#SanValentino è alle porte. Lo faccio entrare?

“Nella bella Verona dove la scena è collocata, due famiglie di pari dignità piombano per rancori antichi in una nuova discordia che insozza le mani dei cittadini con il loro stesso sangue. Dai lombi fatali di questi nemici, trae vita una nuova coppia di sfortunati amanti, le cui sventure pietose con la morte, la faida dei loro genitori seppelliscono.”

Quale modo migliore di citare Romeo e Giulietta, immortale capolavoro di Shakespeare, per celebrare questa giornata dedicata all’amore? E quale città è forse più azzeccata della romantica e splendida Verona, per chi oggi si scambia cioccolatini e promesse di amore eterno?

Ebbene sì, cari followers, proprio oggi moriva San Valentino, martire cristiano del III secolo. Fu decapitato per la sua fede o sbranato da qualche single, secondo un’altra versione.

È ormai noto che questo 14 febbraio, definito “festa degli innamorati”, ha un carattere esclusivamente consumistico, che non si collega più con alcuna celebrazione cristiana. Il relativo bombardamento pubblicitario ne è una prova schiacciante.

Sono tante le varianti del significato attribuito a questa festa: una leggenda, ad esempio, narra che il Santo era solito offrire un fiore colto dal suo giardino alle giovani coppie che passavano di lì. Un giorno una coppia volle sposarsi con la benedizione di Valentino; da allora molte altre coppie fecero altrettanto, finendo per innalzare, nel corso dei secoli, San Valentino come patrono di tutti gli innamorati.

Chiedendo in giro, sono rimasta sorpresa nello scoprire che, in realtà, non molte persone danno importanza a questa festività. C’è chi la combatte dicendo che “San Valentino è per chi non ha abbastanza immaginazione per essere romantico tutto il resto dell’anno”, e chi, come me, ci scherza su e prende l’essere single con filosofia.

Ora che i miei studi universitari sono giunti al termine e la prospettiva di una buona carriera è proprio davanti ai miei occhi, ho poco tempo per pensare all’amore. Non rimugino più sulle ragioni della mia solitudine e non mi preoccupa più il non essere desiderata da qualcuno. Sono una donna completa nella mia individualità, che non sente più il disperato bisogno di un’anima gemella per sentirsi felice. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ce l’ho fatta e come suggeriva Shakespeare, “ho imparato che non posso esigere l’amore di nessuno; posso solo dar loro buone ragioni per apprezzarmi ed aspettare che la vita faccia il resto”.

Perciò che siate single o fidanzati, sposati o divorziati, soli o accompagnati, innamorati pazzi o rubacuori inconquistabili, festeggiate questo giorno con la leggerezza che già lo rappresenta. Non sbuffate di fronte alle mani intrecciate degli altri o ai palloncini a forma di cuore, ma siate felici della gioia che vi circonda e fatene vostra una parte. Amate voi stessi, prima di chi oggi vi regala fiori, e soprattutto amate l’amore. Amatelo così com’è, nella sua eterna, indispensabile e splendida essenza, e prendetevi un attimo per apprezzare ciò che avete senza pretendere di più.

 

Buon San Valentino a tutti. E guardatevi un film d’amore strappalacrime

                                                                                                                                          Francesca | UnivrTellers

L’ottimismo è il profumo della #laurea

Hanno sempre definito Leopardi un pessimista. Per me non lo è mai stato. Cosa aveva di diverso dagli altri scrittori? Ti diceva le cose come stanno; senza filtri né illusioni. Un perfetto realista che ti spiegava il senso della vita nella sua cruda e disarmante verità; un autore straordinario e mal compreso che ti parlava delle gioie della vita come sfuggenti, finite, mentre il nostro desiderio di piacere resta meravigliosamente infinito. Ed è a Leopardi che penso adesso, giunta al mio traguardo. Mi laureo e so già che appena finiti i festeggiamenti, mi fermerò dicendomi: “E adesso?”. Una soddisfazione che solo per un effimero intervallo di tempo resterà piena; poi la sentirò farsi a metà, finché mi ritroverò a cercare un’altra terra promessa da raggiungere.

