#smartmellow, tra impegno e divertimento

Ciao Followers!

Come state? Vi siete ripresi dai bagordi di ieri sera? Dai, non fate finta di niente, perché sapete benissimo che sto parlando di Smartmellow, la giornata di festa che ha permesso a tutti noi studenti di vedere il polo Santa Marta in vesti ben diverse dal solito.

E non mi riferisco soltanto ai diversi ospiti che sono saliti sul palco o al dj set che ha movimentato la serata, trasformando l’università in una discoteca a cielo aperto, ma anche e soprattutto ai tanti, interessanti incontri che si sono svolti.

Davide Sorrentino ci ha parlato della sua società, Digital Magics, che si occupa di gestire le start up durante i loro primi mesi di vita, fornendo loro il necessario per muoversi, successivamente, in autonomia. Renato Tanchis di Sony Musica Italia, invece, ci ha fornito alcune dritte sul marketing digitale, di cui è un esperto. Non è finita qui, però. Nel pomeriggio, infatti, l’area Job Placement ha organizzato due appuntamenti con le aziende Air Dolomiti e Puntoventi, durante i quali si è discusso di lavoro, personal branding e web reputation. Bellissime opportunità per noi universitari che spesso e volentieri ci lamentiamo di passare troppo tempo sui libri, senza avere la possibilità di un confronto diretto con il mondo del lavoro.

Infine, ho davvero apprezzato la presentazione delle diverse associazioni universitarie. Da quelle più politicamente impegnate, come Udu e Suv, a quelle “esterofile”, come Aegee e Aisecs, passando per quelle che invece si occupano di informazione, che sia a livello cartaceo, come Pass e La gallina ubriaca, o a livello radiofonico, come Fan.

Insomma, Smartmellow è stata un successo. Nonché la dimostrazione che impegno e divertimento si possono coniugare. Anche all’università.

Davide | Univrtellers

 

 

 

#Vinitaly and the #students

Ciao Followers!

Come avete trascorso le vacanze? Io ne ho approfittato per ricaricare le pile, passare un po’ di tempo con la mia famiglia, divertirmi con gli amici e, ovviamente, abbuffarmi di cioccolata. Chi l’ha detto che le uova di Pasqua siano solo per i più piccoli? Io, che ormai sono cresciuta, continuo a esigerle. Da quando sono diventata “grande” , però, c’è qualcosa che mi piace ancora di più della cioccolata: il vino. Sì, lo so, messa in questo modo sembra che io sia un’alcolizzata, ma vi assicuro che non è così. Però, ecco, vivere in Veneto e non godersi un calice ogni tanto è davvero un ossimoro.

Così, dopo averne tanto sentito parlare, la settimana scorsa sono finalmente stata al Vinitaly, la più grande manifestazione al mondo dedicata al vino, giunta ormai alle 51esima edizione e da sempre ospitata dalla città scaligera, che in sua occasione si riempie di fermento, eventi e gente. Non credo che serva spiegarvi altro, dato che sicuramente sapete di cosa sto parlando. Però voglio farvi vedere l’intervista che ho fatto a Maurizio Ugliano, docente di Enologia della nostra università, a cui ho chiesto in che modo, al giorno d’oggi, i giovani si avvicinano al mondo del vino. Questa la sua risposta, con tanto di consigli per chi sogna di riuscire, prima o poi, a lavorare in questo settore.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=m9_ddYRtC5s&w=560&h=315]

Francesca | Univrtellers

Alla ricerca dei #15minutiperduti

Ciao Followers,

come state? Non so se avete notato degli strani video sulla pagina facebook e youtube dell’università…sto parlando di quello strano post “15 minuti in Univr”. Io mi sono chiesto di cosa si trattasse per più di una settimana e finalmente l’ho scoperto: era una sfida lanciata dall’ateneo. Quei famosi 15 minuti li usiamo infatti per fare svariate cose nel corso della nostra giornata come bere un caffè, prendere l’autobus…ma se li usassimo per qualcosa di più produttivo?

Forse molti di voi sanno già di cosa sto parlando, ma per chi non lo sapesse, il Rettore in persona ha mandato l’invito a prendere parte ad un’indagine davvero interessante per tutti noi poveri universitari stressati: un questionario sulla qualità della vita degli studenti di ateneo.  Lo studio, realizzato con la collaborazione di Esu e del Comitato unico di garanzia di ateneo, sarà composto da una parte di analisi qualitativa e da una parte quantitativa. La prima, che è già stata realizzata, ha visto protagonisti alcuni testimoni “significativi” (che conoscono cioè in modo particolare le condizioni di noi studenti) che sono stati intervistati. La parte quantitativa, invece, prevede appunto il questionario di cui abbiamo parlato all’inizio.

