Non è un #addio

A tutti i nostri amici lettori,

La fine di un percorso è l’inizio di un’avventura. Non sempre, forse, ma in questo caso sì.

Abbiamo deciso di concludere oggi il nostro blog per dar vita a un nuovo progetto, con nuove persone e nuove voci: People of #univr. I tellers dell’università di Verona sarete voi, con le vostre storie e le vostre avventure. Non vogliamo anticiparvi nulla, ma dal 22 giugno ne saprete tutti di più!

Noi vi ringraziamo per aver seguito i nostri racconti e speriamo di avervi regalato qualche momento di spensieratezza, emozione e riflessione tra le lezioni e gli esami.

Da questa avventura abbiamo imparato molto e ci sembra giusto “passare il testimone”.

Un saluto a tutti e buona sessione estiva. A presto!

 

                                                                                                    Matteo e Francesca|Univrtellers

#SanValentino è alle porte. Lo faccio entrare?

“Nella bella Verona dove la scena è collocata, due famiglie di pari dignità piombano per rancori antichi in una nuova discordia che insozza le mani dei cittadini con il loro stesso sangue. Dai lombi fatali di questi nemici, trae vita una nuova coppia di sfortunati amanti, le cui sventure pietose con la morte, la faida dei loro genitori seppelliscono.”

Quale modo migliore di citare Romeo e Giulietta, immortale capolavoro di Shakespeare, per celebrare questa giornata dedicata all’amore? E quale città è forse più azzeccata della romantica e splendida Verona, per chi oggi si scambia cioccolatini e promesse di amore eterno?

Ebbene sì, cari followers, proprio oggi moriva San Valentino, martire cristiano del III secolo. Fu decapitato per la sua fede o sbranato da qualche single, secondo un’altra versione.

È ormai noto che questo 14 febbraio, definito “festa degli innamorati”, ha un carattere esclusivamente consumistico, che non si collega più con alcuna celebrazione cristiana. Il relativo bombardamento pubblicitario ne è una prova schiacciante.

Sono tante le varianti del significato attribuito a questa festa: una leggenda, ad esempio, narra che il Santo era solito offrire un fiore colto dal suo giardino alle giovani coppie che passavano di lì. Un giorno una coppia volle sposarsi con la benedizione di Valentino; da allora molte altre coppie fecero altrettanto, finendo per innalzare, nel corso dei secoli, San Valentino come patrono di tutti gli innamorati.

Chiedendo in giro, sono rimasta sorpresa nello scoprire che, in realtà, non molte persone danno importanza a questa festività. C’è chi la combatte dicendo che “San Valentino è per chi non ha abbastanza immaginazione per essere romantico tutto il resto dell’anno”, e chi, come me, ci scherza su e prende l’essere single con filosofia.

Ora che i miei studi universitari sono giunti al termine e la prospettiva di una buona carriera è proprio davanti ai miei occhi, ho poco tempo per pensare all’amore. Non rimugino più sulle ragioni della mia solitudine e non mi preoccupa più il non essere desiderata da qualcuno. Sono una donna completa nella mia individualità, che non sente più il disperato bisogno di un’anima gemella per sentirsi felice. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ce l’ho fatta e come suggeriva Shakespeare, “ho imparato che non posso esigere l’amore di nessuno; posso solo dar loro buone ragioni per apprezzarmi ed aspettare che la vita faccia il resto”.

Perciò che siate single o fidanzati, sposati o divorziati, soli o accompagnati, innamorati pazzi o rubacuori inconquistabili, festeggiate questo giorno con la leggerezza che già lo rappresenta. Non sbuffate di fronte alle mani intrecciate degli altri o ai palloncini a forma di cuore, ma siate felici della gioia che vi circonda e fatene vostra una parte. Amate voi stessi, prima di chi oggi vi regala fiori, e soprattutto amate l’amore. Amatelo così com’è, nella sua eterna, indispensabile e splendida essenza, e prendetevi un attimo per apprezzare ciò che avete senza pretendere di più.

