Ma Alex Zanardi come fa?

“Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”

Eunice Kennedy, Chicago 1968

Nello sport non esiste il Diverso, ma solo l’Universale, il tutti. Bellissime parole che ho avuto anche l’occasione di mettere in pratica. E, devo dire, mi sono divertito un sacco. Sabato scorso, infatti, nel palazzetto “Gavagnin” di Scienze motorie dell’UNIVR, ho trascorso una mattinata all’insegna della promozione dell’attività sportiva per i disabili. Tutti noi presenti, con o senza disabilità, abbiamo messo da parte ogni differenza e ci siamo messi in gioco tra Basket, calcio a 7 e Orientiring. Che partite, ragazzi! E che insegnamenti…Uno su tutti: i limiti del corpo non corrispondono ai limiti dell’animo, del coraggio e della forza di volontà. Certo, non tutti possono essere come Alex Zanardi, pluricampione di handbike, ma lo sport produce ben più profondi effetti di premi e titoli: voglia di superare i propri limiti, sfide stimolanti, nuove amicizie e uscita dall’isolamento.

Ho parlato dell’iniziativa Universabile con Donatella Donati, professoressa dell’università di Verona, e Valeria Marconi, coordinatrice del progetto.

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 #univrtellers | Davide

Job e Orienta, le vostre foto

Ciao ragazzi! Ecco come si presentava lo stand dell’università di Verona venerdì scorso!

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Come promesso oggi dedichiamo questo post ai protagonisti del Job e Orienta appena concluso. Vi riconoscete? Fateci sapere…

#univrtellers | Francesca

Job e Orienta, giorno 1

Ciao a tutti…giorno pienissimo nella nostra prima incursione al Job e Orienta che animerà la fiera di Verona con i suoi convegni e stand fino a sabato. Durante la mattina il banco della nostra università è stato letteralmente preso d’assalto. Centinaia, forse migliaia, di studenti delle ultime classi delle superiori in cerca di risposte e informazioni sul loro futuro scolastico. I tutor dell’orientamento, in pieno regime, hanno dovuto lavorare parecchio. Anche il nostro angolino degli #univrtellers ha riscosso un grande interesse. E la bacheca piena di post-it ne è l’esempio. Perchè siete venuti al Job e Orienta? Cosa avete scritto? Date un’occhiata…

Ecco una carrellata di foto. Non sono tutte ma nella prossima puntata avremo sicuramente modo di aggiornarci 🙂 Seguiteci per vedervi immortalati nella nostra polaroid. Siete venuti bene?

#univrtellers | Francesca e Davide

#univrtellers al Job e Orienta

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Ieri stavo giusto riflettendo sul mondo del lavoro. Tasto dolente, penserete subito voi. Come darvi torto? I dati non mentono. L’Istat, nel mese scorso, ha rilevato che il tasso di disoccupazione dei ragazzi tra i 15 e 24 anni è pari al 44,2%. Quattro su dieci sono a casa, per chi di voi non ha molta familiarità con i numeri. Lavoro è uguale a deserto, si può dire. Le poche oasi disponibili, stage e contratti determinati, si aprono per i più fortunati e per chi è riuscito a sfruttare a pieno i propri talenti. Servirebbe una bussola, e il Job e Orienta, appuntamento che si terrà da giovedì 20 a sabato 22 novembre in Fiera, viene in nostro soccorso. Sì perché il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro si apre nel segno di “futuro” e di “imparare lavorando”.

Anche quest’anno la nostra UNIVR sarà presente con il suo stand ricco di proposte e contenuti informativi per i giovani. E noi ci saremo, con le nostre nuovissime felpe! Riconoscerci sarà facilissimo…non farti mancare l’occasione di venire a trovarci. Anche perché, molto modestamente, le nostre proposte sono super cool. Chi lo desidererà, spero molti, potrà lasciare un commento sull’università e su ciò che si aspetta dall’avventura universitaria. Ci sarà l’occasione di essere immortalati nella nostra polaroid e partecipare a brevi interviste video e foto. Verrà tutto condiviso sui nostri canali social, Facebook, Instagram e Youtube . Non ci facciamo mancare niente quindi. E ricordatevi: se volete essere anche voi narratori della vostra università del futuro, l’hashtag #univrtellers non deve mancare nei vostri post.

#univrtellers | Davide

È la nostra giornata!

