivo Italiano (CUSI) e dai vari Centri Sportivi Universitari (CUS); si svolge ogni anno in una città diversa e in due diverse sessioni, una invernale per i giochi invernali e quella primaverile per le altre discipline.

Quando e dove? I campionati si svolgeranno a Catania dal 9 al 18 giugno 2017.

Chi può partecipare? Tutti gli studenti universitari nati dall’ 1/1/1989 al 31/12/1999 che praticano uno degli sport elencati qui.

Se siete interessati ad aggregarvi e a difendere i colori della nostra università, non esitate a contattare il CUS via mail all’indirizzo info@cusverona.it , altrimenti fate due passi e andate direttamente a trovarli nella sede in Viale dell’Università, 4.

Fateci sapere se parteciperete!

A presto,

Univrtellers|Davide

L’Erasmus ti cambia la vita

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Ciao Followers!

State ancora boccheggiando nel mare di appunti, libri, slide e ansia che ogni sessione d’esami porta con sé? Be’, vi capisco e vi sono vicina. E vi consiglio di prendervi una pausa per dare un’occhiata al bando Erasmus che il nostro ateneo ha da poco pubblicato. Lo so, lo so, ve ne ho parlato soltanto una settimana fa e rischio di essere ripetitiva. Il fatto è che spero davvero di riuscire a instillare in voi il desiderio di fare le valigie e lanciarsi in questa avventura. Se il racconto della mia esperienza in Germania non fosse stato sufficiente, condivido oggi con voi le parole dell’associazione Ase Esn Verona.

Francesca | Univrtellers

“Nel momento in cui mi chiedono cosa ci sia di così speciale nel progetto Erasmus, mi trovo sempre in difficoltà a trovare una risposta diretta che non occupi una buona mezz’oretta e non annoi a morte chi mi sta ascoltando. Sarà che una volta che lo sperimenti sulla tua pelle diventa pressoché impossibile definirlo in poche parole, sarà che ti lascia un’impressione decisamente troppo complessa da poter essere ridotta a qualche parola chiave, fatto sta che l’Erasmus ti cambia la vita, come dice il motto dell’associazione Erasmus Student Network, che da più di vent’anni si occupa degli studenti in mobilità internazionale. Nato esattamente trent’anni fa, il progetto riflette quella voglia di unità e integrazione che ha caratterizzato i primi passi della Comunità Europea, e ha permesso di trasmetterli a milioni di giovani europei, che sempre più di frequente vediamo combattere per un’Europa più unita, in un periodo di fratture e divisioni.

Sulla carta sembra un’idea semplice, quella di trasferirsi all’estero per un periodo di studio, e forse al giorno d’oggi un po’ scontata. Dopo i primi anni di rodaggio, il programma si è espanso fino a raggiungere numeri elevatissimi, ed è entrato nell’immaginario comune. Raccomandazioni di fare un periodo all’estero piovono da tutti i lati di questi tempi, non solo durante il percorso universitario, ma anche durante gli anni della scuola superiore, se non prima. Eppure, una volta prenotato il biglietto aereo, trovato casa per vie traverse e salutato mamma e papà cercando di non far vedere l’emozione, l’esperienza di vivere all’estero per alcuni mesi riesce sempre a stravolgerti. Quasi sempre positivamente. Non è soltanto lo studio in una lingua straniera, anche se ovviamente anche questo fa la sua parte, a rendere l’Erasmus uno dei progetti migliori di sempre. Piuttosto, è tutto il contorno di esperienze che lo caratterizzano, partendo dalle cose più semplici, come ad esempio riuscire fare una lavatrice senza far uscire tutto di un rosa indefinito, arrivando alle amicizie che si formano durante i viaggi improvvisati, le gite nei weekend, ed gli eventi ad hoc. Essere Erasmus ti fa provare in prima persona cosa voglia dire essere straniero, nel bene e nel male, mentre allo stesso tempo ti fa sentire parte di una comunità più grande, che crede nello superamento delle barriere. Spesso ti mette a confronto con pregiudizi che nemmeno sapevi di avere, aprendoti gli occhi. E alla fine dei giochi, quando stai per tornare a casa con un bagaglio di ricordi indelebili, ti fa capire che siamo italiani, tedeschi, polacchi ma, soprattutto, siamo tutti europei.”

Roberto Digennaro, presidente Ase Esn Verona

 

#Orientamento in ateneo

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Ciao Followers!