In questi anni da studente ne ho visti di questionari infiniti e poco conformi ai miei interessi, ma devo dire che in questo caso credo valga la pena di spendere qualche minuto per dare la propria opinione in merito a ciò che ci riguarda da vicino: la nostra vita da studenti. Prendete quindi quei 15 minuti che di solito spendete per controllare i followers che avete su Instagram o per fumarvi una sigaretta e dite la vostra.

Il questionario sarà disponibile su Myunivr studenti per tutto il mese di aprile, quindi non perdete tempo. Se poi vi avanzano altri 15 minuti, fateci sapere cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel frattempo vi allego l’intervista fatta al professor Giorgio Gosetti, delegato del rettore per il Diritto allo studio e le Politiche per gli studenti, che ha spiegato nel dettaglio in cosa consiste il questionario.

A presto!

Univrtellers|Davide

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=f-GCsZiHcKM&w=560&h=315]

#ScrivereSuiMuri – “Coloriamo Verona 2017”

Ciao Followers,

oggi ho una confessione da farvi: non mi sono mai sentita Picasso o Van Gogh, ma nemmeno Frida Khalo…anzi diciamo proprio che il mio ideale di disegno è l’omino stilizzato fatto di linee rette e cerchi. Eppure conosco gente che con una matita o un pennello può realizzare dei capolavori veri e propri.

E proprio interrogandomi sulla mia incapacità di creare qualsivoglia opera d’arte che non venga presa per il disegno di un bambino di 5 anni, mi sono imbattuta nell’avviso di un concorso interessante: sto parlando di Writers-Street Art Coloriamo Verona 2017. Ovviamente io mi chiamo fuori da questo contest, ma mi sono interessata per un amico, un vero artista dei murales!

Beh visto che ci sono, perché non rendervi partecipi di questa iniziativa? È un concorso bandito dal Comune di Verona e Agsm, in collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana. Il tema delle opere dovrà essere “L’Amore”. Ma attenzione! Prima il dovere e poi il piacere: gli artisti infatti dovranno realizzare, prima di tutto, il progetto cartaceo del loro murales da inviare al Comune di Verona entro il 13 aprile, poi verranno scelti i 3 vincitori che avranno tempo fino al 5 giugno per rendere un tratto della recinzione dell’ex Scalo Merci in Stradone S. Lucia una vera e propria opera d’arte. Il premio in palio è di 3.000 euro, un bel malloppo che oltre a costituire parte del riconoscimento, serviranno per rimborsare i writers delle spese affrontate in corso d’opera.

Io ve l’ho detto, e poi chissà che tra gli studenti dell’univr non si nasconda un talento della street art! Io rimarrò senz’altro informata a riguardo, anche solo per andare poi a vedere i lavori dei vincitori, perché il graffito non è una forma d’arte minore, anzi! Secondo me può essere molto più valida di tante altre opere, e lo dico nonostante la mia pluriennale ignoranza in materia (della serie: prendi l’arte e mettila da parte), proprio perché parla alla gente in modo semplice e diretto. Niente tele tagliate o cornici vuote, niente di metafisico…solo colori, solo cose belle!

E voi sarete tra i partecipanti o tra gli ammiratori a lavoro finito? Fatecelo sapere, che nel caso ci becchiamo lì!

 

Univrtellers | Francesca

Arriva #tolc-e all’università

Ciao Followers!

Nonostante siano passati alcuni anni da quando, giovane e illuso, sono diventato una matricola dell’ateneo veronese, in questo periodo sto rivivendo quell’atmosfera di panico-ansia-terrore che precede l’iscrizione all’università. Mio fratello minore, infatti, frequenta l’ultimo anno di scuola e, a partire da settembre, entrerà far parte del mirabolante mondo accademico. Fortunatamente, però, sembra avere le idee piuttosto chiare sul suo futuro e venerdì prenderà parte all’open day organizzato dal dipartimento di Economia.