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Ciao, amici univrtellers! Tra i tanti guai causati dalle incessanti piogge di questo weekend, oggi c’è un piccolo motivo d’orgoglio per iniziare la giornata con il sorriso. Sì, perché è la giornata internazionale dedicata agli studenti. La ricorrenza si celebra ogni anno il 17 novembre per rivendicare il diritto allo studio e il diritto degli studenti a esprimersi. La data è però il frutto e l’anniversario di un fatto tragico: gli eccidi nazisti di studenti e professori cecoslovacchi che si opponevano alla guerra nazista.

Torniamo indietro nel tempo, nel lontano 1939, fine ottobre a Praga. Alcuni studenti della facoltà di Medicina dell’università Carolina stavano celebrando l’anniversario dell’indipendenza della Repubblica Cecoslovacca. Le autorità naziste sedarono la rivolta e, nei tumulti, lo studente Jan Opletal fu colpito da un’arma da fuoco e morì l’11 novembre. Il suo corteo funebre, composto da migliaia di studenti, si trasformò presto in una manifestazione anti totalitarismo. A questo punto le forze dell’ordine furono costrette a prendere misure drastiche: tutti le scuole superiori furono chiuse, 1200 studenti furono arrestati e deportati in campi di concentramento e il 17 novembre nove di questi furono giustiziati senza processo.

Ecco i loro nomi:

  • Josef Matoušek,
  • Jaroslav Klíma,
  • Jan Weinert,
  • Josef Adamec,
  • Jan Černý,
  • Marek Frauwirt,
  • Bedřich Koukala,
  • Václav Šafránek,
  • František Skorkovský.

Per questo, il 17 novembre è stato dichiarato per la prima volta giornata internazionale degli studenti nel 1941 a Londra dal Consiglio internazionale degli studenti.

#univrtellers | Francesca

Lettere da Cambridge

Cari Davide e Francesca,

Stamattina mi sono svegliato prima del previsto e appena ho aperto gli occhi una canzone mi è scoppiata in testa. Non mi capita spesso, ma ci sono momenti in cui semplicemente arrivano dal nulla e se non le ascolto immediatamente e con il volume al massimo sto male. Mi sono alzato, ho aperto Spotify, ho fatto partire il pezzo e tirato su la tapparella della finestra per salutare il nuovo giorno. Il sole mi ha abbagliato, ma qualche secondo dopo sono riuscito a mettere a fuoco.

Cambridge. C’è un sole bellissimo oggi a Cambridge.

Negli ultimi mesi abbiamo parlato a lungo dei miei progetti. Vi ho tenuti aggiornati su tutti gli sviluppi della mia domanda Erasmus, da quando questa possibilità ha balenato remota nella mia testa sotto forma di vago sogno irrealizzabile, fino a quando si è concretizzata in quella tanto attesa e sospirata lettera di accettazione da parte del college. Ad essere del tutto onesti, credo di non aver mai realizzato nulla finché non mi sono trovato in fila per il check-in, con il documento stretto in una mano, la carta d’imbarco nell’altra e il cervello in tilt. Tutte le trafile burocratiche, le ore trascorse spulciando i siti delle università straniere, le corse dietro ai professori per la firma dei documenti, gli esami immolati sull’altare del Learning Agreement perfetto e tutti gli altri numerosi nodi che, lentamente, sono riuscito a sbrogliare. Credo di aver fatto tutto inconsciamente. Sapevo che volevo fare questa esperienza e ho quasi agito d’istinto, senza pensarci. Tanto, mi dicevo, non mi prenderanno mai. Poi però succede che, d’un tratto, ti ritrovi da solo sulla navetta che ti porta dal gate all’aereo e ti domandi come ci sei finito, come se tutte queste cose le avesse fatte qualcun altro. È solo in quel momento che l’adrenalina ti esplode dentro e gli sforzi dei mesi precedenti confluiscono in un macigno enorme nello stomaco. L’ansia, in quel momento, era tale che, nonostante non fosse la prima volta e nonostante non vedessi l’ora di volare di nuovo, anche il viaggio in aereo mi ha un po’ spaventato e ad ogni piccola vibrazione mi ritrovavo con gli occhi chiusi e a trattenere il fiato. Non ho un bellissimo ricordo del volo. L’aereo era così rumoroso da non consentirmi neanche di ascoltare la musica, di leggere non se ne parlava e un forte mal di testa è puntualmente arrivato. Credo che l’ansia accumulata e ignorata nelle precedenti settimane si sia scaricata tutta in quelle due ore di volo, perché arrivato all’aeroporto Stansted ero tremendamente stanco e a dir poco stordito.