Come state? Immagino che la risposta, nel pieno della sessione d’esami, sarà “Be’, si potrebbe stare meglio”. Anche io sto passando le ultime settimane sommerso da libri e appunti, e non vi nego che spesso ho provato l’impulso di mollare tutto e andare a vendere il cocco su una spiaggia tropicale. Se c’è qualcosa che me l’ha impedito, è la passione che nutro per quello che studio. Sembra un’ovvietà, ma è proprio in questi momenti che ci si rende conto di quanto sia importante scegliere il percorso accademico giusto. Importante e per niente facile. Ricordo bene il senso di panico che ho provato quando i festeggiamenti per la fine della scuola sono giunti al termine. Ok, finalmente ho il mio agognato diploma. E adesso? Diciamocelo chiaramente: le persone che a diciotto anni sanno cosa vogliono dalla vita sono davvero poche. E io non ero tra queste.

Mi sarebbe stato utile un servizio come quello che il nostro ateneo propone ormai da diversi anni: l’open week. Dal 13 al 17 febbraio, infatti, gli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori avranno la possibilità di prendere parte a degli incontri di orientamento sulle varie aree didattiche, da Economia fino a Lettere, arti e comunicazione, passando per Medicina e Professioni sanitarie. Durante queste giornate si terranno anche le simulazioni dei test d’ingresso ai vari corsi (sono gratuite, ma è obbligatorio iscriversi).

Da quest’anno, inoltre, le porte della nostra università si apriranno, da febbraio a giugno, anche per le lezioni aperte: gli iscritti al quarto e quinto anno delle scuole superiori potranno infatti partecipare ad alcune lezioni, per comprendere quali sono gli argomenti trattati e quale il linguaggio usato. E per sperimentare, anche solo per qualche ora, cosa significa essere uno studente universitario. Il calendario delle lezioni aperte sarà reso disponibile a febbraio.

Insomma, non spaventatevi alla vista di orde di adolescenti in giro per i corridoi e le aule! L’unico rischio che correte è quello di sentirvi irrimediabilmente vecchi.

Univrtellers | Davide

Storie di Erasmus

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Ciao Followers, come state?

Avete visto che il nostro ateneo ha pubblicato il bando per prendere parte all’Erasmus? È ormai una vera e propria istituzione per gli studenti universitari di tutto il mondo, e sono sicura che avrete sentito o letto questa parola un milione di volte. Ma sapete davvero di cosa si tratta? L’Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, è il programma di mobilità studentesca nato nel 1987 dalla collaborazione tra l’associazione studentesca AEGEE e la Commissione Europea. Quest’anno spegne quindi 30 candeline. E durante questi 30 anni, sono milioni i ragazzi e le ragazze che l’hanno usato per aggirarsi per l’Europa (e non solo), vivendo per un periodo che va dai 3 ai 9 mesi in una città straniera,  frequentandone l’università oppure svolgendovi un tirocinio. Tra questi ci sono anche io, che oggi voglio raccontarvi la mia esperienza.

Nel 2013 ho infatti riempito le valigie di maglioni, aspettative e paure, e sono salita su un aereo che mi ha portata a Kassel, in Germania, dove sono rimasta un semestre in qualità di exchange student. Ricordo ancora la sera di fine marzo in cui sono arrivata: si moriva di freddo, il mio cellulare era fuori uso, non capivo una parola di tedesco e non sapevo come raggiungere lo studentato. Insomma, la prima cosa a cui ho pensato è stata: fatemi tornare a casa! L’impatto non è stato dei più felici, ma è bastato pochissimo perché l’Erasmus si trasformasse per me in un’avventura incredibile, che mi ha insegnato tanto.

Mi ha insegnato ad approcciarmi allo studio in un modo diverso rispetto a quello che avevo sempre usato. In Germania non esistono tomi da 500 pagine da studiare, e gran parte della valutazione del docente dipende dall’interesse mostrato e dagli interventi fatti in classe. Sapete cosa si prova a starsene in piedi di fronte a 20 tedeschi che ti fissano mentre esponi la tua presentazione in una lingua che non è la tua? Be’, posso dirvi quello che ho provato io: il desiderio che nel pavimento si aprisse una crepa e mi inghiottisse.

Mi ha insegnato ad adattarmi a una cultura totalmente estranea alla mia. Non sarei sincera se dicessi che è  stato sempre facile e immediato, ma certo è che ci sono stati usi e costumi che ho accolto con grande piacere (qualcuno ha parlato di birra alle 10 del mattino?).

Mi ha insegnato che le amicizie che vanno oltre le differenze linguistiche, religiose e culturali non sono soltanto possibili, ma bellissime. Una piccola ma importante parte della persona che sono oggi la devo a tutti coloro che ho conosciuto all’estero: spagnoli, francesi, americani, irlandesi, turchi. Alcuni di loro sono stati la mia seconda famiglia durante quei sei mesi e continuano a essere tra i miei amici più cari, poco importa se ci sono 1000 o 10000 chilometri tra noi.

