Due giorni di tour de force, incontri ed eventi stimolanti ed interessanti: questo è stato TEDxVerona 2017. Non so se qualcuno di voi ci ha fatto un salto, magari anche solo per vedere la Gran Guardia presa d’assalto dai partecipanti, ma vi posso assicurare che è stato incredibile! Dopo quattro anni più che soddisfacenti, infatti, TEDxVerona, che quest’anno aveva come tema “Time to rock”, si è allargato organizzando, oltre al tradizionale evento con dodici speaker, un’intera giornata dedicata ai workshop. Sareste stupiti di sapere quante cose si possono imparare nel corso di questi laboratori…
Per esempio: quante volte, cari followers, vi è capitato, parlando con amici, famigliari o fidanzati di rispondere con questa frase: “Sì, ma…”? Beh sappiate che ogni volta che pronunciate queste parole state andando incontro ad un vero e proprio conflitto, dove voi personificate il “prepotente” che vuole imporre il suo punto di vista. Dando per scontato che vi siate trovati in questa situazione parecchie volte, mi appresto a darvi una bella notizia: niente paura, c’è un modo per fare i prepotenti…senza essere beccati! Ovviamente questo non era lo spirito con cui si è svolto il workshop TEDxVerona che si è tenuto il 7 ottobre in Gran Guardia, come potrete immaginare. L’incontro “Dall’intuizione del singolo allo scenario per molti”, che si è tenuto nel corso della prima delle due giornate di TEDxVerona, dedicata a numerosi e svariati laboratori, si prefiggeva, in realtà, di far capire come costruire relazioni in modo efficace ed esporre le proprie idee senza essere giudicati. Frontman dell’evento è stato Silvio Lenares, executive coach di Milano, che dal primo momento ha coinvolto il pubblico del lab per capire cosa voleva portare a casa da quell’ora e mezza. Non me lo aspettavo, ma le risposte sono state davvero tante: un’insegnante, una psicologa, due banchieri, cinque ingegneri, insomma una moltitudine di persone che hanno chiesto a Lenares di trasmettergli un certo tipo di “savoir-faire”, se lo vogliamo chiamare così, un modo con cui affrontare le persone e la vita di tutti i giorni. Ebbene questo è stato il primo laboratorio sul tema “Personal Growth”, a cui ovviamente se ne sono affiancati tanti altri spalmati su cinque temi diversi: “Be TED”, “Visualization”, “Cities & Borders”, “Human” e “Digital & Tech”.
E come poteva non chiamarsi “crescita personale” almeno una delle aree workshop? Il collegamento alla seconda giornata evento, qui, pare obbligatorio, perché TED È crescita personale da qualsiasi punto di vista; è la scommessa di portare la propria storia di fronte ad un pubblico di mille persone per renderle partecipi delle proprie sconfitte, delle proprie vittorie e di ciò che sta in mezzo ad esse. Questa è, secondo me, la scommessa che da anni sta facendo Gianpietro Ghidini, fondatore dell’associazione Ema Pesciolino Rosso, bussando alle porte delle scuole italiane per cercare di indirizzare i ragazzi verso un futuro senza droga e dipendenze. La storia straziante che quest’uomo ha portato sul palco del TEDxVerona ha portato l’intera platea a commuoversi per il coraggio mostrato nel raccontare come un genitore possa sopravvivere alla morte del proprio figlio “per mano” degli stupefacenti. Concludendo il racconto, poi, Ghidini ha lasciato il pubblico con una sorta di mantra: “Do good rather than feel bad”, fai del bene invece di stare male.
Ma non si tratta solo di raccontare un’esperienza, si è parlato anche di attualità, di come va il mondo e la verità, la sapete anche voi, è che va male. Eppure il solo prendere coscienza di questa situazione non risolve gli innumerevoli problemi in cui versa l’Europa, un contesto che conosce molto bene Giampaolo Musumeci, giornalista e conduttore radiofonico, che, con un colapasta in mano, ha portato sul palco del TEDx il tema del traffico illegale di migranti. Ma non l’ha fatto come state pensando voi (o come avevo pensato anche io): ciò di cui ha parlato è la famosa “Trafficanti Inc.”, un’affermata compagnia di viaggi che offre pacchetti su misura a chiunque ne faccia richiesta. Insomma, Musumeci ha cercato di spiegare, con un pizzico di ironia, la situazione in cui versano il nostro continente e i migranti non solo a causa dei cosiddetti “boss dei trafficanti”, ma anche per colpa nostra. Quella della Trafficanti Inc., che fattura miliardi di euro all’anno, infatti, è una realtà che non si può fermare e come per i buchi di un colapasta (proprio quello che si è portato sul palco!) non avremo mai abbastanza dita, e forza, per chiuderli tutti. La soluzione? Investire non nella “chiusura” di quei buchi, come stiamo facendo ora, ma nella crescita dei paesi dove questi fenomeni iniziano per cercare, se non altro, di bloccarli sul nascere.
E non è finita qui, perché proprio mentre avevo in mano il cellulare aperto sui miei social network, qualcuno ha iniziato a parlare degli smartphone come “Idiot-phone” e non solo: ha detto che le informazioni che teniamo sui device di cui facciamo uso tutti i giorni non sono al sicuro, lanciando poi l’hashtag “io sono preoccupato”. Dopo il primo impatto, un misto di paura e stupore, ho ascoltato l’intervento di Alessio Pennasilico, noto hacker veronese conosciuto nel “sotto-sopra” del web come Mayhem, con molta attenzione. La cosa che mi ha davvero incuriosita è stata la non-chalance con cui ha spiegato alla platea la facilità con cui ognuno di loro poteva essere hackerato; dal computer, dal cellulare, dal televisore ormai, tutti possono essere presi di mira e ciò che è inquietante è il criterio con cui una persona viene scelta per essere truffata: nessuno! Ed effettivamente, se provate a pensarci anche voi, quante volte ci è capitato di ricevere email sospette dalla “banca” o da un indirizzo sconosciuto, dove ci venivano richiesti dati sensibili o anche solo di premere un link nel testo. Sì perché una volta che l’amo viene gettato nel mare del web, qualcuno di noi, sfortunati “pesci” ignari, abboccherà. Quindi come proteggerci? Password complesse, diverse, cambiate con regolarità e soprattutto consapevolezza di avere in mano strumenti che possono essere pericolosi, ma di cui gli unici “conducenti” siamo noi.
Ragazzi, questi due giorni sono stati illuminanti…e anche un po’ stancanti a livello fisico e mentale, ma alla fine di questo TEDxVerona, ho capito che “essere rock” non è sempre così difficile: andare controcorrente, superare momenti bui, dare vita alle proprie idee e portare avanti i propri principi è una cosa che possiamo fare tutti, basta impegnarsi e non mollare la presa.
Vi lascio quindi con un augurio o, se preferite, un consiglio: IT’S TIME TO ROCK!
E voi, avete partecipato a questi due giorni di fuoco del TEDxVerona 2017? Fatecelo sapere!
Univrtellers|Francesca