 

Buon San Valentino a tutti. E guardatevi un film d’amore strappalacrime

                                                                                                                                          Francesca | UnivrTellers

Il tempo per l’#Altro

Ciao ragazzi,

il Natale è ormai alle porte, mancano davvero pochissimi giorni! Mi è sempre piaciuto il Natale, oltre che per il calore emanato dal camino dopo una lunga giornata trascorsa fuori casa, anche per le grandi rimpatriate familiari e per i regali nascosti nel cassetto da mio fratello Davide e da me scoperti prima del tempo (devo dire che ci azzecca sempre!).

Come ogni anno, questo magico periodo mi induce sempre più a distrarmi: sarà che fa buio presto, che fa freddo e che le giornate così mi mettono addosso una tristezza infinita! Per non parlare del fatto che ormai è già inverno e per me inverno= sessione invernale. Non voglio, però, essere pessimista, infatti credo che il Natale tiri fuori il lato migliore di me; non credo alle dicerie di paese “a Natale si è tutti più buoni”, perché per essere buoni non bisogna per forza attendere questa festività.

Da pochi mesi a questa parte, il miglior modo di dire grazie a me stesso è di compiere azioni di volontariato nell’associazione di cui faccio parte. Data la mia passione per le lingue, quale miglior occasione avrei potuto trovare per aiutare il prossimo? E per prossimo intendo un comune immigrato, una persona che, arrivata in Italia, non conosce la nostra lingua e si esprime con molta difficoltà. Credetemi, non c’è cosa più bella di aiutare qualcuno ad esprimere il proprio pensiero attraverso il linguaggio, appunto. Se ne vedono delle belle ogni settimana! Voi, al posto loro, quante gaffe fareste?

Amo questo lavoro, se così si può definire, perché mi aiuta ad entrare nei panni dell’altro, a stabilire un’empatia con lui. Ad esempio, ho scoperto che solo noi italiani amiamo riunirci il giorno della vigilia per il fatidico cenone e per lo scambio degli auguri, quando in realtà un immigrato africano, proprio in quei giorni, in Africa, è alle prese con la raccolta del cacao ed è costretto a posticipare i festeggiamenti. E cosa ancora più buffa, da loro si addobbano palme invece che abeti! Ma vi immaginate le palme addobbate con le lucine colorate in Piazza Bra? A me farebbero parecchio ridere! Loro, al contrario, potrebbero pensare la stessa cosa dei nostri finti abeti plastificati comprati negli ingrossi cinesi.

L’ingrediente che, secondo me, manca a noi occidentali sempre arrabbiati, sempre di fretta, sempre con mille post-it nella testa, è proprio il tempo per fermarci un attimo a riflettere. Il tempo non esiste, ragazzi! Adesso non voglio fare il filosofo di passaggio, ma questo è per farvi capire che il tempo è diventato per noi, oggigiorno, solo un pretesto: “non ho tempo di chiamarti”, “non ho tempo di aiutarti”, “non ho tempo di studiare”. Siamo sinceri con noi stessi: se davvero una cosa ci interessa, eccome se corriamo, anche adesso, in questo preciso istante!

Il mio consiglio (e adesso faccio davvero un po’ il filosofo) è quello di ritagliare, innanzitutto, il tempo per noi stessi, il tempo per essere grati alla vita ogni giorno per ciò che abbiamo, a partire da un tetto sopra la testa, da un piatto caldo in tavola, da un letto morbido e dall’opportunità di conoscere l’Altro, quello con la A maiuscola, in tutte le sue sfaccettature. Ma non Dio, non ci allarghiamo troppo! Mi riferisco alla persona seduta di fianco a noi all’università, al vicino di casa, al panettiere e, perché no, anche al comune immigrato che fatica a pronunciare una parola e che forse proprio tu, che molto spesso ti sottovaluti per un 23, puoi aiutare a pronunciare meglio.

Il tempo per ascoltare l’Altro, se davvero vogliamo, riusciamo sempre a trovarlo.

E un grazie a noi stessi e alla vita, in fondo, tutti noi lo meritiamo!

Buone feste a tutti.

