L’insostenibile leggerezza dell’essere…#fuorisede

Ciao followers!

L’argomento-dibattito di oggi èèèèèè…rullo di tamburi…l’esperienza da fuori sede! Per quanto mi riguarda la mia è quasi al termine e questo mi ha portato con un po’ di malinconia e un bel po’ di ironia  a stilare un vademecum di sopravvivenza basato sui punti cardine della mia esperienza da fuori sede

1. La paura

Quando entri in un alloggio studentesco riesci a distinguere all’istante i neofiti dagli habituè, soprattutto perché i primi hanno la classica espressione terrorizzata della lepre che ha visto i fari del tir. E’ un po’ come incontrare le matricole nei corridoi quando si è all’ultimo anno di liceo; ma è tutto normale, la fase terrore la passano tutti e quasi tutti ne escono, indenni per lo più.

2. I vicini

Non hai proprio la minima idea di quanto strane possano essere le persone fino a che non devi conviverci. Nel mio alloggio hanno fatto la loro apparizione nell’ordine: un ragazzo che faceva tapis roulant scalzo, una studentessa cinese che dormiva nella tenda da campeggio (sul letto) e un erasmus che voleva arrostire un intero agnello in cucina (e no, non è finita bene). Le uniche cose  che si possano  fare sono pazientare, accettare il fatto di essere parte di un enorme carrozzone circense e ridere, tanto.

3. La cucina

Questo è un punto dolente in quasi tutte le residenze perché, quando più di 10 persone usano la stessa cucina, il macello è dietro l’angolo. Personalmente ho visto nella mia cucina scene che nemmeno in Apocalypse now. Il consigli in questo caso sono due: pazientare (vedi sopra) e prendere l’iniziativa (nessuno muore nel ramazzare il pavimento)

4. La coinquilina

Altra fonte di terrore è la roulette russa della coinquilina, inevitabile purtroppo se sei al primo anno e non conosci un’anima nella città dove vai a vivere. Io in questo campo ho avuto una fortuna davvero smisurata perché ho convissuto con personaggi straordinari dall’epicità smisurata ma ho anche visto persone trasformare la propria camera in una darkissima cripta, iper fanatiche dell’igiene che facevano indossare le pattine ai coinquilini o, al contrario, persone così refrattarie all’idea di pulire da far crescere un’improbabile moquette sulle piastrelle. Pregate la dea bendata per una buona sorte, mordete un cuscino in caso di fato avverso.

5. Fino a prova contraria

Il più importante dei consigli è però quello che può sembrare trito e ritrito ma che alla prova dei fatti non è poi così scontato: abbandona ogni pregiudizio.  Un romano non è per forza caciarone, un trentino può non essere algido e non tutti i siciliani mangiano i cannoli (sigh). Ah e i molisani esistono, giuro.

In chiusa vorrei sottolineare però una cosa fondamentale, ossia quello che dalla convivenza si può imparare. Al di là dell’ironia, dei buffi personaggi, dei disagi o delle fortune, quello che in genere dalla convivenza si apprende è che ognuno ha qualcosa da dare. E certo, una persona può scegliere di restare nella sua stanzetta e occuparsi solo degli affari suoi, ma in genere, quando si esce da quella camera, quello che incontri è un caleidoscopio di situazioni e persone da cui non si può far altro che imparare. E’ nel confronto con loro che avrai la possibilità di vedere le prime applicazioni di qualunque cosa tu stia studiando, dagli aspiranti infermieri che ti soccorrono quando stai male, agli studenti di lingue che ti aiutano a superare gli esami del CLA fino ai laureandi in scienze motorie che ti bilanciano la scheda della palestra. L’esperienza del fuori sede è quindi spassosa ed esilarante ma anche didattica, formativa e semplicemente importante per aiutarti a  trovare il tuo posto nel mondo.

Questo è ciò che ho imparato dalla mia vasta esperienza fuori sede, e voi? Avete avuto esperienze traumatiche o esilaranti?  Fatecelo sapere!

                                                                                                                          Francesca | Univrtellers

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