E Leopardi parla proprio di questo quando, nel suo Zibaldone, fa l’esempio del cavallo: un uomo desidera un cavallo, il desiderio di ottenerlo lo rende vivo; l’attesa del piacere diventa essa stessa il piacere (ricordate il celebre spot del Campari red? Ecco, anche lì c’è lo zampino del mio amato Giacomo). Ma ecco che l’uomo ottiene il suo tanto agognato cavallo e un senso di vuoto lo travolge. Comincia a desiderare altro, e sapete perché? Perché ottenendo il cavallo ha raggiunto un piacere finito, mentre i suoi desideri se ne stanno lì, irrimediabilmente infiniti. Il nostro desiderio di piacere è infinito. E questo non significa che, come hanno pensato in molti, saremo destinati all’infelicità, piuttosto, saremo sempre in cerca di qualcosa di nuovo, sempre in preda alla voglia di desiderare; mai stanchi, sempre vivi. In fin dei conti, che vita sarebbe senza desideri? Cosa ci rende uomini vivi se non il puntare a un sogno, a un obiettivo?

“Noia: il desiderio di desideri”, diceva Lev Tolstoj, e io di cose da desiderare ne ho tante. La fine del mio percorso universitario è solo l’inizio di un’altra bellissima storia. E voi? Quanti sogni avete ancora da realizzare?

Con questo interrotivo vi lascio, miei cari follower. Spero che per voi io sia stata una dolce compagnia tra una sessione e un’altra. Condividere con voi le mie esperienze, i miei pensieri e i miei disastri è stato un piacere. Un grande in bocca al lupo a tutti! (E leggete Leopardi)

 

Francesca

Segni rossi e #cinefilia

Cari Followers,

Mentre rileggevo alcune pagine della tesi che sto scrivendo, impazzendo tra i segni blu e rossi annotati dal mio relatore, ho ripensato alla scena di un film che ho visto tempo fa.

Amanda, dopo l’ennesimo rimprovero del suo capo, nel fast-food dove lavora, esasperata, gli getta addosso l’olio bollente con cui stava per friggere le patatine. Dopo un urlo di rabbia, prende le sue cose e scappa via più veloce che può.

Non viene voglia anche a voi, ogni tanto, di lasciarvi andare a un momento di pazzia e gettare tutto al vento o urlare finché il vostro vicino di casa non viene a suonare alla porta? In momenti come questo, non resta che chiudere tutto quello che state facendo e guardare un film. Se, come me, state affrontando un periodo intenso, fatto di scadenze, dubbi e studio, prendetevi due minuti per leggere questo post e sintonizzarvi coi miei pensieri.

Ho vissuto avventure oltre i confini dello spazio, sono tornata indietro nel tempo per risolvere questioni in sospeso, e ho incontrato mille volti lungo il mio percorso. Ho pianto e riso e mi sono emozionata e arrabbiata, in alcuni momenti, ma sempre con la voglia di andare fino in fondo e di vedere la fine della storia o di risolvere il mistero. Il cinema ti conduce in posti inesplorati, sia fuori dalla tua stanza, che all’ interno della tua mente. Sarà per questo che è una delle mie grandi passioni? Forse sì. E quando penso che quello che provo non sia abbastanza, mi immergo in un’altra storia, vivo assieme al protagonista le sue avventure o i suoi problemi e mi dimentico, per un istante, dove sono.

Dove sono? Sono con Martino che, frastornato, si imbatte in Amanda durante la sua corsa per fuggire dalla polizia, e sono sempre con lui quando decide di nasconderla nel Museo del Cinema di Torino, dove lavora come custode. E mentre mi perdo tra la bellezza della Mole Antonelliana domandandomi cosa accadrà tra Martino e Amanda quella notte, conosco “l’Angelo”, il fidanzato della ragazza, che di mestiere ruba automobili.

Pazzesco, no? La tesi mi sta guardando agguerrita, su questo schermo bianco in attesa della mia ispirazione, ma io questa notte ho cose più importanti da fare. Devo aiutare Martino a capire che la vita non è un film muto degli anni Venti e che può spiegare ad Amanda i suoi sentimenti.

Troppe chiacchiere e riflessioni e, nel frattempo, mi sono dimenticata di raccontarvi che spesso, quando voglio svagarmi dopo lo studio, vado in un cinema storico di Verona, che si trova proprio in piazza Bra. Al Rivoli  ci sono stata moltissime volte e amo il suo ambiente accogliente e la scelta dei film che vengono proposti ogni settimana. E se anche voi, come me, siete appassionati di film d’autore o di festival cinematografici, Verona ha molto da offrire. Ogni anno organizza diverse rassegne di cinema, che si svolgono al Palazzo della Gran Guardia, come il “Love Film Festival” (l’anno scorso ho visto Carlo Verdone dal vivo), oppure nei cinema più importanti della città, come il Cinema Alcione, che, attualmente, sta ospitando una rassegna dedicata al cinema inglese.