  Matteo| Univrtellers

L’ottimismo è il profumo della #laurea

Hanno sempre definito Leopardi un pessimista. Per me non lo è mai stato. Cosa aveva di diverso dagli altri scrittori? Ti diceva le cose come stanno; senza filtri né illusioni. Un perfetto realista che ti spiegava il senso della vita nella sua cruda e disarmante verità; un autore straordinario e mal compreso che ti parlava delle gioie della vita come sfuggenti, finite, mentre il nostro desiderio di piacere resta meravigliosamente infinito. Ed è a Leopardi che penso adesso, giunta al mio traguardo. Mi laureo e so già che appena finiti i festeggiamenti, mi fermerò dicendomi: “E adesso?”. Una soddisfazione che solo per un effimero intervallo di tempo resterà piena; poi la sentirò farsi a metà, finché mi ritroverò a cercare un’altra terra promessa da raggiungere.

E Leopardi parla proprio di questo quando, nel suo Zibaldone, fa l’esempio del cavallo: un uomo desidera un cavallo, il desiderio di ottenerlo lo rende vivo; l’attesa del piacere diventa essa stessa il piacere (ricordate il celebre spot del Campari red? Ecco, anche lì c’è lo zampino del mio amato Giacomo). Ma ecco che l’uomo ottiene il suo tanto agognato cavallo e un senso di vuoto lo travolge. Comincia a desiderare altro, e sapete perché? Perché ottenendo il cavallo ha raggiunto un piacere finito, mentre i suoi desideri se ne stanno lì, irrimediabilmente infiniti. Il nostro desiderio di piacere è infinito. E questo non significa che, come hanno pensato in molti, saremo destinati all’infelicità, piuttosto, saremo sempre in cerca di qualcosa di nuovo, sempre in preda alla voglia di desiderare; mai stanchi, sempre vivi. In fin dei conti, che vita sarebbe senza desideri? Cosa ci rende uomini vivi se non il puntare a un sogno, a un obiettivo?

“Noia: il desiderio di desideri”, diceva Lev Tolstoj, e io di cose da desiderare ne ho tante. La fine del mio percorso universitario è solo l’inizio di un’altra bellissima storia. E voi? Quanti sogni avete ancora da realizzare?

Con questo interrotivo vi lascio, miei cari follower. Spero che per voi io sia stata una dolce compagnia tra una sessione e un’altra. Condividere con voi le mie esperienze, i miei pensieri e i miei disastri è stato un piacere. Un grande in bocca al lupo a tutti! (E leggete Leopardi)

 

Francesca

Segni rossi e #cinefilia

Cari Followers,

Mentre rileggevo alcune pagine della tesi che sto scrivendo, impazzendo tra i segni blu e rossi annotati dal mio relatore, ho ripensato alla scena di un film che ho visto tempo fa.

Amanda, dopo l’ennesimo rimprovero del suo capo, nel fast-food dove lavora, esasperata, gli getta addosso l’olio bollente con cui stava per friggere le patatine. Dopo un urlo di rabbia, prende le sue cose e scappa via più veloce che può.

Non viene voglia anche a voi, ogni tanto, di lasciarvi andare a un momento di pazzia e gettare tutto al vento o urlare finché il vostro vicino di casa non viene a suonare alla porta? In momenti come questo, non resta che chiudere tutto quello che state facendo e guardare un film. Se, come me, state affrontando un periodo intenso, fatto di scadenze, dubbi e studio, prendetevi due minuti per leggere questo post e sintonizzarvi coi miei pensieri.

Ho vissuto avventure oltre i confini dello spazio, sono tornata indietro nel tempo per risolvere questioni in sospeso, e ho incontrato mille volti lungo il mio percorso. Ho pianto e riso e mi sono emozionata e arrabbiata, in alcuni momenti, ma sempre con la voglia di andare fino in fondo e di vedere la fine della storia o di risolvere il mistero. Il cinema ti conduce in posti inesplorati, sia fuori dalla tua stanza, che all’ interno della tua mente. Sarà per questo che è una delle mie grandi passioni? Forse sì. E quando penso che quello che provo non sia abbastanza, mi immergo in un’altra storia, vivo assieme al protagonista le sue avventure o i suoi problemi e mi dimentico, per un istante, dove sono.

Dove sono? Sono con Martino che, frastornato, si imbatte in Amanda durante la sua corsa per fuggire dalla polizia, e sono sempre con lui quando decide di nasconderla nel Museo del Cinema di Torino, dove lavora come custode. E mentre mi perdo tra la bellezza della Mole Antonelliana domandandomi cosa accadrà tra Martino e Amanda quella notte, conosco “l’Angelo”, il fidanzato della ragazza, che di mestiere ruba automobili.