Mi ha insegnato che sentirsi a casa in un posto così lontano e così diverso da quello in cui sei nato e cresciuto è una sensazione strana ma magica, che ti coglie nei momenti più insignificanti: mentre cammini per le trafficate vie del centro una domenica pomeriggio e ti rendi conto di capire quello che le persone attorno a te stanno dicendo, oppure quando sei sull’autobus, di ritorno dall’università, e riconosci tutti gli edifici che ti sfilano accanto.

È una cosa che non avrei mai immaginato, ma in quella cittadina nel cuore della Germania ci ho lasciato un pezzetto di cuore. E quindi quello che mi sento di consigliarvi è cogliere al volo questa opportunità, fare un respiro profondo e buttarsi a capofitto. Di sicuro non ve ne pentirete.

Univrtellers | Francesca

#Shoah: eventi in Univr per non dimenticare

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Ciao Followers,

come state? Immagino siate già tutti impegnati con gli esami della sessione invernale…d’altronde prima o poi doveva arrivare il momento.

Oggi vogliamo ricordare, con qualche giorno di anticipo, un momento estremamente importante per la storia dell’umanità: la Shoah.
La giornata della memoria
, che come ogni anno viene celebrata il 27 gennaio, è una ricorrenza speciale, è il momento in cui tutto il mondo ricorda le vittime dell’olocausto e ricorda gli orrori commessi dall’umanità in nome di un’insensata ideologia. La data, come immaginerete, non è stata scelta a caso: è infatti il giorno in cui l’armata rossa ha liberato il campo di concentramento di Auschwitz nel 1945.
Non dimenticare ciò che è successo per non rifare gli stessi errori: questo è quello che noi e le nuove generazioni dobbiamo avere sempre presente.

A questo proposito, la nostra università ha organizzato una serie di 5 eventi nell’ambito “Memoria Memorie” che si terranno tra il 24 e il 26 gennaio.I momenti per ricordare non mancheranno: incontri, mostre tematiche e anche una suggestiva rappresentazione teatrale, di e con Rosanna Sfragara.

DI COSA TRATTA LO SPETTACOLO? “La primavera”, questo il titolo della rappresentazione, è ispirata all’ultimo capitolo del libro “Nessuno di noi ritornerà – Auschwitz e dopo” di Charlotte Delbo, partigiana italofrancese sopravvissuta all’olocausto.

DOVE e QUANDO? Lo spettacolo sarà rappresentato nella corte al piano interrato del polo Santa Marta il 25 gennaio alle ore 21, con ingresso libero sino ad esaurimento posti.

Noi ci saremo di sicuro, e voi?

A presto,

Univrtellers|Davide

#AddioZygmuntBauman, il filosofo della società liquida

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Ciao Followers,

come state?

Oggi nessuna bella notizia purtroppo, vogliamo infatti ricordare il grande Zygmunt Bauman, scomparso pochi giorni fa all’età di 91 anni.

Chi era? Un sociologo e un filosofo polacco. Nonostante fosse ebreo, è riuscito a sfuggire quando i nazisti hanno occupato il suo Paese e si è arruolato in un’unità militare sovietica dopo esser diventato comunista. Ha collaborato con numerose riviste di settore, tra cui “La sociologia di tutti i giorni”, del 1964. Dopo un avvicinamento al pensiero di Marx e di Lenin si è avvicinato a Gramsci e Simmel. Nella sua carriera, non è mancato poi l’impegno come docente in varie università, da Varsavia a Tel Aviv e Leeds.

I suoi lavori. Bauman ha focalizzato le sue prime ricerche sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei lavoratori, passando poi a temi più moderni. In particolare, è ricordato per uno dei suoi lavori più recenti, in cui ha spiegato la postmodernità attraverso delle metafore di modernità liquida e solida. Nei suoi libri ha ribadito più volte che l’incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori, legando tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.

Ma questo è solo uno dei tanti pensieri del sociologo, che si è espresso su diversi temi – non risparmiando le critiche – tutti molto attuali e fortemente dibattuti, esprimendo il suo pensiero anche su importanti testate, come La Repubblica e L’Espresso. Indignazione, etica del lavoro, estetica del consumo, analisi dell’olocausto, internet e populismo, post-panopticismo e molti altri ancora. Favorevole all’accoglienza di profughi e migranti, ha dedicato molte parole al rapporto con “l’altro”, lo straniero, visto sempre più spesso come una minaccia.

Un contributo di rilievo quelle che ci ha lasciato, sotto molteplici punti di vista: ciò che è certo, è che lascerà un grande vuoto nella nostra società.