Qual è stato l’ultimo film che avete visto? Vi è piaciuto? E qual è il film che riguardate per sentirvi a casa? Quello che vi ha fatto emozionare la prima volta e che, da allora, non se ne è mai andato dai vostri pensieri. Io ne ho molti e per fortuna c’è ancora un universo di film da scoprire. Altre storie poetiche e surreali mi attendono. La storia di questo post, però, finisce qui. Ora ritorno al mio film, “Dopo mezzanotte” … O meglio, alla mia tesi.

                                          Francesca | Univrtellers

GOODBYE

Ciao a tutti,

Ammetto di non essere mai stato un butel troppo sentimentale, ma concedetemi di dedicare questo post non solo a voi, a chi si è già laureato e a chi è in procinto di farlo, ma anche a me stesso, al Davide del passato che i primi giorni di università si continuava a guardare intorno spaesato.

Il 22 novembre finalmente mi sono laureato e, tra la gioia della mia famiglia e la felicità dei miei amici, mi hanno proclamato Dottore di Informatica. E’ stato un percorso duro e difficile, ma anche pieno di soddisfazioni e di incontri che porterò sempre con me. Vedere i miei commuoversi (sì…anche tu Matteo, inutile negare) e festeggiare con i “compagni di sventure” bevendo tutta la notte (e dimenticando il mio nome) è stato davvero emozionante. Mi sono sentito leggero e felice e tutti i miei dubbi e le mie ansie quel giorno sono scomparsi.

Non pensavo sarebbe stato così bello laurearsi e anche se qualche tempo fa ero molto negativo riguardo il mio futuro e la mia prossima condizione di “disoccupato”, raggiungere questo importante traguardo mi ha fatto capire quanto sia fondamentale impegnarsi e andare per la propria strada. Altrove mi attendono nuove sfide e nuovi traguardi. Ricominciare da capo spaventa tutti e anche se il mondo, là fuori, non sembra così roseo, sento che c’è un posto anche per me.

Un’altra cosa che non mi aspettavo da questa laurea, è quanto fosse faticoso indossare la camicia e la cravatta per tutto quel tempo. Mi sembrava di impazzire e sentivo il sudore scendere dal colletto della camicia. Mia madre me l’aveva stretto così tanto che in alcuni momenti ho fatto fatica a deglutire! Della discussione, sembra strano, ma non ricordo molto e, onestamente, ero talmente agitato quando sono stato interpellato dal controrelatore, che credo di aver fatto una gaffe, forse…ma poco importa! Altra news: mi hanno regalato un viaggio a Singapore per la prossima primavera! Ora sono qui a scrivervi, sono dottore e niente intralcerà il mio destino. Questo tono solenne per incoraggiare voi e in fondo anche un po’ me stesso. Perché ora inizia la fase veramente complicata: ricerca del lavoro, curriculum e colloqui.

Adesso, però, vorrei scrivere due parole e alcuni ringraziamenti. Un discorso “alla Aragorn” prima della battaglia finale davanti al grande cancello nero di Mordor. Dato che non li ho scritti, come è di consuetudine, alla fine della tesi, ho pensato di farlo qui.

Ringrazio innanzitutto la mia famiglia e ai miei amici per il sostegno e per aver creduto in me. Grazie a chi mi ha sopportato e supportato in tutti questi mesi di angoscia e privazioni, per finire un percorso universitario un po’ lungo, diciamo. Ma l’università non è solo studio ed esami. Quindi, vorrei ringraziare anche il mio pubblico di lettori virtuali, perché attraverso il progetto di UnivrTellers e i miei post, ho potuto confrontarmi con voi e mettermi in gioco. Ma soprattutto grazie a te, Davide del passato, così insicuro ma anche così tenace allo stesso tempo. Per non esserti mai arreso di fronte agli ostacoli, alle lavatrici sbagliate, ai due di picche delle ragazze e agli esami non passati. Se potessi tornare indietro, con la DeLorean di Doc, ti direi di fare esattamente quello che farai, sbagliando e imparando. Beh, però un consiglio accettalo: quella sera al Cambridge Laura non stava guardando te, mi spiace!