Pazzesco, no? La tesi mi sta guardando agguerrita, su questo schermo bianco in attesa della mia ispirazione, ma io questa notte ho cose più importanti da fare. Devo aiutare Martino a capire che la vita non è un film muto degli anni Venti e che può spiegare ad Amanda i suoi sentimenti.

Troppe chiacchiere e riflessioni e, nel frattempo, mi sono dimenticata di raccontarvi che spesso, quando voglio svagarmi dopo lo studio, vado in un cinema storico di Verona, che si trova proprio in piazza Bra. Al Rivoli  ci sono stata moltissime volte e amo il suo ambiente accogliente e la scelta dei film che vengono proposti ogni settimana. E se anche voi, come me, siete appassionati di film d’autore o di festival cinematografici, Verona ha molto da offrire. Ogni anno organizza diverse rassegne di cinema, che si svolgono al Palazzo della Gran Guardia, come il “Love Film Festival” (l’anno scorso ho visto Carlo Verdone dal vivo), oppure nei cinema più importanti della città, come il Cinema Alcione, che, attualmente, sta ospitando una rassegna dedicata al cinema inglese.

Qual è stato l’ultimo film che avete visto? Vi è piaciuto? E qual è il film che riguardate per sentirvi a casa? Quello che vi ha fatto emozionare la prima volta e che, da allora, non se ne è mai andato dai vostri pensieri. Io ne ho molti e per fortuna c’è ancora un universo di film da scoprire. Altre storie poetiche e surreali mi attendono. La storia di questo post, però, finisce qui. Ora ritorno al mio film, “Dopo mezzanotte” … O meglio, alla mia tesi.

                                          Francesca | Univrtellers

GOODBYE

Ciao a tutti,

Ammetto di non essere mai stato un butel troppo sentimentale, ma concedetemi di dedicare questo post non solo a voi, a chi si è già laureato e a chi è in procinto di farlo, ma anche a me stesso, al Davide del passato che i primi giorni di università si continuava a guardare intorno spaesato.

Il 22 novembre finalmente mi sono laureato e, tra la gioia della mia famiglia e la felicità dei miei amici, mi hanno proclamato Dottore di Informatica. E’ stato un percorso duro e difficile, ma anche pieno di soddisfazioni e di incontri che porterò sempre con me. Vedere i miei commuoversi (sì…anche tu Matteo, inutile negare) e festeggiare con i “compagni di sventure” bevendo tutta la notte (e dimenticando il mio nome) è stato davvero emozionante. Mi sono sentito leggero e felice e tutti i miei dubbi e le mie ansie quel giorno sono scomparsi.

Non pensavo sarebbe stato così bello laurearsi e anche se qualche tempo fa ero molto negativo riguardo il mio futuro e la mia prossima condizione di “disoccupato”, raggiungere questo importante traguardo mi ha fatto capire quanto sia fondamentale impegnarsi e andare per la propria strada. Altrove mi attendono nuove sfide e nuovi traguardi. Ricominciare da capo spaventa tutti e anche se il mondo, là fuori, non sembra così roseo, sento che c’è un posto anche per me.

Un’altra cosa che non mi aspettavo da questa laurea, è quanto fosse faticoso indossare la camicia e la cravatta per tutto quel tempo. Mi sembrava di impazzire e sentivo il sudore scendere dal colletto della camicia. Mia madre me l’aveva stretto così tanto che in alcuni momenti ho fatto fatica a deglutire! Della discussione, sembra strano, ma non ricordo molto e, onestamente, ero talmente agitato quando sono stato interpellato dal controrelatore, che credo di aver fatto una gaffe, forse…ma poco importa! Altra news: mi hanno regalato un viaggio a Singapore per la prossima primavera! Ora sono qui a scrivervi, sono dottore e niente intralcerà il mio destino. Questo tono solenne per incoraggiare voi e in fondo anche un po’ me stesso. Perché ora inizia la fase veramente complicata: ricerca del lavoro, curriculum e colloqui.