Senza neanche il tempo per pensare, sono salito su un vagone e mi sono trovato sul treno per Cambridge, ovviamente accompagnato da valigia, trolley e zaino in spalla. Circa 40 chili di beni essenziali, più quelle pochissime cose che, dalla stanza di Verona, sono riuscito a forzare in quella cerniera che non si vuole mai chiudere. Pochi ma essenziali pezzi di vita vissuta, ricordi di un anno incredibile. Salutare Verona è stata davvero la cosa più difficile (a parte forse salutare i nonni). Ero solo uno dei tanti studenti fuori sede, ma quella città significa così tanto per me che sarebbe impossibile scrivere qualcosa che renda anche solo minimamente l’idea.

Il primo giorno ero troppo stanco per fare qualsiasi cosa, ma la mattina dopo mi sono alzato e, armato di mappa, ho fatto un tour del college. Sembrava un sogno. Era molto freddo e umido e il cielo coperto e bianco. Non il clima migliore per un meteoropatico come me, ma non importava. Era perfetto così. Era l’atmosfera perfetta. Il college era praticamente deserto e credo che non dimenticherò mai le emozioni di quella prima escursione. Qualcuno stava prendendo lezioni di canto, quindi nei pressi del library court potevo sentire una donna cantare. Credo ci fossero anche le prove del coro in corso, perché ovunque andassi c’era sempre questo coro ad accompagnarmi e a rendere il tutto ancora più surreale e onirico.

Il tempo qui scorre molto velocemente. È come la vita da studente fuori sede a Verona, ma tutto è accentuato all’ennesima potenza. Ogni giorno incontro e mi presento a circa quindici facce nuove, facce di cui due secondi dopo ovviamente non ricordo il nome (se mai ne ho capito lo spelling esatto) e che una settimana dopo so bene di aver già visto ma non ricordo dove. I ritmi imposti dall’università sono molto serrati e tenere il passo richiede molto impegno. Per mesi ho continuato a ripetermi «Che saranno mai tre corsi in un anno?», invece la mole di studio settimanale spesso ti consente a malapena di mettere il naso fuori a ora di pranzo per andare in mensa, e i sabati sera trascorsi in biblioteca a scrivere essay sono ormai una costante. Poi, nonostante le certificazioni linguistiche fossero un prerequisito essenziale al momento dell’application e nonostante i molti test e colloqui telefonici volti ad accertare il mio livello di inglese, il confronto diretto con la lingua non è sempre facile, ma il pensiero di quanto potrò migliorare da qui a nove mesi mi dà la forza di lottarci ogni giorno.

È bello stare qui. Ogni volta che il gioco si fa troppo duro e lo sconforto da inizio Erasmus mi assale, mi basta guardarmi intorno per ricordarmi quanto sono fortunato, e cerco di pensare alla preziosa opportunità che, quasi inconsciamente, mi sono creato.

Spero di riuscire ad aggiornarvi presto. Nel frattempo vi lascio con alcune curiosità e qualche foto.

  • Finalmente sono riuscito a coronare un mio sogno e ho iniziato un corso di lingua Islandese. Probabilmente è la cosa più inutile al mondo, ma rimane pur sempre una figata assurda.
  • La settimana a Cambridge inizia di giovedì e nessuno, neanche i professori, è in grado di spiegare il perché.
  • Sono finito in un college che sembra Hogwarts. Ho una toga da indossare per le occasioni formali, una sala grande in cui mangiare e persino un ripostiglio nel sottoscala.
  • Le nuvole si muovono più veloci qui.

Abbiate cura di Verona fino al mio ritorno.

A presto,

Valerio

#DoNotMissTheChicken

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Buongiorno cari amici univrtellers! Reduce da un incontro ravvicinato del “Tacche tipo” posso affermare con certezza che le esperienze deliranti capitano anche al di fuori dei film. Proprio l’altro giorno, mentre stavo vagando per i corridoi del Polo Zanotto alla ricerca della redazione della Gallina Ubriaca, probabilmente alcuni di voi sapranno di cosa io stia parlando, mi sono imbattuta in un singolare quanto bizzarro figuro.