E con tutta la saggezza tipica di un neo-dottore, vi saluto amici! Che la forza sia con voi,

                                                                                                                                                 Davide|UnivrTellers

 

La laurea e il sogno del posto fisso

Carissimi followers,

oggi ho due notizie da non credere. La prima – che rinnovo per chi, come me, non abbia ancora trovato la forza per metabolizzarla – è che mi laureo davvero. Finalmente il sogno di incorniciare il diploma di laurea e inchiodarlo al muro si avvera. E sapete? Non vedo l’ora che arrivi quel giorno: recarmi allo sportello, ritirare la pergamena, agghindarla con una bella cornice in legno massiccio, sedermi su una bella poltrona e restare a fissarla, come un’ameba, oltre i confini del tempo. Perché, siamo onesti una volta tanto: il passaggio laureato-disoccupato dura quanto uno stappo di brut: pam! parenti commossi fino al surreale, tu in gonnella e parrucca che ti umili tra le vie della città a dividere cioccolatini scaduti con su stampata la tua faccia che più sbronza nemmeno a pagare, e… e cosa? Cosa volete che vi dica? Il confine da attuale disoccupando a disoccupato in erba è, davvero, impercettibile. Perché inutile prenderci in giro: l’attesa della disoccupazione è essa stessa la disoccupazione. So già che qualcuno criticherà questo mio volgere lo sguardo ilare verso l’isola dell’ottimismo e del posto fisso, ma, credetemi, quel giorno, mentre vedrete vostra madre strapparvi dalle mani la vostra bella corona d’alloro per piazzarsela in testa in memoria dei  tempi che furono (se furono), penserete a me e capirete queste parole.

Ed è proprio per questo che non dobbiamo mollare: siamo realisti, non illudiamoci, non culliamoci in attesa di un qualcosa che non verrà mai a prenderci di sua iniziativa. Ma, allo stesso tempo, non rintaniamoci a occhi chiusi e ginocchia tremanti nella metà vuota del bicchiere. In quella ci butteranno, di forza, per “farci le ossa”, dicono; per farci aprire gli occhi su un mondo che non ti accoglie con una carezza facendoti cenno con la mano per entrare. Al contrario, quella metà vuota sarà specchio di un mondo che abbiamo solo sbirciato, mentre eravamo ancora intenti a studiarlo dai manuali (o così abbiamo creduto). Quella metà vuota sarà fatta di un mondo dal “benvenuto!”, sberla, porta in faccia. Ma date retta a me: sudate e spaccatevi la schiena finché potete, ché quando vi tufferete nel bicchiere mezzo pieno, nuotare sarà più bello di quanto possiate immaginare.

Ma bando alle ciance e diamo il via alla seconda notiziola, quella a cui, ancora adesso, stento a credere. Il mio relatore sarà presente alla seduta, di persona, in carne e ossa, in mentis et in corpore. Rendersi conto di un evento simile è dura, lo so. Ma succede, succederà: il mio professore abbandonerà le spiagge sicule e gli ananas a forma di palma caraibica per me. Per il mio giorno. Come me l’ha comunicato? Su Skype, con lo sfondo di un cartellone stile Gianluca Vacchi, con scritto: #solocosebelle.

Augurandovi il meglio e tanti Cfu, vi saluto con effetto.

Davide

 

 

 

Come vivere al meglio il periodo universitario

Ciao ragazzi,

mi prendo una piccola pausa dallo studio per parlare un po’ con voi e, se me lo permettete, per dare qualche suggerimento, ormai da veterano, ai nuovi arrivati e a tutti coloro che stanno vivendo già da un po’ la vita universitaria.

Qualche giorno fa, chiacchierando con dei compagni di corso, ho notato che molti di loro, durante questi anni di studio, hanno vissuto il percorso universitario unicamente sotto il profilo della didattica, senza  entrare davvero nel vivo e partecipare ad alcuna attività extradidattica. Mi sembra davvero un peccato. Personalmente ho avuto l’occasione di andare a degli eventi, sia organizzati dall’università sia esterni ma dedicati agli universitari  e sono stati una grande opportunità, non solo perché interessanti o divertenti ma perché mi hanno permesso di conoscere molte persone, tra le quali quelli che oggi considero come i miei più grandi amici. Partecipare attivamente mi fa sentire parte del sistema e un vero cittadino veronese. È proprio questo il consiglio che mi sento di dare a tutti voi che state leggendo: non lasciate che il vostro percorso sia legato unicamente alle lezioni e agli esami, perché rischiereste, una volta terminato, di non esservi goduti quella che può diventare una bellissima esperienza, un bagaglio personale importante.