Adesso, però, vorrei scrivere due parole e alcuni ringraziamenti. Un discorso “alla Aragorn” prima della battaglia finale davanti al grande cancello nero di Mordor. Dato che non li ho scritti, come è di consuetudine, alla fine della tesi, ho pensato di farlo qui.

Ringrazio innanzitutto la mia famiglia e ai miei amici per il sostegno e per aver creduto in me. Grazie a chi mi ha sopportato e supportato in tutti questi mesi di angoscia e privazioni, per finire un percorso universitario un po’ lungo, diciamo. Ma l’università non è solo studio ed esami. Quindi, vorrei ringraziare anche il mio pubblico di lettori virtuali, perché attraverso il progetto di UnivrTellers e i miei post, ho potuto confrontarmi con voi e mettermi in gioco. Ma soprattutto grazie a te, Davide del passato, così insicuro ma anche così tenace allo stesso tempo. Per non esserti mai arreso di fronte agli ostacoli, alle lavatrici sbagliate, ai due di picche delle ragazze e agli esami non passati. Se potessi tornare indietro, con la DeLorean di Doc, ti direi di fare esattamente quello che farai, sbagliando e imparando. Beh, però un consiglio accettalo: quella sera al Cambridge Laura non stava guardando te, mi spiace!

E con tutta la saggezza tipica di un neo-dottore, vi saluto amici! Che la forza sia con voi,

                                                                                                                                                 Davide|UnivrTellers

 

#xfactor: abbiamo incontrato Virginia Perbellini!

Ciao Followers,

che bello! Insieme ai ragazzi di Fan (Fuori aula network, la radio dell’università) abbiamo incontrato Virginia Perbellini, la concorrente di X-Factor. Virginia è stata superdisponibile e ci ha raccontato qualche curiosità sul suo percorso nel programma e in generale sulla sua crescita artistica, fra famiglia e cfu. Eh, sì, perché l’allieva di Levante quest’anno fra un provino e l’altro si è pure laureata in Economia qui a Verona.

Virginia Perbellini

Virginia Perbellini (a destra) con due redattrici di Fuori Aula Network (e FANtoccio)

Virginia viene da una famiglia che ha sempre respirato musica e il fratello già da tempo è un professionista, ma per lei, fino a quest’anno, era più che altro un hobby. «A un certo punto però ho deciso di iniziare a fare serate mie nei locali, con pianoforte e voce. Ho capito che la musica mi completava e avevo bisogno di cantare per sentirmi realizzata».

Virginia Perbellini in università

Virginia Perbellini

La scelta di Economia può sembrare un po’ strana per una musicista. «Quando ho fatto la scelta, per me cantare era ancora una cosa marginale. Questa laurea però è utile anche per il percorso da musicista. Oggi è importante saper gestire i social, le pagine Facebook, seguire bene il management e la parte di marketing di queste cose. Diciamo che riesco a unire le due passioni».

Certo, conciliare studio della musica con studio per una laurea in Economia, oltre a serate nei locali con lezioni ed esami non deve essere stato proprio facilissimo! Infatti Virginia ha parlato della sua grande forza di volontà come strada per riuscire a unire tutto. «Il consiglio che mi sento di dare a chi ha una passione è di provare a conciliare tutto. Bisogna avere tanta determinazione e spirito di sacrificio».

Questa grande determinazione e la voglia di far ascoltare la sua musica al grande pubblico l’hanno spinta a iscriversi ai provini di X-Factor. «Anche andando contro il volere di papà. Ha già un figlio musicista… Gliene bastava uno!». Quando si è lanciata in questa avventura, infatti, le mancava ancora un esame, ma è riuscita comunque a laurearsi.

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Virginia negli studi di Fan

Adesso Virginia si sta concentrando sulla scrittura di nuovi brani e sul proseguire la propria carriera artistica. E voi cari followers avete tifato per Virginia a X-Factor? Come lei, riuscite a coniugare università e passioni?

Un grande in bocca al lupo alla simpaticissima Virginia Perbellini!

Francesca | Univrtellers

#studiare is good, #apericena is better, #serate is the best

Ciao followers!

Sono tornati il freddo e la pioggia eh? Se becco quelli che quest’estate si lamentavano per il caldo… Ma bando alle ciance.