Durante l’incontro, che sarà alle 14.30 al silos di ponente di Santa Marta, saranno presentati i corsi in Economia aziendale ed Economia e commercio. E, soprattutto, si discuterà delle nuove procedure d’ammissione. Anche per l’anno accademico 2017/18, infatti, l’accesso sarà a numero programmato (tra le sedi di Verona e Vicenza, i posti disponibili saranno complessivamente 866). La novità consiste nel fatto che, da quest’anno, gli studenti saranno selezionati sulla base dei risultati del test Tolc-E.

Il Tolc-E è un test erogato su piattaforma informatizzata e gestito dal Consorzio interuniversitario sistemi integrati per l’accesso (Cisia), di cui la nostra università è da poco diventata partner. Il test è individuale, quindi diverso da studente a studente (ma sempre con lo stesso livello di difficoltà, ovviamente!) ed è composto da 36 domande, a cui rispondere in 90 minuti.

La grande svolta introdotta da questo sistema è che il test è ripetibile, una volta al mese, in una qualsiasi delle sedi universitarie consorziate. Alla fine, il risultato usato per le graduatorie sarà quello dell’ultima prova effettuata.

E voi? Avete amici o parenti che si iscriveranno a breve all’università e a cui queste informazioni potrebbero essere utili? In questo caso, faccio il mio in bocca anche a loro.

Davide | Univrtellers

L’insostenibile leggerezza dell’essere…#fuorisede

Ciao followers!

L’argomento-dibattito di oggi èèèèèè…rullo di tamburi…l’esperienza da fuori sede! Per quanto mi riguarda la mia è quasi al termine e questo mi ha portato con un po’ di malinconia e un bel po’ di ironia  a stilare un vademecum di sopravvivenza basato sui punti cardine della mia esperienza da fuori sede

1. La paura

Quando entri in un alloggio studentesco riesci a distinguere all’istante i neofiti dagli habituè, soprattutto perché i primi hanno la classica espressione terrorizzata della lepre che ha visto i fari del tir. E’ un po’ come incontrare le matricole nei corridoi quando si è all’ultimo anno di liceo; ma è tutto normale, la fase terrore la passano tutti e quasi tutti ne escono, indenni per lo più.

2. I vicini

Non hai proprio la minima idea di quanto strane possano essere le persone fino a che non devi conviverci. Nel mio alloggio hanno fatto la loro apparizione nell’ordine: un ragazzo che faceva tapis roulant scalzo, una studentessa cinese che dormiva nella tenda da campeggio (sul letto) e un erasmus che voleva arrostire un intero agnello in cucina (e no, non è finita bene). Le uniche cose  che si possano  fare sono pazientare, accettare il fatto di essere parte di un enorme carrozzone circense e ridere, tanto.

3. La cucina

Questo è un punto dolente in quasi tutte le residenze perché, quando più di 10 persone usano la stessa cucina, il macello è dietro l’angolo. Personalmente ho visto nella mia cucina scene che nemmeno in Apocalypse now. Il consigli in questo caso sono due: pazientare (vedi sopra) e prendere l’iniziativa (nessuno muore nel ramazzare il pavimento)

4. La coinquilina

Altra fonte di terrore è la roulette russa della coinquilina, inevitabile purtroppo se sei al primo anno e non conosci un’anima nella città dove vai a vivere. Io in questo campo ho avuto una fortuna davvero smisurata perché ho convissuto con personaggi straordinari dall’epicità smisurata ma ho anche visto persone trasformare la propria camera in una darkissima cripta, iper fanatiche dell’igiene che facevano indossare le pattine ai coinquilini o, al contrario, persone così refrattarie all’idea di pulire da far crescere un’improbabile moquette sulle piastrelle. Pregate la dea bendata per una buona sorte, mordete un cuscino in caso di fato avverso.

5. Fino a prova contraria

Il più importante dei consigli è però quello che può sembrare trito e ritrito ma che alla prova dei fatti non è poi così scontato: abbandona ogni pregiudizio.  Un romano non è per forza caciarone, un trentino può non essere algido e non tutti i siciliani mangiano i cannoli (sigh). Ah e i molisani esistono, giuro.