Proprio come per TEDx (qui potete trovare le recensioni di Davide e Francesca), ci tengo a rendervi partecipi di un altro evento che si terrà la prossima settimana in ateneo: l’UniVerò – il festival dell’orientamento al lavoro! È il terzo anno che viene proposta questa iniziativa, che quest’anno sarà dal 24 al 26 ottobre, durante la quale tutti gli studenti potranno ascoltare le testimonianze di importanti ospiti, di aziende leader, a livello nazionale e internazionale, dei settori del turismo, dell’economia, della finanza, del volontariato e della cultura. Al termine delle presentazioni ci sarà anche la possibilità di scambiare qualche parola con i rappresentanti delle aziende e lasciare il curriculum, come un vero e proprio recruiting day.

Tra gli ospiti, giusto per non lasciarvi sulle spine, ci saranno:  Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione italiana calciatori; Umberto Tossini, HR Manager di Lamborghini, Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore; Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino e… rullo di tamburi…Matilda De Angelis, attrice e vincitrice di diversi premi per il suo ultimo film, “Veloce come il vento”, al fianco di Stefano Accorsi, e Luca Rosini, ex inviato di Anno Zero, Piazza Pulita e Virus, ora conduttore in seconda serata su Rai2, che dialogheranno di cinema e documentari.

Qui potete trovare il sito con tutte le informazioni specifiche, non perdetevi questa occasione!

Se siete a conoscenza di eventi importanti che potrebbero interessare il mondo studentesco non esitate a comunicarceli. Condividiamo e facciamo rete per vivere al meglio l’università!

Davide | Univrtellers

Energia a mille… al #TEDxVerona 2017!

Ciao Followers!

Davide vi aggiornerà presto sulla situazione della sua tesi (ormai manca poco…), ma oggi voglio raccontarvi la mia esperienza al TEDxVerona 2017. Francesca vi ha già raccontato il suo punto di vista e per quanto mi riguarda condivido il suo entusiasmo e la sua soddisfazione: non vedo l’ora di tornarci l’anno prossimo!

Andiamo con ordine. Sabato c’erano i Lab e da buon appassionato di comunicazione mi sono fiondato a Giurisprudenza per “Social network analysis & data visualization”. L’ospite era Alessandro Zonin, niente meno che Social media strategy leader della divisione italiana di IBM. L’approccio di Zonin mi ha colto un po’ di sorpresa, ma forse proprio per questo il suo intervento è risultato molto interessante. Non ha parlato dei social network in termini informatici, ma sociologici, spiegando i concetti alla base di tutte le reti di relazioni. Poi è passato agli aspetti pratici, mostrando alcuni strumenti utili per valutare la presenza online di un tema o di un marchio. Bello anche il clima di confronto nato dagli interventi del pubblico.

Il tema del TEDx Verona di quest’anno era “Time to rock”. Fra tutti i personaggi interessanti saliti sul palco, uno decisamente sopra le righe è Niccolò Porcella. Definirlo solo “surfista” sarebbe riduttivo, visto che dedica la propria vita a diversi sport estremi. Niccolò sfida le onde con la tavola da surf e vola con la tuta alare, ma un infortunio alla mano destra sembrava poter interrompere la sua carriera. Il pubblico del TEDx è rimasto a bocca aperta ascoltando la storia del suo percorso di recupero dall’infortunio, fino a convincere i medici a provare un intervento che gli avrebbe permesso di tornare in attività. Secondo le prime diagnosi non avrebbe più potuto piegare il polso. Com’è andata a finire? Con la verticale di Niccolò sul palco della Gran Guardia a testimoniare la sua forza di volontà.

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Un’altra degli speaker, più che per la forza fisica, colpiva per la forza interiore. Maria Teresa Ferrari ha dovuto affrontare il cancro, ma con l’energia del suo sorriso aiuta le altre donne colpite dalla malattia. “La cura sono io” è la sua associazione, che vuole “Progettare bellezza, nonostante”. Questo era il titolo del suo intervento, che riassume l’intenzione di guardare avanti, senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà. Cosa fa nella pratica? Crea cappelli, i suoi #copripensieri, destinati a tutte le donne.