Dopo un’ora di giri a vuoto, e quando stavo per perdere le speranze, una voce baritonale che parlava a volume sostenuto è giunta alle mie orecchie, lo si sentiva per tutto il corridoio! Insomma, curiosa mi sono avvicinata alla fessura per sbirciare all’interno. Un ragazzo dalla chioma chiara e arruffata stava parlando a un gruppo di persone che, a dirla tutta,  sembrava stessero facendo tutto fuorché ascoltarlo. Mi è venuta subito in mente la scena del cappellaio matto in “Alice nel paese delle meraviglie”, ovviamente mi è scappato da ridere, forse un po’ troppo forte. Un ragazzo con gli occhiali si è accorto della mia presenza e prima che potessi scappare, come un fulmine, mi sono ritrovata davanti al baritono sorridente. Allora mi sono resa conto di essere arrivata! Il cuore della Gallina Ubriaca era davanti a me.

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#univrtellers | Francesca

Preparate le vuvuzela per l’8° campionato interfacoltà di calcio a 5

Soccer Ball on Halfway Line --- Image by © Matthias Kulka/zefa/Corbis

Amici sportivi, amate giocare a calcio? Ho l’occasione perfetta per voi. Prendete le vecchie scarpe appese al chiodo e rispolverate i calzettoni dimenticati nella borsa. Il Cus con il contributo e in collaborazione con l’università e l’Esu organizzano il campionato interfacoltà di calcio a 5. Da novembre a maggio le squadre, che si devono iscrivere entro il 14 novembre, saranno impegnate in un torneo a gironi formati da 6 a 9 squadre. Il bando per l’iscrizione delle squadre lo potete trovare sul sito del Cus e qui. Le giornate per iscriversi sono: lunedì 10 novembre 10-13.30; giovedì 13 9-13 e venerdì 14 9.30-13.30.

Il torneo è diviso in due fasi: le gare di andata e ritorno all’interno dei gironi e la fase finale dei play off. Non avrete un attimo di respiro tra le 240 partite in programma, tra gare da giocare e amici da sostenere sugli spalti, questi mesi saranno pieni di emozioni.

Sede e campo quest’anno sono nuovi, le partite si giocheranno in via Casorati a Borgo Venezia, nel dipartimento di Scienze motorie. Attenzione però che cambiano anche i documenti necessari per iscriversi. Armatevi di pazienza e di un buon gioco sul cellulare perché dovrete affrontare l’interminabile fila dal medico. È necessario infatti il certificato medico sportivo non agonistico con frequenza cardiaca a riposo e misurazione della pressione o un certificato agonistico. Se siete studenti fuori sede e il lungo viaggio verso casa vi impedisce la gita dal medico, non temete. Il Cus ha pensato anche a voi, è stata creata una convenzione con un centro di medicina dello sport che fornirà il servizio dei certificati a tariffa agevolata. Le divise ufficiali, come gli scorsi anni, sono targate Joma.

Ora avete tutte le informazioni (questo il sito del Cus) che vi servono per alzarvi dal divano, dimenticare il plaid e correre a iscrivere la vostra squadra al torneo.

#univrtellers | Davide

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Corte Maddalene, l’inaugurazione

Bentornate giovani matricole dell’UNIVR! L’inizio di novembre porta con sè novità importanti per noi studenti. La cosiddetta “Cittadella della cultura” di Veronetta si è arricchita, infatti, di un nuovo spazio di studio e di vita universitaria, e che spazio. Stiamo parlando di Corte Maddalene, un antico monastero risalente ai primi decenni del 1200, ora ristrutturato e trasformato in una moderna residenza universitaria con ogni confort. Il tutto grazie al contributo della Regione Veneto e dell’Esu di Verona per un costo totale di ben dieci milioni di euro. Ben spesi però! La struttura potrà accogliere al suo interno 116 studenti dell’università che avranno a disposizione sette aule studio, una sala polifunzionale, l’infermeria e anche una palestra per i più sportivi. Unica pecca se vogliamo trovare il pelo nell’uovo: solo 3 punti ristoro da dividere fra tutti quanti, sicuramente pochi. L’inaugurazione si è tenuta al gran completo venerdì scorso: era presente anche Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ecco le foto dell’apertura del complesso…

#univrtellers | Davide