In chiusa vorrei sottolineare però una cosa fondamentale, ossia quello che dalla convivenza si può imparare. Al di là dell’ironia, dei buffi personaggi, dei disagi o delle fortune, quello che in genere dalla convivenza si apprende è che ognuno ha qualcosa da dare. E certo, una persona può scegliere di restare nella sua stanzetta e occuparsi solo degli affari suoi, ma in genere, quando si esce da quella camera, quello che incontri è un caleidoscopio di situazioni e persone da cui non si può far altro che imparare. E’ nel confronto con loro che avrai la possibilità di vedere le prime applicazioni di qualunque cosa tu stia studiando, dagli aspiranti infermieri che ti soccorrono quando stai male, agli studenti di lingue che ti aiutano a superare gli esami del CLA fino ai laureandi in scienze motorie che ti bilanciano la scheda della palestra. L’esperienza del fuori sede è quindi spassosa ed esilarante ma anche didattica, formativa e semplicemente importante per aiutarti a  trovare il tuo posto nel mondo.

Questo è ciò che ho imparato dalla mia vasta esperienza fuori sede, e voi? Avete avuto esperienze traumatiche o esilaranti?  Fatecelo sapere!

                                                                                                                          Francesca | Univrtellers

La nuova iniziativa del nostro ateneo, tra #università e #salmoni.

Ciao Followers!

Poco fa, aggirandomi per i corridoi dell’università tra una lezione e l’altra, ho notato un poster che mi ha fatto riflettere parecchio. “Davvero a Verona ci sono tutte queste cose da fare?” e “Perché non me ne sono mai accorto?”  sono state le prime domande che mi sono posto. Il poster in questione, infatti, promuove appuntamenti per la comunità studentesca, che si svolgeranno nel mese di marzo. Fin qui, niente di nuovo. Gli eventi, però, si terranno sia dentro che fuori le mura universitarie e, soprattutto, sono davvero di ogni tipo: si va da seminari e convegni a concerti e feste. È stata soprattutto questa eterogeneità a incuriosirmi e spingermi a cercare delle informazioni in più. Ho così scoperto che locandine di questo tipo saranno affisse all’università ogni mese, sempre con lo stesso obiettivo: far capire a noi studenti che la nostra università e l’incredibile città che la ospita hanno tanto da offrire. Se anche a voi, come a me, è capitato almeno qualche volta di dire che “Non c’è mai niente da fare” oppure che “Il weekend facciamo sempre le stesse cose”, be’, sono sicuro che in questo modo riuscirete a scovare l’evento che fa più per voi!

L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra il Consiglio degli studenti e Salmon magazine. E se sono sicuro che non serve spiegarvi cosa sia il primo, forse potreste aver bisogno di qualche delucidazione sul secondo. Salmon magazine è “il portale d’accesso all’underground culturale, sociale e giovanile degli eventi di Verona e della sua provincia”, come si legge sul suo sito. Quello che vuole è far scoprire a chiunque ne abbia voglia una Verona diversa. Una Verona che non è fatta soltanto dall’Arena e dal balcone di Giulietta. Una Verona che si deve guardare da una nuova prospettiva. Un po’ come fanno i salmoni, che, anziché seguire il corso del fiume, preferiscono nuotare controcorrente.

Non so voi, ma per me è davvero un bellissimo progetto. Ed è ancora più bello sapere che il nostro ateneo abbia scelto di farne parte. A dimostrazione del fatto che l’università non deve necessariamente essere soltanto lezioni da seguire e libri da studiare, ma può essere molto, molto di più.

Davide | Univrtellers

Tra università e pallavvolo. Forza #gialloblu!

Ciao Followers!

Come state? Io, oggi, incredibilmente bene. Insomma, come potrebbe essere altrimenti? Il weekend si sta avvicinando e si comincia a respirare, finalmente, aria di primavera. Il tempo di relegare nell’armadio cappotto, sciarpa e cappello, e di sostituirli con giubbino di pelle e occhiali da sole, è quasi arrivato. E, insieme alla bella stagione, torna anche la mia voglia di crogiolarmi al caldo ai tavolini all’aperto dei bar… Sì, ecco, diciamo che non sono esattamente di quelle persone che, appena le temperature si alzano un po’, si infilano le scarpe da ginnastica e ne approfittano per una corsetta al parco.

Tuttavia, c’è uno sport che ho scoperto appassionarmi molto: la pallavvolo. Grazie al progetto “Volleywood”, frutto della collaborazione tra Esu, BluVolley e Scienze motorie, ho infatti avuto la possibilità di assistere gratuitamente a tutte le partite giocate in casa dalla squadra di Verona. Sono andata alla prima solo per fare compagnia a un amico… E poi non me ne sono persa neanche una!