In un’edizione dal titolo “Time to rock” non poteva mancare un vero rocker. Di quelli pieni di energia, innamorati della musica e pronti a sperimentare. Il gran finale della giornata è stato affidato a Andrea Lovato, cantante e compositore, che ha parlato delle potenzialità della voce umana, di come è stata studiata e di come creare musica semplicemente con una loop station. Poi ha messo tutto in pratica, coinvolgendo tutto il pubblico del TEDx. Ci ha divisi in cinque cori, alcuni facevano gli strumenti e altri la voce. Con un crescendo graduale, quasi senza renderci conto, ci siamo trovati in un migliaio di persone a cantare Hey Jude dei Beatles!

Beh, bisogna dire che l’energia promessa da un titolo come “Time to rock” non è mancata! Ma ci sono stati anche momenti toccanti, formativi e stimolanti. Una giornata veramente piena e perfetta per ricaricare le batterie.

Qualcuno di voi è stato al TEDx Verona? O magari a qualche altra edizione? Raccontateci la vostra esperienza!

Matteo | Univrtellers

#TEDxVerona2017…It’s time to rock!

Due giorni di tour de force, incontri ed eventi stimolanti ed interessanti: questo è stato TEDxVerona 2017. Non so se qualcuno di voi ci ha fatto un salto, magari anche solo per vedere la Gran Guardia presa d’assalto dai partecipanti, ma vi posso assicurare che è stato incredibile! Dopo quattro anni più che soddisfacenti, infatti, TEDxVerona, che quest’anno aveva come tema “Time to rock”, si è allargato organizzando, oltre al tradizionale evento con dodici speaker, un’intera giornata dedicata ai workshop. Sareste stupiti di sapere quante cose si possono imparare nel corso di questi laboratori…

Per esempio: quante volte, cari followers, vi è capitato, parlando con amici, famigliari o fidanzati di rispondere con questa frase: “Sì, ma…”? Beh sappiate che ogni volta che pronunciate queste parole state andando incontro ad un vero e proprio conflitto, dove voi personificate il “prepotente” che vuole imporre il suo punto di vista. Dando per scontato che vi siate trovati in questa situazione parecchie volte, mi appresto a darvi una bella notizia: niente paura, c’è un modo per fare i prepotenti…senza essere beccati! Ovviamente questo non era lo spirito con cui si è svolto il workshop TEDxVerona che si è tenuto il 7 ottobre in Gran Guardia, come potrete immaginare. L’incontro “Dall’intuizione del singolo allo scenario per molti”, che si è tenuto nel corso della prima delle due giornate di TEDxVerona, dedicata a numerosi e svariati laboratori, si prefiggeva, in realtà, di far capire come costruire relazioni in modo efficace ed esporre le proprie idee senza essere giudicati. Frontman dell’evento è stato Silvio Lenares, executive coach di Milano, che dal primo momento ha coinvolto il pubblico del lab per capire cosa voleva portare a casa da quell’ora e mezza. Non me lo aspettavo, ma le risposte sono state davvero tante: un’insegnante, una psicologa, due banchieri, cinque ingegneri, insomma una moltitudine di persone che hanno chiesto a Lenares di trasmettergli un certo tipo di “savoir-faire”, se lo vogliamo chiamare così, un modo con cui affrontare le persone e la vita di tutti i giorni. Ebbene questo è stato il primo laboratorio sul tema “Personal Growth”, a cui ovviamente se ne sono affiancati tanti altri spalmati su cinque temi diversi: “Be TED”, “Visualization”, “Cities & Borders”, “Human” e “Digital & Tech”.

E come poteva non chiamarsi “crescita personale” almeno una delle aree workshop? Il collegamento alla seconda giornata evento, qui, pare obbligatorio, perché TED È crescita personale da qualsiasi punto di vista; è la scommessa di portare la propria storia di fronte ad un pubblico di mille persone per renderle partecipi delle proprie sconfitte, delle proprie vittorie e di ciò che sta in mezzo ad esse. Questa è, secondo me, la scommessa che da anni sta facendo Gianpietro Ghidini, fondatore dell’associazione Ema Pesciolino Rosso, bussando alle porte delle scuole italiane per cercare di indirizzare i ragazzi verso un futuro senza droga e dipendenze. La storia straziante che quest’uomo ha portato sul palco del TEDxVerona ha portato l’intera platea a commuoversi per il coraggio mostrato nel raccontare come un genitore possa sopravvivere alla morte del proprio figlio “per mano” degli stupefacenti. Concludendo il racconto, poi, Ghidini ha lasciato il pubblico con una sorta di mantra: “Do good rather than feel bad”, fai del bene invece di stare male.