Mio fratello Davide un paio di settimane fa ha scritto un post su “Come vivere al meglio il periodo universitario”. Era forse un velato riferimento anche a me, giovane e inesperta matricola? Beh, di sicuro c’è che, dopo un mesetto a cercare di capire il funzionamento di questo mondo, sto cominciando ad ambientarmi e mi trovo molto bene. Le lezioni sono interessanti e studiare non mi pesa.

C’è però un altro aspetto moooolto interessante nella vita di uno studente universitario rispetto ai tempi delle superiori, dal momento che si può gestire con tranquillità gli orari e le scadenze: gli aperitivi. E le feste. E le serate in zona uni. C’è chi si limita al famoso “mercoledì universitario”, ma io mi chiedo “Perché limitarsi?”. Va bene la vita strettamente studentesca (nel senso di studio) e gli eventi culturali, che non possono mancare, ma ogni tanto ci sta anche tirare tardi.

Partiamo dallo svago più “costruttivo”: ci sono gruppi di studenti e associazioni che ogni tanto organizzano aperitivi linguistici dove esercitare la lingua davanti a un bicchiere di spritz. L’alcool – come noto – aiuta proprio a sciogliere la lingua, a patto di non esagerare (l’abuso potrebbe provocare effetti opposti, come “mutismo sonnolento” o grave perdita di lucidità). #Univrtellers per il sociale: bevete responsabilmente.

Passando al relax puro, ormai i posti giusti per gli aperitivi li conosco tutti. Dal lungadige a via Cantarane, da via XX settembre alla zona di via Cappello e del centro storico, l’area da esplorare è più o meno la stessa anche per fare serata, calibrando bene la scelta dei locali. Dipende anche dal tipo di compagnia: serve esperienza, ma andando avanti diventerò un maestro. Infine ci sono anche i festoni quelli grossi, in questo caso il campo d’azione si amplia all’’intera città e bisogna valutare di volta in volta il giusto mezzo di trasporto. Auto? Bus? Taxi? Il mezzo migliore rimane il fratello maggiore che diventa tassista in cambio di rifare i letti e lavare i piatti per una settimana. Anche se qualche volta si mette a tirare sul prezzo. (Vero Davide? Non è che perché adesso ti laurei puoi avere pretese maggiori).

E voi dove fate aperitivo/serata? Dov’è il miglior apericena della città? Serate di quelle belle in programma? Si accettano consigli e suggerimenti.

Matteo | Univrtellers

La laurea e il sogno del posto fisso

Carissimi followers,

oggi ho due notizie da non credere. La prima – che rinnovo per chi, come me, non abbia ancora trovato la forza per metabolizzarla – è che mi laureo davvero. Finalmente il sogno di incorniciare il diploma di laurea e inchiodarlo al muro si avvera. E sapete? Non vedo l’ora che arrivi quel giorno: recarmi allo sportello, ritirare la pergamena, agghindarla con una bella cornice in legno massiccio, sedermi su una bella poltrona e restare a fissarla, come un’ameba, oltre i confini del tempo. Perché, siamo onesti una volta tanto: il passaggio laureato-disoccupato dura quanto uno stappo di brut: pam! parenti commossi fino al surreale, tu in gonnella e parrucca che ti umili tra le vie della città a dividere cioccolatini scaduti con su stampata la tua faccia che più sbronza nemmeno a pagare, e… e cosa? Cosa volete che vi dica? Il confine da attuale disoccupando a disoccupato in erba è, davvero, impercettibile. Perché inutile prenderci in giro: l’attesa della disoccupazione è essa stessa la disoccupazione. So già che qualcuno criticherà questo mio volgere lo sguardo ilare verso l’isola dell’ottimismo e del posto fisso, ma, credetemi, quel giorno, mentre vedrete vostra madre strapparvi dalle mani la vostra bella corona d’alloro per piazzarsela in testa in memoria dei  tempi che furono (se furono), penserete a me e capirete queste parole.