Per questo, adesso sono super emozionata all’idea della partita che si giocherà stasera. Alle ore 20.30, all’Agsm Forum, la Bluvolley affronterà l’Azimut, squadra modenese che detiene il titolo di campione d’Italia. Si tratta della gara 2 dei quarti di finale play off. Una vittoria che, in seguito a quella conquistata al PalaPanini per 3-1, darebbe accesso ai gialloblu alla semifinale. Un traguardo che il team veronese non ha mai raggiunto prima. Meglio non cantare vittoria, però: la squadra modenese è forte e, dopo l’ultima sconfitta, sarà sicuramente anche arrabbiata e intenzionata a tirare fuori gli artigli.

Non ci resta, quindi, che incrociare le dita. E fare il tifo per i nostri ragazzi. Soprattuto per il giocatore Simone Anzani, che, oltre a farci sognare mentre è sul campo, è anche uno studente del nostro ateneo. Forza gialloblu!

Francesca | Univrtellers

#MoonLaLaLight e l’Oscar mancato

Warren Beatty: “And the Academy Award goes to…”, io: “Si! Finalmente!”: questo è stato il momento più significativo della mia #OscarNight e in pochi minuti l’essere stato sveglio dalle 3 alle 6 e mezza di mattina mi è parsa la cosa più sensata che avessi potuto fare. Perché, per il mio animo cinefilo, sapere chi avrebbe vinto l’Oscar come miglior film mi ha dato la forza di non chiudere gli occhi, di tenere duro.
Congetture dell’ultimo minuto, dubbi, possibili delusioni, niente ormai aveva importanza perché avrei dato qualsiasi cosa per vedere il mio preferito sull’Olimpo del Dolby Theatre.
Vi dirò la verità ragazzi, non so voi ma il mio cavallo vincente era “La La Land”, un film scritto e diretto da un regista giovanissimo, Damien Chazelle, che mi ha completamente immerso in un mondo fatto di sogni, ma anche di cruda realtà. Beh immaginerete l’esaltazione nel sentire che “La La Land” aveva vinto! Sì insomma, purtroppo è stato un momento breve ma intenso che è durato fino alla smentita ufficiale: qualcuno aveva sbagliato la busta con il nome del vincitore. Una gaffe clamorosa che rimarrà nella storia dell’Academy e che sicuramente rimarrà anche negli annali dei meme di Facebook, dove la realtà è che “ha vinto…La la l’altro!” (chi l’ha pensata è un genio del male).
E in questo caso, “l’altro” cioè il vero vincitore è stato “Moonlight”, diretto da Barry Jenkins, che dopo un primo momento di spaesamento si è visto aggiudicare la statuetta d’oro. Questo, che insieme al film di Chazelle era tra i favoriti, tratta di una tematica molto complessa e attuale quale l’omosessualità vissuta da un bambino di colore.

Tra gli altri candidati ricordiamo “Fences – Barriere”, che ha vinto l’Oscar per la migliore attrice non protagonista, Viola Davis, “Hacksaw Ridge” che ha vinto per il miglior sonoro e miglior montaggio, “Arrival” Oscar al montaggio sonoro e “Manchester By The Sea” miglior attore protagonista con Casey Affleck. Gli snobbati sono stati invece “Lion – la strada verso casa”, “Hidden Figures – il diritto di contare” e “Hell or High Water”, che sono tornati a casa a mani vuote.
Certo il saccheggio di statuette fatto da “La La Land” non ha soddisfatto i pronostici, che lo vedevano in competizione con il record degli 11 Oscar vinti da “Titanic”. Lo stacco abissale non toglie però il più che dignitoso risultato delle 6 vittorie su 14 candidature, tra cui Oscar alla miglior regia, che fa onore al giovane regista americano.

E gli italiani? Purtroppo il documentario di Gianfranco Rosi, “Fuocoammare”, non è stato premiato, ma a far onore al bel paese sono stati i truccatori di “Suicide Squad”, Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, che hanno vinto l’Oscar per il miglior trucco.

La sessione invernale mi ha tenuto un po’ digiuno dai film appena usciti al cinema quindi non sento di poter dare giudizi a film che non ho visto, ma ci aggiorneremo presto! Nel frattempo sui vincitori e sui film candidati ha detto la sua anche un professore del nostro ateneo, il professor Alberto Scandola, docente di storia del cinema. Qui sotto vi posto il video della sua intervista e anche una tabella riassuntiva con i vincitori dei premi Oscar 2017.