Ma non si tratta solo di raccontare un’esperienza, si è parlato anche di attualità, di come va il mondo e la verità, la sapete anche voi, è che va male. Eppure il solo prendere coscienza di questa situazione non risolve gli innumerevoli problemi in cui versa l’Europa, un contesto che conosce molto bene Giampaolo Musumeci, giornalista e conduttore radiofonico, che, con un colapasta in mano, ha portato sul palco del TEDx il tema del traffico illegale di migranti. Ma non l’ha fatto come state pensando voi (o come avevo pensato anche io): ciò di cui ha parlato è la famosa “Trafficanti Inc.”, un’affermata compagnia di viaggi che offre pacchetti su misura a chiunque ne faccia richiesta. Insomma, Musumeci ha cercato di spiegare, con un pizzico di ironia, la situazione in cui versano il nostro continente e i migranti non solo a causa dei cosiddetti “boss dei trafficanti”, ma anche per colpa nostra. Quella della Trafficanti Inc., che fattura miliardi di euro all’anno, infatti, è una realtà che non si può fermare e come per i buchi di un colapasta (proprio quello che si è portato sul palco!) non avremo mai abbastanza dita, e forza, per chiuderli tutti. La soluzione? Investire non nella “chiusura” di quei buchi, come stiamo facendo ora, ma nella crescita dei paesi dove questi fenomeni iniziano per cercare, se non altro, di bloccarli sul nascere.

E non è finita qui, perché proprio mentre avevo in mano il cellulare aperto sui miei social network, qualcuno ha iniziato a parlare degli smartphone come “Idiot-phone” e non solo: ha detto che le informazioni che teniamo sui device di cui facciamo uso tutti i giorni non sono al sicuro, lanciando poi l’hashtag “io sono preoccupato”. Dopo il primo impatto, un misto di paura e stupore, ho ascoltato l’intervento di Alessio Pennasilico, noto hacker veronese conosciuto nel “sotto-sopra” del web come Mayhem, con molta attenzione. La cosa che mi ha davvero incuriosita è stata la non-chalance con cui ha spiegato alla platea la facilità con cui ognuno di loro poteva essere hackerato; dal computer, dal cellulare, dal televisore ormai, tutti possono essere presi di mira e ciò che è inquietante è il criterio con cui una persona viene scelta per essere truffata: nessuno! Ed effettivamente, se provate a pensarci anche voi, quante volte ci è capitato di ricevere email sospette dalla “banca” o da un indirizzo sconosciuto, dove ci venivano richiesti dati sensibili o anche solo di premere un link nel testo. Sì perché una volta che l’amo viene gettato nel mare del web, qualcuno di noi, sfortunati “pesci” ignari, abboccherà. Quindi come proteggerci? Password complesse, diverse, cambiate con regolarità e soprattutto consapevolezza di avere in mano strumenti che possono essere pericolosi, ma di cui gli unici “conducenti” siamo noi.

Ragazzi, questi due giorni sono stati illuminanti…e anche un po’ stancanti a livello fisico e mentale, ma alla fine di questo TEDxVerona, ho capito che “essere rock” non è sempre così difficile: andare controcorrente, superare momenti bui, dare vita alle proprie idee e portare avanti i propri principi è una cosa che possiamo fare tutti, basta impegnarsi e non mollare la presa.

Vi lascio quindi con un augurio o, se preferite, un consiglio: IT’S TIME TO ROCK!

E voi, avete partecipato a questi due giorni di fuoco del TEDxVerona 2017? Fatecelo sapere!

Univrtellers|Francesca

Weekend culturali in città #venetonight #TEDx

Eccoci qui amici followers!

Spero stiate bene e abbiate passato un bel weekend. Lo scorso venerdì mi trovavo in biblioteca Frinzi per cercare alcuni testi per la tesi ed uscendo ho deciso di ascoltare il consiglio di un amico che mi aveva invitato alla VenetoNight – La notte dei ricercatori, così l’ho raggiunto in piazza dei Signori.

È stato un evento magnifico, che ha unito ricerca – il mio amico ha presentato il suo progetto di ricerca di fronte al pubblico – e divertimento – la sera, tra gli ospiti, è intervenuto anche il grande Pif (si, quello de “Il testimone”. Lo adoro). C’era davvero molta gente e ho trovato la giusta carica per lanciarmi a capofitto nella mia tesi. Chissà, magari una volta conseguita la laurea potrei decidere anche io di continuare gli studi. Oltretutto, nel pomeriggio mi sono intrufolato alla famosa cerimonia del lancio del tocco dei dottori di ricerca, che si è tenuta in Cortile mercato vecchio, ed è stata davvero emozionante. Se siete interessati, qui potete trovare diverse foto della serata.

