Da #studentessaUNIVR a #Cittadinadelmondo: il passo è breve.

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Ciao Followers,

Vi starete chiedendo quale sia la connessione tra Toronto (Ontario, Canada) e la nostra #Univr. La risposta è “noi, voi”, ovvero gli studenti. Questo come sapete è un blog DI studenti, PER studenti. Non so voi, ma per me avere a disposizione uno o due mesi di vacanza – cosa che mi capita solo in estate – significa solo una cosa: viaggiare. Ci sono sicuramente tante variabili che vanno tenute in considerazione oltre a quella del tempo, variabili che sicuramente possono diventare un ostacolo, come per esempio quella economica, o quella lavorativa dato che molti sono studenti e lavoratori. Quello che so, soprattutto quando si pensa di intraprendere un viaggio in un altro continente, migliaia di miglia lontano da casa, è che subentra inevitabilmente un’altra variabile: la paura. Quando un oceano si frappone tra te e i tuoi affetti, in automatico affiorano tante preoccupazioni, tante incertezze. L’importante però è non lasciarsi abbattere, perché anche se ci sono numerosi rischi e difficoltà da affrontare (credo che sia matematicamente provato che quando sei all’estero – paese nuovo, lingua nuova, cultura nuova – il numero di problemi che ti si presentano sia almeno il quintuplo di quelli che ti succedono a casa) alla fine ne varrà sicuramente la pena.

Io è da un po’ che programmo il mio viaggio in Canada, forse un anno. Perché il Canada? In primis perché cercavo un paese anglofono, precisamente dove si parlasse il cosiddetto American English. Il mio obiettivo era (ed è tuttora) studiare per ottenere il TOEFL, un certificato necessario per studiare e/o lavorare in America. Non so ancora dove lavorerò, o dove vivrò, so solo che l’America è una delle mie opzioni, e per far sì che sia effettivamente possibile, il primo passo è sicuramente ottenere un buon punteggio al TOEFL. Ho scartato quindi subito l’Inghilterra, oltre che per il tempo, per il British English, idem l’Australia dove potevo seguire i corsi per lo IELTS, il certificato di British English. Il campo si è ridotto velocemente a due possibilità: il Canada o gli USA. Dopo aver considerato tutte le mie variabili, ho optato per il Canada e ad oggi credo che non potessi fare scelta migliore. Non è la mia prima volta qui, è passato un mese e ne ho un altro davanti a me, ma posso dire senza ombra di dubbio che amo questo paese e amo Toronto.

Anche se, come dicono tutti, “il Canada non ha storia”, ci sono tantissime cose da fare e da vedere. Per citarne alcune, ci sono la CN tower, Toronto Island, Casa Loma, ROM, AGO, Scarborough Bluffs Park, le cascate del Niagara. E nei dintorni – più o meno vicino – ci sono un sacco di città che meritano di essere viste: Montreal, Quebec, Ottawa (nel French Canada, ovvero nel Canada bilingue), ma anche Tobermory, Algonquin Park, Gananoque. Toronto poi, essendo una grande metropoli, offre sempre un sacco di alternative: festival dedicati al cibo, spettacoli di ogni tipo, importanti mostre. Non hai tempo per annoiarti.

Un altro motivo che mi ha spinto a scegliere Toronto è questo:

“Toronto, a city where those with diverse roots can grow and intermingle into a complex and exciting multicultural gard”

E posso assicurarvi che non c’è nulla di più vero.

Questa è una scritta che trovate spesso nelle varie stazioni metropolitane. La parola chiave è “multiculturale”, e Toronto lo è al 100%. Non mi riferisco solo alle persone che ho incontrato a scuola, dove inevitabilmente ho conosciuto ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo, ma anche a quelle che vedo tutti i giorni andare al lavoro, dalla commessa dell’Eaton Centre al bancario (la mia scuola è nel distretto finanziario quindi sono circondata da colletti bianchi). Molte ragazze qui girano con il velo – anche a scuola – e molti ragazzi indossano il turbante, altri girano con il musallah, il tappeto da preghiera, e non è insolito vederli pregare nel parco. Sono studenti, sono operai, sono insegnanti, sono impiegati. Sono trattati come persone, non come musulmani. E nessuno li guarda con sospetto. Nel mentre che scrivo, mi sembra estremamente stupido e banale doverlo evidenziare, ma la verità è che oggi non è così scontato. Ho imparato che non tutti gli asiatici sono cinesi: sono giapponesi, sono coreani, sono vietnamiti, sono filippini… Stessi occhi a mandorla ma culture completamente diverse: i ragazzi coreani ad esempio, sono obbligati a servire per almeno due anni il loro paese (Corea del Sud), e solo in rarissimi casi si è esenti. I giapponesi invece hanno un’educazione completamente diversa dalla nostra ed è normale per loro, all’ultimo anno di liceo, stare dalle 6 del mattino alle 10 di sera sui libri, tutti i giorni, perché il loro unico pensiero è prepararsi a entrare nei migliori college. E vogliamo parlare di chi ha la pelle scura? A prescindere dalla gradazione, se non è bianca, è vista di sottecchi: non qui. Ho conosciuto medici, ricercatori, ingegneri, persino un paio di dirigenti bancari. Nessuno li chiama immigrati, nessuno pensa che stiano rubando il lavoro ai canadesi. Molti di loro, a dire il vero, sono canadesi a tutti gli effetti, alcuni nati e cresciuti qui, altri hanno ottenuto la cittadinanza lavorando sodo, nonostante gli occhi a mandorla o la pelle scura. Penso che tutti dovrebbero vivere almeno per un po’ in Canada, penso davvero che possa aiutare a guardare le cose con una prospettiva diversa, sicuramente migliore.

Io sono uscita definitivamente dalla mia “confort zone”, sono cresciuta e sono maturata. Sto imparando che non tutto quello che mi hanno portato a credere fosse negativo o sbagliato lo sia davvero. Problemi che a casa mi sembrano vitali, qui diventano quasi superficiali. Sto imparando che anche nelle situazioni difficili posso contare sulle mie forze, e farcela. Finalmente sto imparando davvero cosa vuol dire conoscere, apprezzare e anche prendere esempio da una cultura – solo apparentemente – molto diversa dalla mia. Possiamo avere tradizioni, idee e mentalità diverse: ma se ci sono la volontà e il desiderio di conoscersi, senza pregiudizi, quello che potrà nascere sarà sicuramente qualcosa di straordinario, in grado di arricchirti come nessun’altra esperienza potrà fare.

PS:

Vuoi raccontarci la tua esperienza da studente #univr all’estero? Con un articolo o una foto da postare qui o sul nostro Instagram, a te la scelta. Qualunque sia il mezzo che vuoi usare, condividi con noi la tua storia da #cittadinodelmondo.

Scrivici all’indirizzo mail univrtellers@gmail.com

Univrtellers | Francesca

 

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