E voi cosa ne pensate? Avevate un favorito sulla lista dei candidati di quest’anno?

Univrtellers | Davide

 

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MIGLIOR FILM: Moonlight

MIGLIOR REGIA: Damien Chazelle (La La Land)

MIGLIOR ATTORE: Casey Affleck (Manchester By The Sea)

MIGLIOR ATTRICE: Emma Stone (La La Land)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: Mahershala Ali (Moonlight)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Viola Davis (Barriere)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Manchester By The Sea

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Moonlight

MIGLIOR FILM STRANIERO: Il cliente (Iran)

MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Zootropolis

MIGLIOR FOTOGRAFIA: La La Land

MIGLIOR SCENOGRAFIA: La La Land

MIGLIOR MONTAGGIO: Hacksaw Ridge

MIGLIOR COLONNA SONORA: La La Land

MIGLIOR CANZONE: City of Stars (La La Land)

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Il libro della giungla

MIGLIOR SONORO: Hacksaw Ridge

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Arrival

MIGLIOR COSTUMI: Animali Fantastici e dove trovarli

MIGLIOR TRUCCO: Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson (Suicide Squad)

MIGLIOR DOCUMENTARIO: O.J.: Made in America

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: The White Helmets

MIGLIOR CORTO: Sing

MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE: Piper

Come scrivere un buon #curriculum? A lezione da #monsteritalia

Ciao Followers!

Come state? Io sto finalmente riprendendo fiato dopo questa interminabile sessione d’esami: messi da parte (almeno per un po’) libri, appunti e slide, sto recuperando la carica in vista dell’imminente secondo semestre. Non mi sono dimenticata, però, di prendere parte al Monster University Tour che ha fatto tappa nel nostro ateneo la scorsa settimana.

Organizzato da Monster.it, leader mondiale del recruiting online, questo incontro ha affrontato temi relativi al mondo del lavoro, con particolare attenzione al suo legame con il web. Di fronte a tantissimi studenti e neolaureati, gli esperti di questa piattaforma hanno risposto a domande di diverso tipo. Come si cerca lavoro su internet? Cosa è l’online reputation? In che modo i social network sono collegati al lavoro? Come si scrive un curriculum che non venga cestinato in un secondo?

Tra i vari argomenti dibattuti, è stato sicuramente quest’ultimo quello che ho trovato più utile e interessante. Scrivere il curriculum mi manda sempre nel panico (e sono sicura che succede lo stesso anche a voi) e sono stata felice di ricevere tanti, preziosi consigli.

Tanto per cominciare, è fondamentale essere facilmente reperibili: in cima al curriculm non devono mai mancare i propri contatti.

Da non sottovalutare è poi il nome che si dà al proprio curriculum. Inviare un file intitolato semplicemente “CV” non porta da nessuna parte: si deve sempre aggiungere il proprio nome, in modo da essere rintracciabili nella banca dati senza sforzo. Per lo stesso motivo, sarebbe ancora meglio specificare anche la posizione per la quale ci si sta candidando.

Il curriculum va poi differenziato di volta in volta: a seconda della posizione per la quale si sta mandando, si darà più rilievo ad alcune esperienze e competenze piuttosto che ad altre. Discorso che vale soprattutto per chi, come me, sta affrontando un percorso di studi umanistico, che dà la possibilità di accedere a molte professioni diverse, per le quali sono diversi anche i requisiti richiesti.

Fornire uno sterile elenco delle mansioni svolte nel corso di un’esperienza lavorativa serve a ben poco. Molto meglio un paragrafo in cui si “racconta” cosa quell’esperienza ha lasciato, a livello professionale ma anche umano. L’importante è essere brevi: un datore di lavoro dedica circa 30 secondi a ciascun curriculum. Avete quindi a vostra disposizione mezzo minuto per convincerlo ad assumervi!

Infine, la propria foto non è ovviamente obbligatoria. Se si decide di inserirla, però, bisogna fare attenzione a sceglierne una adeguata. Quindi niente foto in abbigliamento poco professionale, niente foto col drink in mano, niente foto in cui si intravede l’amico che avete tagliato accanto a voi. E, soprattutto, niente selfie. Ehi, è un curriculum, mica Instagram!

Francesca | Univrtellers