Così, sull’onda del sapere e della conoscenza, questa mattina ho fatto spese pazze (sto scherzando, ci sono gli sconti studenti!) ed ho acquistato i biglietti per TEDxVerona che si terrà il prossimo weekend, sabato 7 e domenica 8 ottobre. Non vedo l’ora!

…Che cosa? Non li avete ancora presi? Non disperate, ci sono ancora dei biglietti disponibili. Non sentitevi in colpa, saranno due giornate culturali molto interessanti. Facciamo così, dalla settimana successiva ritorniamo tutti sui libri, promesso. 😉

Ci vediamo presto.

Davide | Univrtellers

#Universiadi: Irene Baldessari e Laura Letrari alla conquista di Taipei

Ehilà Followers,

come va in questi grigi e tristi giorni di fine estate?  Io, come vi avevo anticipato, sono stata in vacanza! (grida di gioia). Sì è vero, me la sono goduta per circa un settimana e poi sono tornata qui, da voi, perché sentivo troppo la vostra mancanza…vabbè dai, diciamo che dovevo ricominciare a scrivere la tesi, ma mi siete mancati davvero, giuro!

Nel frattempo, mentre ero impegnata a fare la lucertola spaparanzata davanti al sole, due delle nostre colleghe hanno preso parte alle Universiadi, le Olimpiadi universitarie. Voi sapevate della loro esistenza? Io, purtroppo, no e non appena l’ho saputo sono corsa ad informarmi: la manifestazione si svolge ogni due anni in una città diversa (quest’anno a Taipei in Taiwan) e possono parteciparci i migliori atleti universitari. Per l’edizione 2017, che si è svolta dal 19 al 30 agosto, l’università di Verona ha scelto di mandare Laura Letrari e Irene Baldessari a rappresentare l’Italia. Laura, nuotatrice, ha gareggiato nei 100 metri stile libero, nei 200 misti e nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero, mentre Irene, per l’atletica leggera, ha corso gli 800 metri arrivando in semifinale.

Ma non è tutto: siccome so che siete curiosi, sono andata di persona a chiedere a Irene di parlarmi della sua esperienza a Taipei. Ecco cosa mi ha raccontato:

“Arrivati a Taiwan dopo 24 ore di viaggio fra volo e scali la prima cosa che abbiamo notato è stato il caldo umido che rendeva l’aria irrespirabile, la cordialità dei volontari di Taipei e il grigio della città. Con il passare dei giorni i primi due punti sono rimasti immutati ma per fortuna la prima impressione di grigiore è stata smentita dai colori sgargianti dei templi, dal verde delle piante e dall’azzurro del cielo. La cordialità e l’entusiasmo della popolazione di Taipei hanno caratterizzato tutta la trasferta, dalla vita in villaggio alle competizioni fino alle visite alla città! “Welcome to Taiwan” ci ha accompagnato in ogni momento! Porterò sempre nel cuore l’entusiasmo di vivere in un villaggio con persone provenienti da tutto il mondo e praticanti discipline così diverse tra loro così come l’emozione di gareggiare in uno stadio stracolmo di gente e lo sfilare con il tricolore durante la cerimonia d’apertura. È stata un’esperienza bellissima e per questo devo ringraziare le persone che l’hanno vissuta con me, quelle che mi hanno aiutato a raggiungerla e il mondo sportivo universitario tutto. È bello vedere come nel mondo lo sport universitario sia tanto importante e vivere tutto ciò in prima persona è stato ancora più bello. Ringrazio quindi infine il Cus Verona, che è stato un onore poter rappresentare nel mio piccolo dall’altra parte del mondo!”

Beh ragazzi, la prima emozione che ho provato quando mi ha detto queste cose è stata invidia, davvero. Immaginare di poter rappresentare non solo la mia università, ma l’Italia intera così lontano da casa dev’essere stato da togliere il fiato; senza contare che l’opportunità di conoscere atleti provenienti da tutto il mondo non capita tutti i giorni! E ora, che l’invidia ha lasciato il posto all’ammirazione, credo che sarete d’accordo con me nel ringraziare Irene e Laura per averci rappresentati e portati, anche se non a Taipei, almeno nel cuore, nel corso di queste Universiadi 2017.

Alla prossima!

Univrtellers|Francesca