A presto,

Univrtellers | Francesca

 

Verona si conferma #migliorateneo

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Ciao Followers,

come state? Come procede il vostro rientro dopo le abbuffate natalizie? Noi ce la siamo presa con calma come potete vedere 🙂

Oggi vogliamo inziare l’anno nuovo con una bellissima notizia: Verona si conferma il miglior ateneo d’Italia. A decretarlo la classifica delle università italiane pubblicata il 2 gennaio sul quotidiano “Il Sole 24 Ore“. Premiata anche quest’anno l’eccellenza dell’ateneo scaligero che si riconferma il migliore ateneo statale a livello nazionale, così come nelle edizioni 2014 e 2015. I dettagli della classifica sono consultabili al seguente link.

“Apprendiamo con soddisfazione – ha dichiarato il rettore Nicola Sartor – il risultato della classifica pubblicata da Il Sole 24 Ore, che vede l’Università di Verona prima assoluta nella classifica generale delle migliori università statali in Italia. Verona, che precede Trento e Bologna, raccoglie con orgoglio i frutti dei posizionamenti al primo posto nella precedente valutazione Anvur (2004-2010) dei prodotti di ricerca e nei giudizi sull’alta formazione. Ottimo posizionamento viene ottenuto sull’occpuazione dei nostri laureati a un anno dal conseguimento del titolo e sulla capacità di attrazione della risorse per progetti di ricerca. I brillanti risultati ottenuti sono il frutto di un impegno collettivo di tutta la comunità accademica.Le classifiche costituiscono, inoltre, una fonte addizionale per individuare i punti su cui concentrare i nostri sforzi di miglioramento”.

Noi ce lo aspettavamo, e siamo molto soddisfatti della nostra #univr 🙂

A presto!

Univrtellers | Davide

#VacanzediNatale PT. 1

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Ciao followers, come state?

Ormai siamo agli sgoccioli: le vacanze natalizie sono alle porte! Lo so bene…c’è chi inizia a fare il conto alla rovescia già nei primi giorni dell’anno nuovo, chi dopo un lungo periodo di lezioni vuole giustamente prendersi una pausa e chi invece non vede l’ora che arrivi Natale per ricongiungersi con i propri cari. Voi in quale gruppo vi riconoscete?

Io non credo di appartenere al primo: per me ogni periodo dell’anno può nascondere sorprese e portare soddisfazioni personali, quindi non aspetto il 24 dicembre con eccessiva trepidazione. Non penso nemmeno di far parte della seconda categoria…o meglio non del tutto (insomma, chi non vuole una pausa dopo mesi di estenuanti lezioni, preappelli e quant’altro? Quando ci vuole ci vuole!)

Direi invece che mi sento molto più legata a quel terzo gruppo di persone che aspettano il Natale per stare con i propri cari. Ehi, intendiamoci, non sono una “mammona”! Eppure secondo me il calore che ti può dare la famiglia, soprattutto nel periodo natalizio, non lo trovi facilmente e non è per nulla scontato.

Le lezioni sono praticamente finite per molte facoltà e gli studenti fuori sede iniziano a ritornare a casa. Io mi sono resa conto che avrei lasciato Verona per più di 20 giorni al casello autostradale, quando ho ritirato il biglietto. Lì ho pensato: “Accidenti…riuscirò a stare lontana dalla città per così tanto tempo? Riuscirò a tenere i miei ritmi anche con la mia famiglia intorno? Ma soprattutto…ho spento il gas??”; ma nello stesso momento in cui pensavo a queste cose, mi sono ricordata dell’amore che riempie casa mia, e sicuramente quella di ognuno di voi, quando si fa ritorno da chi ci vuole bene; mi sono ricordata dell’albero di natale pieno di luci vicino al divano e l’immenso presepe che occupa buona parte del salotto (conosco dei veri maestri a riguardo); mi sono ricordata di quanto è bello stare insieme alla Vigilia di Natale, chi mangiando l’impossibile e chi guardando “Una poltrona per due”, ma ciò che conta è che è sempre una grande emozione.

Come immaginerete, la strada per tornare a casa non l’ho nemmeno vista (e non vi preoccupate, ho rispettato tutti i limiti…o quasi…) e quando sono arrivata era tutto lì, come previsto, niente di più e niente di meno: casa dolce casa. Per chi poi come me ha la fortuna di vivere circondato dalle montagne, lo spettacolo è anche più suggestivo: vette imbiancate, freddo polare e un cielo che promette neve…cos’altro dire? Che le vacanze natalizie abbiano inizio!

P.S. Non vi preoccupate…il gas l’ho spento!

E voi come passerete le vacanze? 

Buon Natale a tutti!

Univrtellers | Francesca