Ed è proprio per questo che non dobbiamo mollare: siamo realisti, non illudiamoci, non culliamoci in attesa di un qualcosa che non verrà mai a prenderci di sua iniziativa. Ma, allo stesso tempo, non rintaniamoci a occhi chiusi e ginocchia tremanti nella metà vuota del bicchiere. In quella ci butteranno, di forza, per “farci le ossa”, dicono; per farci aprire gli occhi su un mondo che non ti accoglie con una carezza facendoti cenno con la mano per entrare. Al contrario, quella metà vuota sarà specchio di un mondo che abbiamo solo sbirciato, mentre eravamo ancora intenti a studiarlo dai manuali (o così abbiamo creduto). Quella metà vuota sarà fatta di un mondo dal “benvenuto!”, sberla, porta in faccia. Ma date retta a me: sudate e spaccatevi la schiena finché potete, ché quando vi tufferete nel bicchiere mezzo pieno, nuotare sarà più bello di quanto possiate immaginare.

Ma bando alle ciance e diamo il via alla seconda notiziola, quella a cui, ancora adesso, stento a credere. Il mio relatore sarà presente alla seduta, di persona, in carne e ossa, in mentis et in corpore. Rendersi conto di un evento simile è dura, lo so. Ma succede, succederà: il mio professore abbandonerà le spiagge sicule e gli ananas a forma di palma caraibica per me. Per il mio giorno. Come me l’ha comunicato? Su Skype, con lo sfondo di un cartellone stile Gianluca Vacchi, con scritto: #solocosebelle.

Augurandovi il meglio e tanti Cfu, vi saluto con effetto.

Davide

 

 

 

Come vivere al meglio il periodo universitario

Ciao ragazzi,

mi prendo una piccola pausa dallo studio per parlare un po’ con voi e, se me lo permettete, per dare qualche suggerimento, ormai da veterano, ai nuovi arrivati e a tutti coloro che stanno vivendo già da un po’ la vita universitaria.

Qualche giorno fa, chiacchierando con dei compagni di corso, ho notato che molti di loro, durante questi anni di studio, hanno vissuto il percorso universitario unicamente sotto il profilo della didattica, senza  entrare davvero nel vivo e partecipare ad alcuna attività extradidattica. Mi sembra davvero un peccato. Personalmente ho avuto l’occasione di andare a degli eventi, sia organizzati dall’università sia esterni ma dedicati agli universitari  e sono stati una grande opportunità, non solo perché interessanti o divertenti ma perché mi hanno permesso di conoscere molte persone, tra le quali quelli che oggi considero come i miei più grandi amici. Partecipare attivamente mi fa sentire parte del sistema e un vero cittadino veronese. È proprio questo il consiglio che mi sento di dare a tutti voi che state leggendo: non lasciate che il vostro percorso sia legato unicamente alle lezioni e agli esami, perché rischiereste, una volta terminato, di non esservi goduti quella che può diventare una bellissima esperienza, un bagaglio personale importante.

Proprio come per TEDx (qui potete trovare le recensioni di Davide e Francesca), ci tengo a rendervi partecipi di un altro evento che si terrà la prossima settimana in ateneo: l’UniVerò – il festival dell’orientamento al lavoro! È il terzo anno che viene proposta questa iniziativa, che quest’anno sarà dal 24 al 26 ottobre, durante la quale tutti gli studenti potranno ascoltare le testimonianze di importanti ospiti, di aziende leader, a livello nazionale e internazionale, dei settori del turismo, dell’economia, della finanza, del volontariato e della cultura. Al termine delle presentazioni ci sarà anche la possibilità di scambiare qualche parola con i rappresentanti delle aziende e lasciare il curriculum, come un vero e proprio recruiting day.

Tra gli ospiti, giusto per non lasciarvi sulle spine, ci saranno:  Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione italiana calciatori; Umberto Tossini, HR Manager di Lamborghini, Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore; Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino e… rullo di tamburi…Matilda De Angelis, attrice e vincitrice di diversi premi per il suo ultimo film, “Veloce come il vento”, al fianco di Stefano Accorsi, e Luca Rosini, ex inviato di Anno Zero, Piazza Pulita e Virus, ora conduttore in seconda serata su Rai2, che dialogheranno di cinema e documentari.

Qui potete trovare il sito con tutte le informazioni specifiche, non perdetevi questa occasione!

Se siete a conoscenza di eventi importanti che potrebbero interessare il mondo studentesco non esitate a comunicarceli. Condividiamo e facciamo rete per vivere al meglio l’università!

Davide | Univrtellers